Studio sul diabete del tipo 2 nel soggetto giovane: così si perdono anni di vita

Ecco perché è importante una diagnosi precoce

studio sul diabete del tipo 2 nel soggetto giovane cosi si perdono anni di vita

Commento dello studio “Many years of life lost to young-onset type 2 diabetes”. Duncan BB, Schmidt MI. Lancet Diabetes Endocrinol 2023

Avellino.  

Attilio Spidalieri*

Gli anni di vita perduti a causa del diabete sono un problema che riceve un’attenzione crescente che include le politiche di prevenzione e di cura. Questo studio riguarda 23 milioni di persone residenti in paesi ad alto reddito. I diabetici presentano una perdita di speranza di vita compresa tra i 2,5 e i 12,9 anni sulla durata di vita, come lo dimostrano molte popolazioni a reddito elevato (dati disponibili per 1.515.718 partecipanti estrapolati da 97 coorti partecipanti della Biobank UK).

Lo studio dimostra che la perdita di anni di vita è notevolmente più importante nelle persone alle quali il diabete del tipo 2 è stato diagnosticato in giovane età rispetto a quelle più anziane.

Per gli Stati Uniti il gruppo ha stimato una perdita media di 6 anni di vita negli uomini diagnosticati diabetici all’età di 50 anni, e di 14 anni per quelli diagnosticati all’età di 30 anni. Nelle donne invece la perdita di anni di vita è più uniforme secondo le età di cui prima. Questi risultati sono preoccupanti dato che la comparsa precoce del diabete del tipo 2 diventa sempre più comune.

La Federazione Internazionale del Diabete (IDF) stima che il 16% dei casi di diabete del tipo 2 è stato diagnosticato in persone di meno di 40 anni. Altri studi suggeriscono che questo percento potrebbe aumentare rapidamente. Sorprendentemente, le cause più importanti di mortalità nel diabete del tipo 2 a inizio precoce ritrovate in questo studio non erano né cardiovascolari né neoplastiche.

In realtà la riduzione della speranza di vita era principalmente dovuta ad altre cause, come disturbi del sistema respiratorio, di quello digestivo e di quello nervoso. Presenti anche le malattie infettive e renali. Naturalmente questa situazione non deve far trascurare la prevenzione delle malattie cardiovascolari. Clinicamente uno sforzo rinforzato sul controllo glicemico potrebbe essere necessario per minimizzare questi decessi dovuti alle complicazioni cardiovascolari e non cardiovascolari. Un’altra questione centrale è di sapere in quale misura questi risultati riflettono la situazione della popolazione mondiale, dato che coloro che vivono in regioni a basso reddito sono responsabili del 94% dell’aumento della prevalenza nel mondo, fino al 2045, del diabete del tipo 2.

*Medico - Endocrinologo