Giornata di formazione e confronto organizzata dall’ordine dei psicologi della Campania in concomitanza con l’anniversario del terremoto dell’Irpinia In occasione del convegno saranno presentati i primi dati sul servizio di psicologia di base nel territorio dell'Asl di Avellino
I repentini cambiamenti climatici e il sensibile aumento di disastri naturali, che stanno colpendo l’Italia e le altre aree del mondo, hanno messo in luce anche il ruolo dello psicologo nel fronteggiare crisi e fratture individuali e collettive. Sarà questo uno dei temi al centro del convegno organizzato dall’ordine degli Psicologi della Campania nell’ambito del ciclo di eventi per il 35esimo anniversario della legge 56/89 sull’ordinamento della professione.
La giornata di formazione, dal titolo ‘E se a tremare non fosse Gea? Trasformazioni e processi di cura’, si terrà all’Hotel de la ville di Avellino (via Palatucci 20) sabato 23 novembre, in concomitanza con l’anniversario del terremoto dell’Irpinia del 1980.
La giornata si aprirà con i saluti istituzionali, affidati al presidente della commissione regionale Sanità, Enzo Alaia; al direttore generale dell’Asl di Avellino, Mario Ferrante al direttore generale dell’azienda ospedaliera ‘Moscati’, Renato Pizzuti e al sindaco di Avellino Laura Nargi. A introdurre la giornata di lavoro il presidente dell'ordine degli psicologi della Campania, Armando Cozzuto, con la moderazione affidata alla consigliera Segretario Laura Russo e al consigliere Attilio Ventola.
Gea, la Madre Terra nella mitologia greca, rappresenta simbolicamente il fondamento della psiche, una stabilità primordiale che, tuttavia, non è immune alle scosse.
Attraverso l’esplorazione di diversi ambiti, saranno evidenziate le potenzialità di trasformazione che emergono nelle prime fasi di ascolto e accoglienza, nei percorsi terapeutici individuali e di gruppo e nell'approccio alla complessa classificazione del trauma. Attraverso gli interventi dei relatori si invita quindi a ripensare il concetto di catastrofe, non intesa come una frattura definitiva, ma come l’inizio di un possibile processo di trasformazione. Una prospettiva che amplia la comprensione dei processi terapeutici, considerando la crisi non solo come una faglia, ma anche come un terreno fertile per la crescita e il cambiamento.