di Andrea Fantucchio
La droga partiva da Caivano e arrivava in Irpinia. A Luogosano, paese sul fiume Calore noto per l'ottimo olio, che si era trasformato in un market di hashish, marijuana, crack e cocaina. L'offerta incrociava ogni tipo di domanda, un mercato che inglobava molti giovanissimi. E che oggi è stato spezzato. Sono finite in manette tre persone, raggiunte da un'ordinanza di custodia cautelare richiesta dalla Procura di Benevento e concessa dal gip.
Come si sono svolte le indagini
Gli inquirenti sanniti, per le indagini, si sono avvalsi del nucleo operativo e Radiomobile della compagnia di Mirabella Eclano, agli ordini del capitano Domenico Signa. I carabinieri hanno raccolto, in tre mesi fra il 2017 e il 2018, decine di intercettazioni, testimonianze di compratori, oltre a eseguire svariati sequestri. Un'attività investigativa corroborata da numerosi appostamenti che hanno permesso di poter conoscere le modalità con i quali agivano i tre indagati. Sono stati arrestati un 35enne di Luogosano, e due pregiudicati napoletani, di 41 e 33 anni.
Come agiva la banda: ruoli e modalità
La droga partiva da Caivano, che ha sostituto da tempo Scampia nel ruolo di capitale del mercato degli stupefacenti. Un 33enne, per l'accusa, si occupava di fornire gli stupefacenti a un corriere. E curava i rapporti con i clienti e i fornitori. L'indagato ha alle spalle diversi precedenti per reati specifici. Così come il corriere, un 41enne: anche lui con un notevole curriculum criminale legato allo spaccio di droga. Proprio il presunto corriere, secondo quanto accertato dagli investigatori, veniva in Irpinia con auto sempre diverse. Anche il percorso era scelto con cura: tragitti differenti e viaggi che avvenivano ogni due tre settimane. Un'attenzione che spariva durante le telefonate coi presunti complici. Non c'era un linguaggio in codice, anzi, era tutto piuttosto esplicito.
Quelle telefonate decisive
«Mi porti un pacco da 50», «Sì mi serve un pezzo di quello buono». Poi la droga partiva. L'appuntamento non veniva mai fissato al cellulare. Il corriere era chiaro: «Quando arrivo là mi faccio sentire io». E “là”, per citare l'intercettato, si faceva trovare un 35enne del posto. E' lui che per gli investigatori si sarebbe occupato di smerciare la roba. Gli scambi avvenivano sempre a Luogosano, in posti differenti. Tutto durava pochi minuti. Ma ai carabinieri sono bastati tre mesi per avere una lunga lista di presunti acquirenti. I compratori, interrogati, non hanno fatto troppa resistenza: «Sì, la droga la compravamo da lui. Cosa rischiamo adesso?». Qualcuno è stato anche segnalato alla Prefettura. Come quei due ragazzi che a novembre del 2017 erano stati fermati con addosso della marijuana.
Un sequestro importante a gennaio
Il presunto pusher irpino ha avuto appena il tempo di festeggiare Capodanno. Il 4 gennaio, infatti, i carabinieri di Mirabella lo hanno arrestato. Durante una perquisizione domiciliare i militari avevano sequestrato 30 grammi di cocaina, 100 di crack e un panetto di hashish. L'indagato era finito ai domiciliari, su disposizione del sostituto procuratore presso il Tribunale di Benevento, Maria Amalia Capitanio. Con quell'ultimo blitz gli uomini di Signa avevano tutti gli elementi che cercavano. Un fascicolo di decine di pagine finito sulla scrivania del Procuratore. E poi dritto nell'ufficio del gip con la richiesta di arresto che è stata accordata. Nei prossimi giorni gli indagati saranno interrogati dal giudice per le indagini preliminari.
La droga resta un'emergenza sociale in Irpinia
L'operazione che ha portato agli arresti è stata eseguita quasi in concomitanza con un'altra inchiesta condotta dai carabinieri di Mirabella Eclano. I militari, a fine dicembre dello scorso anno, avevano sgominato una banda di pusher che aveva come base operativa Altavilla Irpina. Dei quattro indagati, tre sono poi stati condannati in primo grado con pene da un anno e mezzo a tre anni. Operazioni che hanno contribuito a riaccendere l'attenzione collettiva sul fenomeno dello spaccio di droga, purtroppo sempre presente in Irpinia. Terra che risente anche delle influenze delle associazioni criminali del napoletano e del foggiano. Ne ha parlato anche il procuratore capo di Avellino, Rosario Cantelmo, che ha descritto «gli stupefacenti come un'emergenza sociale in Irpinia. Terra attraversata, purtroppo, da un fiume di droga». Un allarme raccolto anche dal comandante dell'Arma irpina, il colonnello Massimo Cagnazzo, che ha disposto: «Maggiori controlli fra tutte le 68 stazioni del territorio contro il fenomeno dello spaccio».