Dalle lacrime al Partenio al trionfo del Maradona: il miracolo di De Laurentiis

33 anni dopo il Napoli gioisce per lo scudetto ma non bisogna dimenticare il passato

dalle lacrime al partenio al trionfo del maradona il miracolo di de laurentiis

Oggi Dela può prendersi la sua rivincita. Se la merita. La Filmauro può dare alla luce la nuova pellicola: la Napoli del pallone "Ricomincia... da 3".

Avellino.  

Da "Non ci resta che piangere" a "Ricomincio da 3". E' racchiuso in questi due titoli dei film di Massimo Troisi il ciclo fantastico di Aurelio De Laurentiis, passato dalla polvere al trionfo in poco meno di vent'anni, riuscendo a dare dignità e autorevolezza al calcio Napoli, un club devastato da gestioni allegre e fallimentari alla fine degli anni Novanta. 33 anni dopo Napoli può di nuovo fregiarsi del tricolore, ma non bisogna mai dimenticare da dove questa società è partita, negli anni in cui il "re" del cinema si tuffò nel mondo del pallone, chiedendo a Pierpaolo Marino di disegnare un sogno per dare vita a un'avventurosa rinascita, ripartendo dalla serie C.

Sono passati 18 anni da quando sul prato del "Partenio" di Avellino i tifosi irpini ubriachi di gioia esponevano uno striscione che forse al patron azzurro e all'amico Pierpaolo farà ancora male. De Laurentiis e Marino immortalati in foto come protagonisti dell'ultimo film: "Lacrime napoletane", produzione, ovviamente, Filmauro. Della serie: "Non ci resta che piangere". Davide aveva appena sconfitto Golia. Era finita 2-1 per l'Avellino: finale play off di C, ultimo confronto tra i due club. Anno 2005. Nemmeno il gol di uno come El Pampa Sosa era servito. Biancolino, bomber girovago di Capodichino e il casertano Moretti avevano firmato l'incredibile vittoria sul Napoli di Reja, uno squadrone che s'era arreso sul campo al coraggio e alla grinta di un manipolo di combattenti guidati dal ritrovato Francesco Oddo, il prof di educazione fisica su cui proprio Pierpaolo Marino, 15 anni prima, aveva scommesso ad Avellino aprendogli l'orizzonte ad una luminosa carriera da allenatore.

Per il Napoli di Montervino e Calaiò l'amarezza di dover ricominciare tutto d'accapo. Una beffa per Aurelio De Laurentiis, quasi imbarazzato per le sue origini irpine: il nonno era di Torella dei Lombardi, il paese di Sergio Leone. Il tempo poi ha rimesso le cose a posto. L'Avellino è scivolato nel limbo del calcio, non è più la provinciale di lusso protagoniosta di una leggenda per dieci anni consecutivi in serie A: ormai il club è stato mortificato da gestioni societarie sconcertanti, anche se ai tempi della serie A persino per uno come Diego Maradona "El Clasico", ossia il vero derby della Campania, era solo uno: Napoli-Avellino. Oggi, per ovvi motivi, la rivalità è alimentata solo con la Salernitana. De Laurentiis, dunque, può godersi il trionfo, guardando soprattutto a quello che è stato il passato. Nemmeno i tifosi dovrebbero dimenticarlo. Ma il calcio è così. All'inizio della stagione il presidente veniva crocifisso perché aveva demolito in poco tempo tutti i miti dei tifosi azzurri: prima Hamsik poi Insigne, Koulibaly e persino "Ciro" Mertens. Oggi Dela può prendersi la sua rivincita. Se la merita. La Filmauro può dare alla luce la nuova pellicola per celebrare lo scudetto, il terzo della storia degli azzurri: la Napoli del pallone "Ricomincia... da 3".