Avellino. Aste ok, le minacce alla testimone: "Lasciate casa o vi ammazzo tutti"

Nuova udienza del processo sulle turbative d'asta nell'aula bunker del tribunale di Napoli

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Il racconto choc della vittima: mi dissero che avrei dovuto lasciare casa mia, altrimenti avrebbero ucciso me e i miei figli

Avellino.  

“Livia Forte e Armando Aprile sono venuti a casa mia come rappresentanti di due società immobiliari che si occupano di gestire i vari acquirenti. Sono venuti per dirmi che c'erano persone interessate a visionare l'immobile. Livia Forte mi ha rimproverata: ma come non mi hai chiamata? Perché? Tutti ad Avellino sanno quello che faccio. Ad Avellino tutti sanno che chi si vuole comprare una casa all'asta si deve rivolgere solo a me. Mi disse che, ad Avellino, tutti tremano quando lei è interessata a un immobile. Mi disse che dovevo dirle i nomi delle persone interessate così, lei e i suoi soci, me l’avrebbero tenute lontane”.

Sono le parole della donna che questa mattina nell’aula bunker del Tribunale di Napoli è stata ascoltata dal collegio avellinese presieduto dal giudice Roberto Melone. Una testimonianza lunga, complicata e toccante. Il racconto di una donna in difficoltà, che si vede portata via la propria casa, impaurita dalla situazione che stava vivendo in quel momento, una donna che a un certo punto aveva capito di essere in una situazione pericolosa, tanto che racconta dell’incontro da “It’s Ok” dopo che il nipote di Livia Forte, era riuscito a entrare in possesso dell’immobile all’asta: “Mi sentii dire che quella non era più casa mia. Io risposi con un tono deciso, dicendo che avrei denunciato tutti. Lui, che era in compagnia di altre due persone, diede due forti pugni al mio compagno, rompendogli anche il naso. Spaccarono anche uno sgabello in testa al mio compagno. Io cercai di bloccarli ma fui colpita anche io. Mi disse che avrei dovuto lasciare casa mia, altrimenti avrebbe ucciso me e i miei figli. Che ci avrebbe lasciati morti a terra. Io guardavo il mio compagno, che era in una pozza di sangue. Uno di loro disse che sarebbe andato in macchina a prendere la pistola e, quando quest’ultimo si è diretto verso la macchina, siamo scappati nascondendoci dietro a un cassonetto dell’immondizia. Ero terrorizzata, non ho fatto uscire mio figlio per mesi”.

Sulla escussione della donna è stata avanzata un’eccezione di merito in relazione a questo episodio di violenza, essendo anche lei imputata per questi fatti in un procedimento pendente dinanzi al Tribunale di Avellino, con le accuse di rissa e lesioni. Gli avvocati Gaetano Aufiero e Alberico Villani hanno chiesto e ottenuto, infatti, l’inammissibilità della testimonianza e anche il rinvio, perché venga ascoltata non più come teste ma come imputata nell’altro procedimento.

Durante la prossima udienza, fissata al 24 giugno, saranno ascoltati altri quattro testimoni.

Il processo è nato dall'inchiesta "Aste ok" del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Avellino e il Nucleo Pef delle Fiamme Gialle di Napoli che hanno indagato su questo nuovo filone di illeciti che vede protagonista il Clan Partenio.

L’indagine ha portato all'imputazione di 22 persone con l’accusa, a vario titolo, di associazione finalizzata alla turbativa delle aste fallimentari presso il Tribunale di Avellino, alla tentata estorsione e all’intestazione fittizia di beni.