Quello che sta accadendo nel Vallo di Lauro dimostra – purtroppo – un assunto: laddove il sistema camorra si è mescolato per decenni con la parte sana del tessuto sociale è davvero difficile estirparlo. Cambiano i boss, gli equilibri del potere criminale, addirittura le “famiglie”, ma tutto resta com'era. Quasi immutabile. Lo dimostra l'appello di Antonio Bossone, sindaco di Lauro. Un amministratore “storico”, che ha vissuto da protagonista della vita politica lauretana tante e difficili fasi della interminabile guerra di camorra innescata dai clan quindicesi. Le sue parole, “Non lasciateci soli”, non sono diverse da quelle pronunciate una decina di anni fa. Evidentemente il clima non è cambiato, e neppure le pressioni. Anche se i capi storici delle organizzazioni criminali di quel territorio sono dietro le sbarre.
Nel mirino ci sono sempre i soldi. Sotto forma di appalti. Da gestire in prima persona o con ditte amiche, evidentemente. E allora si torna a sparare. Intimidazioni vecchio stile. I colpi di fucile esplosi nel cantiere dove si stanno abbattendo le vecchie scuole, a duecento metri dalla sede del commissariato di polizia, sono un segnale chiaro.
La presidente del Pd irpino, la quindicese Roberta Santaniello, sostiene e con forza che il Vallo non è solo camorra. Ne siamo convinti. Una certezza che deriva anche dalla conoscenza di quei territori e della sua gente. Non abbiamo mai pensato che Quindici, Lauro e i paesi vicini fossero solo camorra. Anzi. Abbiamo vissuto diverse “primavere” di speranza. Ma in quel territorio – come altrove, naturalmente – la radice del male c'è ancora. E lascia germogliare proiettili e minacce.
Per questo riteniamo sia importante raccogliere l'appello di Bossone. Non lasciateli soli.
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