Carmelina, di corsa contro il cancro: «Serve coraggio e forza»

La storia di Carmelina Di Grezia, una delle veterane volontarie, vicepresidente Amdos Mercogliano

«Ero sempre di corsa. Ogni domenica con mio marito guardavo Montevergine, il Santuario e volevo salire, andare avanti. A piedi. Ancora oggi quando salgo e penso a Mamma Schiavona prego per tutte le donne. Possono farcela. Siamo guerriere forti»

Mercogliano.  

 

 

di Simonetta Ieppariello

 

Una vita tutta in salita. Di corsa. Lavoro, impegni, famiglia e tanto stress. Poi la svolta. Una notizia nuova, inaspettata e soprattutto bella: sua figlia sta bene dopo 14 anni di interventi e cure al nord.

«Fu un momento stupendo ma durò davvero poco. Avevo 41 anni, e, mi chiedevo se era l’età giusta per  iniziare a fare dei controlli. Senza esitare iniziai da quelli al seno. Effettuai una mammografia, ma in cuor mio sapevo che qualcosa non andava bene. In dieci giorni la mia vita cambiò radicalmente». Carmelina Di Grezia è una donna caparbia, ostinata e concreta. Decide di fare comunque anche un  ecografia. 

«Dopo i risultati mi trovai dal dottore Carlo Iannace, che predispose il mio intervento in pochissimo tempo. Fui sottoposta ad una quadriectomia per poi procedere con cicli di chemio e radio. E’ stato tutto molto duro, ma oggi sorrido se penso a come ho affrontato la mia battaglia». 

Carmelina è la vicepresidente dell’Amdos di Mercogliano. Lei è una delle veterane della rete. «Ho un carattere particolare , schivo, a volte ruvido per chi non mi conosce. Devo ammetterlo l’associazione mi ha fatto bene anche perchè ha smussato dei lati troppo duri del mio carattere. Ho imparato a comunicare di più e a mettere in comune la mia esperienza, i miei trascorsi». Da sei anni anche Carmelina è parte attiva del progetto nobile di solidarietà ed impegno. Da sei anni c’è anche lei nelle domeniche della prevenzione e della salute. «Mi piace raccontare la mia storia. Credo davvero di essere cambiata in meglio dopo il mio personale calvario - spiega Carmelina -. Non ho mai smesso di lavorare. Anche quando facevo la chemio o la radioterapia. Quando mi sono ammalata io ad Avellino non c’era questa rete di informazione e si sapeva poco o nulla di prevenzione. Per la radio andavo a Benevento. L’intervento l’ho avuto al vecchio Moscati, dove non c’era breast unit. C’era solo lui il mio faro di salvezza e umanità, speranza e vicinanza:; il dottore Carlo Iannace». Ci sarà il senologo e consigliere regionale del Pd in capo alla marcia di domenica, quella rosa, delle donne operate al seno e cittadini sensibili al tema che cammineranno da Mercogliano al cuore di Avellino. «Ci saremo tutte perchè la camminata rappresenta un momento speciale di sintesi e racconto di un anno di risultati. Sono una delle veterane e sono la prova che il cancro al seno può essere sconfitto. Come può colpire chiunque può essere sconfitto». 

Non si è mai fermata Carmelina sempre di corsa a fare sport, lunghe passeggiate o a lavorare. «Ho sempre sperato e lavorato - precisa -, posso dire con certezza che nei momenti più brutti e dolorosi nonostante lo sforzo proprio il lavoro mi ha aiutato. Come madre credo di poter descrivere con certezza la sensazione che ci accomuna tutte: la paura di non farcela non per se stessa ma per i propri figli. Guardando dietro al tempo trascorso vedo una persona diversa. Oggi, sono maggiormente riflessiva. Apprezzo con maggiore consapevolezza e serenità ogni aspetto della mia vita».

Un messaggio chiaro, forte e deciso quello che Carmelina vuole affidare ad ogni donna che scopra di essersi ammalata: «Non bisogna abbattersi, piangersi addosso. Ogni donna è naturalmente predisposta a combattere. Sono una delle veterane, fidatevi, con forza e coraggio il cancro si può vincere. Con Paolina Sandullo abbiamo affrontato la sfida di costruire anche nella nostra Mercogliano un presidio Amdos. Mi auguro sia sempre un faro di luce e speranza per tutte le persone che si scoprono malate, che improvvisamente piombano nel baratro della paura». Ogni domenica c’è anche Carmelina ad accogliere donne perché si facciano visitare, guardare, esaminare. «Penso sempre a Mena di Cervinara. Una guerriera come noi. Mi ricorda il mio modo di affrontare il cancro. Ero sempre di corsa. Ogni domenica con mio marito che è un uomo unico e speciale. Insieme percorrevamo le mulattiere, guardavo Montevergine, il Santuario e volevo salire, andare avanti. Ancora oggi quando salgo e penso a Mamma Schiavona prego per tutte le donne e mi auguro che ognuna di loro trovi la stessa forza per farcela. Dentro se stessa. In fondo, siamo tutte guerriere».