La scienza e la ricerca: come fare attenzione alle fake news

Non bisogna fare confusione tra scienza e ricerca, altrimenti si diffondono le fake news

la scienza e la ricerca come fare attenzione alle fake news
Avellino.  

La scienza non è la ricerca, e quando le frontiere si confondono, la gente è perplessa, e le “fake news” guadagnano terreno. La tendenza ad avere un parere su tutto, e a diffonderlo, guadagna terreno.

Si diffonde l’idea che la scienza sarebbe una credenza come un’altra: essa sarebbe una specie di Chiesa che emette pubblicazioni, come i papi emettono le bolle, che i non credenti potrebbero contestare o commentare in modo pungente. Si mette così in moto una sorta di populismo scientifico, o piuttosto di demagogismo cognitivo, caratterizzato dalla proposizione di punti di vista intuitivi o puramente soggettivi, con argomentazioni succinte e tono perentorio su qualunque soggetto peraltro complesso. In questo contesto coloro che gridano più forte, si esibiscono maggiormente o posseggono un’ipertrofia dell’ego, vengono premiati.

Non esiste una definizione precisa della scienza, dato che la scienza non è unica. Esistono le scienze, che sono differenti per i loro oggetti, i loro mezzi, e le loro metodologie. Comunque, che si tratti della fisica, della biologia, della medicina, o della sociologia, tutte rispondono alla caratteristica enunciata da filosofo austriaco Karl Popper (1902-1994): esse progrediscono con l’organizzazione collettiva delle controversie scientifiche. In altre parole esse non sono un affare di proclami individuali, ma progrediscono per mezzo della “cooperazione amicalmente ostile dei cittadini della comunità scientifica”.

Per essere definito “scientifico”, un risultato deve innanzitutto essere passato (prima di apparire su Twitter) sotto le forche caudine dei Pari, il che provoca delle discussioni e delle dispute omeriche che possono durare per molto tempo.

Certo, ciò non mette al sicuro da eventuali errori più o meno persistenti, dato che gli scienziati sono comunque incapaci di emanciparsi dalla condizione umana: essi possono sbagliare, non essere obbiettivi, essere influenzati da devianze (culturali, filosofiche, ideologiche), imbrogliare, mentire, anche delirare. Ma è grazie a questa prova preliminare, e non per una cura di disinteressamento personalizzato imposto, che la scienza può finalmente pretendere di aver parlato, in modo più o meno chiaro, di uno “scopo del reale”. L’obbiettività della scienza non è dunque mai spontanea, né viene fuori dall’obbiettività individuale degli scienziati: essa è sempre il risultato di un lento lavoro collettivo mirato a rendere obbiettivi i risultati.

Contrariamente allo spettacolo dato durante la pandemia di Covid-19, un ricercatore è dunque qualcuno che, esprimendosi pubblicamente, dovrebbe dire: “noi sappiamo che…e noi ci chiediamo se…”. La prima parte della frase riguarda le scienze, la seconda la ricerca. Le scienze e la ricerca sono due cose differenti, anche se, di certo, esse non sono estranee l’una all’altra. Le scienze rappresentano delle conoscenze messe alla prova da argomenti scientifici validi, per esempio: la Terra è rotonda, l’atomo esiste, l’universo è in espansione, le specie animali evolvono, etc. Ma queste conoscenze, dal fatto di essere incomplete, pongono delle domande le cui risposte non sono ancora conosciute: perché l’antimateria, presente nell’universo primordiale, è sparita nell’universo attuale? Esiste una vita extraterrestre? Esiste un’energia nera? Rispondere a queste domande, allo stato senza risposta, è lo scopo della ricerca. Per natura la ricerca deve vedersela con il dubbio (dubbio sempre molto particolare), mentre le scienze sono costituite da acquisizioni difficili da rimettere in discussione senza argomenti solidi. Quando questa distinzione non viene fatta, l’immagine delle scienze, abusivamente confuse con la ricerca, si confonde e si degrada. Si ha l’impressione di una baruffa permanente tra esperti che non raggiungono mai un accordo.

Le scienze e la ricerca danno inoltre l’impressione di essere in preda ad un eccesso di modestia e ad un eccesso di arroganza con un rapporto con la verità contraddittorio. Il tutto alla fine può essere difficile da capire.

L'autore è Medico - Endocrinologo