Una vicenda inquietante raccontata dagli stessi avvocati difensori del gestore dei locali chiusi dalla polizia perché legati alla criminalità (secondo il provvedimento). Si tratta dell’applicazione del d.P.R. n. 616 del 1977 che prevede che il comune informi il Prefetto dell’adozione del provvedimento del rilascio delle licenze. La risposta della Prefettura è stata immediata e, in virtù di queste valutazioni, il comune di Avellino adottava il provvedimento. Si parlava di "grave pericolo per l’ordine e la sicurezza pubblica". Le indagini delle forze dell'ordine riferiscono che i titolari sono ritenuti persone vicine agli affiliati del Nuovo Clan Partenio. “Niente di tutto ciò - sostengono gli avvocati - anzi, stiamo cercando ancora di fare accesso agli atti e soprattutto di avere tra le mani il provvedimento che ci indichi chiaramente la vicinanza della nostra cliente con i clan locali”.
Gli avvocati Giuseppe Di Gaeta e Gerardo Santamaria, dal giorno della sospensione delle attività, cercano la documentazione anche per un eventuale ricorso avverso l’ordinanza. In questo frangente è giunta al loro indirizzo una missiva anonima dal contenuto minaccioso. La lettera “invita” i due avvocati a rinunciare ad andare avanti con ricorsi. Un messaggio chiaro che ha preoccupato non poco i due penalisti avellinesi, pronti alla denuncia.