Produrre vino senza chimica è possibile: ecco l'agricoltura biodinamica

“Partenio diVino”, innovativo progetto coordinato da Projenia e realizzato dall'azienda Vallisassoli

produrre vino senza chimica e possibile ecco l agricoltura biodinamica
San Martino Valle Caudina.  

L’agricoltura biodinamica nel contesto della produzione di vino, ovvero i vigneti come parte di un ecosistema più ampio, dove il suolo, le piante, gli animali e l’ambiente sono interconnessi e influenzano reciprocamente la qualità del vino prodotto.

Di questo e tanto altro, con esempi pratici e primi risultati, si è parlato questo pomeriggio a San Martino Valle Caudina, dove si è svolto il workshop del progetto “Partenio diVino” (Misura 16.1.1. Az. 2 del PSR Campania 2014/2020 del Gal Partenio ) coordinato dalla società di consulenza Projenia SCS, di Luca Mauriello che vede come azienda agricola capofila la “Vallisassoli” di Paolo Clemente.

“Evento finale per presentare e diffondere i risultati del protocollo chemical free attuato dall'azienda Vallisassoli applicato all'agricoltura biodinamica. Il progetto – ha spiegato Mauriello - è quello di far in modo che l'uva e i vigneti possano crescere in maniera totalmente naturale. Una metodica che ha già restituito risultati tangibili – ha rimarcato ancora il numero uno della Projenia - visto che il vino dell'azienda Vallissassoli ha ottenuto risultati importanti a livello nazionale. La strategia fondamentale per piccole aziende è quello di far in modo di produrre un vino di qualità”.

Durante il convegno è stato Maurizio De Simone, direttore scientifico del progetto: “Abbiamo recuperato tutto quello che facevano i nostri antenati. Forte è stato il confronto con persone che hanno visto i genitori o i nonni mettere in pratica processi naturali che oggi abbiamo ripristinato. Processi che rispettano e ripristinano sia vegetale che microbiologico dei suoli dove va ricordato vivono microorganismi che vivono nel terreno e contribuiscono in maniera importante nella trasformazione delle sostanze di cui si nutrono le piante. Obiettivo finale di questo tipo di agricoltura è anche la coltura promiscua che deve sostituire quella singola, ovvero di un'unica varietà”.

Un momento propulsivo per diffondere nel territorio del Partenio una cultura ancestrale che mira a preservare e ripristinare la fertilità dei suoli ed a valorizzare l’ecosistema. Un progetto sposato appieno dal Gal Partenio. “Innovazione del territorio grazie alle imprese presenti sul territorio e grazie al progetto del dottore Mauriello – ha rimarcato Palerio Abate, consigliere di amministrazione del Gal Partenio -. Il nostro è un territorio complesso e serve uno sforzo importante come questo progetto per recuperare le imprese agricole ed il Gal è vicino alle imprese”.

Protagonista, coraggioso ed ottimista del progetto è certamente Paolo Clemente proprietario dell'azienda agricola Vallisassoli, capofila del progetto: “Parto con la mia azienda nel 2013 con una gestione prima con una gestione biologica per poi passare a coltivare con l'utilizzo della biodinamica di un vecchio vigneto che ho deciso di recuperare grazie al progetto fatto con il Gal con l'utilizzo di un prodotto alternativo alla solforosa da mettere nel vino, utilizzando un estratto della vinacciolo dell'uva stessa”.

Una sfida che Paolo ha voluto accettare non senza sforzi “a partire dalla formazione fino ad arrivare ad una maggiore dedizione al vigneto con più ore di lavoro con un solo biettivo: eliminare la chimica dalla produzione del vino”.

A fare gli onori di casa, nella splendida cornice del Palazzo Ducale è stato il sindaco di San Martino Valle Caudina, Pasquale Pisano: “Un convegno importante per il territorio per valorizzare una cantina importante che attua l'agricoltura biodinamica che è unica innovativa e rara che mette insieme passato e futuro dell'agricoltura”.

Presente al convegno anche Francesco Cantini, dell'Agricola Piombaia, cantina biodinamica di Montalcino, in provincia di Siena: “Un'agricoltura rigenerativa che cura il suolo che è un qualcosa di vivo e va protetto, curato. Oggi per fortuna c'è anche la moda che spinge questo tipo di agricoltura. Questo atteggiamento fa bene a tutti: al suolo, al terreno, all'ambiente e a noi”.