Irpinia, cellulari entrano in carcere grazie ai bambini

Insospettabili corrieri, spesso inconsapevoli. Sequestro nel carcere di Ariano Irpino.

L'allarme del Sappe: «Servono più investimenti per rendere maggiormente sicuri i penitenziari e agevolare il lavoro degli agenti».

Ariano Irpino.  

 

di Andrea Fantucchio 

Smartphone fatti entrare in carcere grazie a dei bambini. Insospettabili corrieri, spesso inconsapevoli. Accade ad Ariano, in Irpinia. Gli agenti penitenziari hanno trovato, nei pantaloncini di un bambino, un involucro che conteneva due cellulari. Il ragazzino era stato accompagnato da un familiare per parlare con il padre, detenuto napoletano. Già “famoso” nel penitenziario perché aveva tentato di far entrare della droga in carcere, facendola nascondere nel pannolino di un altro figlio.

Il segretario nazionale per la Campania del Sappe, Emilio Fattorello, scrive: «Ci congratuliamo con il personale di Ariano. Gli apparecchi sequestrati erano perfettamente funzionanti. Al Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria rinnoviamo la richiesta di interventi concreti come, ad esempio, la dotazione ai Reparti di Polizia Penitenziaria di adeguata strumentazione tecnologica per contrastare l'indebito uso di telefoni cellulari da parte dei detenuti nei penitenziari italiani".

"Il rinvenimento è avvenuto - gli fa eco Donato Capece, Segretario Generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, - grazie all'attenzione, allo scrupolo e alla professionalità di Personale di Polizia Penitenziaria in servizio ad Ariano Irpino, al quale va il nostro apprezzamento” .Capece ricorda anche come "sulla questione relativa all'utilizzo abusivo di telefoni cellulari e di altra strumentazione tecnologica, che può permettere comunicazioni non consentite, è ormai indifferibile adottare tutti quegli interventi che mettano in grado la Polizia Penitenziaria di contrastare la rapida innovazione tecnologica e la continua miniaturizzazione degli apparecchi, che risultano sempre meno rilevabili con i normali strumenti di controllo".

Un episodio che riaccende l'attenzione sulla necessità di fondi per finanziare interventi di istallazione di apparecchi elettronici, oltre ai metal detector, per “schermare” l'ingresso di oggetti non consentiti in carcere.