Dolce Vita, la Cassazione sul sequestro di denaro a Festa: ricorso infondato

I giudici della Suprema Corte hanno rigettato il ricorso presentato dal procuratore Airoma

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Avellino.  

di Paola Iandolo 

"L’omessa motivazione sul periculum e assenza di prova del profitto del reato". Su questi due motivi si fonda l'ordinanza emessa dalla Corte di Cassazione di Roma con la quale è stato ritenuto infondato il ricorso presentato dalla Procura contro l'annullamento dei sequestri disposti per l’ex sindaco Gianluca Festa e per l’imprenditore Marcello Costantino. Per Festa si tratta del secondo sequestro eseguito, ma resta ancora in piedi il terzo,che alla luce di questa ordinanza, potrebbe essere impugnato dall'avvocato Luigi Petrillo.

La ricostruzione

Il Tribunale di Avellino aveva annullato il decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca emesso nei confronti dell’imprenditore Marcello Costantino, difeso dall’avvocato Domenico Carchia, e dell’ex sindaco di Avellino Gianluca Festa per più fatti di corruzione nell’ambito di alcune procedure di appalto in seguito alla seconda ordinanza di custodia cautelare emessa nel luglio del 2024.La Procura aveva impugnato il provvedimento, ritenendo che la norma “dovrebbe interpretarsi nel senso della obbligatorietà della confisca, anche a carico del corruttore, di beni di valore quantomeno corrispondente al denaro o alle altre utilità promesse, vale a dire al prezzo del reato”. Per i giudici della VI Sezione Penale della Cassazione il ricorso è infondato poiché: “per confiscare in via diretta o per equivalente è necessario che il prezzo o il profitto del reato esistano e siano stati conseguiti".