Mastroberardino, lettera aperta. Controcorrente, ovvero: chi di spada ferisce...

L'imprenditore del vino svela i retroscena di quando avvenuto al vertice della Camera di Commercio

mastroberardino lettera aperta controcorrente ovvero chi di spada ferisce

Dal professore Piero Mastroberardino riceviamo e pubblichiamo

Avellino.  

Della vicenda della Camera di Commercio Irpinia-Sannio un po’ si è letto, ma assai poco si è informata l’opinione pubblica.

Il pasticciaccio brutto degli antefatti e degli espedienti che hanno determinato lo scorso luglio l’elezione del presidente è stato ampiamente raccontato nelle mie precedenti lettere alla testata Ottopagine. Mi limito a riportare qui di seguito i link a beneficio dei distratti e degli assenti:

https://www.ottopagine.it/av/attualita/291782/consorzio-di-tutela-dei-vini-irpini-la-vita-quotidiana-come-rappresentazione.shtml

https://www.ottopagine.it/av/attualita/300193/dr-jekyll-mr-hyde-ovvero-di-urticanti-e-di-emollienti.shtml

https://www.ottopagine.it/av/attualita/300616/lettera-aperta-di-piero-mastroberardino-a-qualcuno-piace-bruno.shtml

In quanto testimone diretto o destinatario di informazioni di prima, seconda e terza mano, sento la responsabilità di far da Cicerone e accompagnare i cittadini irpini e sanniti dietro le quinte di scena, nei meandri che conducono sino ai camerini di attori e comparse.

Quello che oggi si direbbe il mainstream ha celebrato quell’esito come espressione di una sana coalizione scaturita dall’aggregazione delle migliori forze produttive, e così ha provato a fare anche in merito alla recentissima elezione della giunta.

Vorrei dunque fornire alcune pillole di geopolitica del mondo associativo delle aree interne della Campania, che gira intorno alla rappresentanza camerale, per poi, tra le righe, comprendere lo stato dell’arte e lasciar spazio a previsioni su possibili sviluppi futuri.

Le grandi manovre di Confindustria Avellino sono ormai venute a galla: da un lato la condotta bipolare di Emilio De Vizia, presidente attuale, che – nella qualità di presidente dell’associazione industriale – firma a Benevento i documenti di sostegno alla candidatura Mastroberardino, e intanto cerca sponde da parti avverse per perseguire obiettivi opposti; dall’altro lato quella di Pino Bruno, past president, che costruisce la candidatura Mastroberardino, va personalmente a chiederne la disponibilità, la sostiene apparentemente mentre mina alla radice l’intero progetto per far emergere solo nel segreto dell’urna – omettendo persino di avanzare la sua candidatura – una maggioranza in suo stesso favore mai prima palesatasi.

Il “sostegno esterno” (l’espressione è mutuata dal testo de Il Sannio Quotidiano del 20 luglio scorso che riporto più avanti) del sindaco di Benevento, Clemente Mastella, oltre ad emergere da mille testimonianze, è stato addirittura consacrato nelle pagine dei quotidiani beneventani, come già ricordato nelle mie scorse pubblicazioni:

a) ha ragionato sin dal principio secondo una logica di territori contrapposti, Benevento contro Avellino, senza farne peraltro mistero;

b) interpellato sulla mia candidatura ha obiettato in merito all’opportunità di sostenere un irpino;

c) poi ha stimolato l’aggregazione di una cordata sannita, che si è in effetti riunita prima delle elezioni di luglio ma non è riuscita a trovare punti di incontro;

d) ne è emerso un lavorio che ha fatto leva sui rapporti con alcuni consiglieri reputati “di rito mastelliano” (Annarita De Blasio, Giacomo Pucillo, solo per citare i casi più noti);

e) ha infine convogliato il suo sostegno in favore dell’ “amico” Pino Bruno, come ampiamente riportato dalle cronache.

La Gazzetta di Benevento, con toni stentorei da Istituto Luce, il 19 luglio scorso ha infatti titolato: “Il nuovo presidente della Camera di Commercio si è recato a casa Mastella. Il sindaco soddisfatto del risultato dopo il sostegno datogli”, dettagliando poi, nel corpo dell’articolo: “… nella mattinata, subito dopo la sua elezione, il nuovo presidente della Camera di Commercio Sannio-Irpinia, Pino Bruno, è stato a casa Mastella. L’incontro, ci hanno detto, è stato molto cordiale e Mastella si è mostrato particolarmente felice di questa elezione visto che l’ha sostenuta. Non ci sono riscontri a quanto i due si siano detti, ma è ragionevole pensare che si sia pensato anche alla elezione del vice presidente che dovrebbe spettare al Sannio”.

Qui il link: http://www.gazzettabenevento.it/Sito2009/dettagliocomunicato2.php?Id=151207 .

E, visto che “è ragionevole pensare” (sic!) che la discussione in merito alla nomina del vicepresidente della Camera di Commercio sia avvenuta, secondo il giornalista, tra Mastella e Bruno, lo stesso si spinge a pubblicare indiscrezioni, non so quanto fondate, sul nome della probabile vicepresidente, anch’ella annoverata dal giornale tra i mastelliani praticanti: “essa potrebbe essere Annarita De Blasio (…) recentemente nominata da Mastella (…) nel consiglio generale del Consorzio ASI”.

Il 20 luglio il Sannio Quotidiano soggiunge: “La carta Bruno, svelata in esclusiva da Il Sannio quotidiano già ad inizio luglio, è rimasta coperta durante le prime due votazioni. Questa frase, per inciso, disvela e testimonia la bipolarità prima evocata dei comportamenti dei vertici di Confindustria Avellino, De Vizia e Bruno.

E ancora, a seguire nel medesimo articolo:A Benevento per la candidatura di Bruno simpatizzava, naturalmente dall’esterno, anche il sindaco di Benevento Mastella. I mastelliani tifavano per lui in nome di una lunga amicizia e gli hanno garantito sostegno elettorale, come dimostra il sostegno a Bruno di Pucillo, ex presidente dell’Ordine degli Ingegneri, candidato con Mastella alle comunali e consigliere per le Professioni all’Ente camerale. Né è un segreto nemmeno che gli stessi ambienti vicini al mondo deluchiano gradivano la soluzione dell’ex presidente di Confindustria.”

Considerato l’obiettivo territoriale sin dal principio perseguito, ci si poteva dunque attendere che l’impegno che, secondo il giornalista, il politico profuse fosse in qualche modo ricompensato in termini di rappresentanza sannita. I piani successivamente ideati in combutta da Bruno e De Vizia paiono confermare tale ipotesi: i due misero a punto uno schema di composizione della giunta provando a portare gli “alleati” verso una soluzione congruente con quegli accordi, che contemplasse l’elezione di ben due consiglieri ritenuti “di rito mastelliano” (De Blasio di CNA BN e Amore di CIA; anche questa definizione di taglio liturgico è tratta dal quotidiano sannita che cantò il successo di Mastella nell’elezione di Bruno alla presidenza); ma, come più avanti sarà chiarito, il progetto è naufragato di fronte alle condotte divergenti degli “alleati”: Catauro (accreditato del controllo di ben 5 consiglieri), Cipriano (forte di due rappresentanti), Lastella (al quale vengono ricondotti altri 5 consiglieri).

All’esito di questa mirabile strategia politica il Sannio torna a casa con un quarto della rappresentanza, ovvero solo due membri di giunta su otto, e nessuno dei due rientra nella rosa di nomi cara al “sostenitore simpatizzante esterno” (condizione necessaria per ambire poi alla vicepresidenza), essendo entrambi i consiglieri espressione del gruppo facente parte a Unimpresa guidata da Ignazio Catauro (lo stesso Catauro e Rita De Luca).

La disfatta prende così forma plasticamente. Ad essa si aggiungono le manovre interne dei seguaci del sindaco, che a loro volta provano a ottenere un posto al sole con giochi su più tavoli che alla fine li portano, tristemente, ad insabbiarsi sull’arenile.

Ricostruiamo brevemente le diverse strategie riconducibili ai tre principali esponenti di quella cordata sannita, inquadrandole nella più ampia trama di rapporti intercorsi.

1. Il ponderoso capitolo che vede coinvolta “Annarita De Blasio”.

La De Blasio è direttrice della CNA di Benevento: sin dal primo momento dichiara la propria adesione al progetto Mastroberardino e ne sottoscrive il programma. Sin dal primo momento da più fonti la sua autonomia mi viene posta in dubbio, con l’argomentazione, al limite del pettegolezzo, di una sua soggezione al controllo di Mastella, al quale ella – si argomenta – deve la designazione, ancora attuale, nel CdA del Consorzio ASI di Benevento (come peraltro esplicitamente scrive La Gazzetta di Benevento del 19 luglio).

La De Blasio partecipa a tutti gli incontri di programmazione della coalizione Mastroberardino. Da più parti si è sostenuto che uno dei tre voti mancanti nell’urna all’atto della votazione per l’elezione del presidente fosse il suo. Ovviamente nessuno può affermarlo con certezza. Si può solo adottare un procedimento indiziario, ricostruendo i comportamenti e analizzandone gli effetti.

E allora – colpo di scena – giunge voce, poche ore prima dell’adunanza per l’elezione della giunta, della ricerca in favore della De Blasio di alcuni voti presso esponenti della cordata Mastroberardino. La richiesta appare strana, poiché non essendo la stessa mai stata candidata per la giunta, con i voti richiesti non potrebbe in ogni caso avere alcuna velleità, a meno che il piano non fosse giocato sui due tavoli, concordando cioè l’ottenimento di ulteriori preferenze da parte della cordata avversa, a sostegno di Bruno… Ed infatti la congettura trova conferma quando Confindustria Avellino, negli incontri preliminari alla votazione della giunta, fa emergere la sua posizione a sostegno delle candidate Carmen Verderosa di Confindustria Avellino e – udite udite – Annarita De Blasio di CNA Benevento, che nulla – all’apparenza – riconduceva a quello schieramento.

La posizione dell’associazione industriale irpina dovette necessariamente essere oggetto di negoziato con i propri alleati, altrimenti tali voti sarebbero risultati insufficienti e sprecati, e dunque – per il gioco dei criteri elettivi – addirittura dannosi in quanto favorevoli ai candidati avversari. Si può così ipotizzare – come poi emergerà – che si aprì una trattativa in cui Bruno tentò di ottenere dai suoi alleati di convogliare alcune preferenze sulle due suddette rappresentanti di Confindustria Avellino e di CNA Benevento.

L’operazione dev’essere apparsa subito ardua, a causa – si dice – dell’insurrezione di Catauro (Unimpresa BN), che forse vedeva nella candidatura della Verderosa un potenziale concorrente al suo ingresso in giunta quale rappresentante del settore industriale, il che diede vita a contrasti, febbrili trattative a singhiozzo, abbandono di tavoli negoziali e tentativi di recupero, che non promettevano nulla di buono, visto il “voto segreto”. L’accordo venne tuttavia apparentemente raggiunto in extremis, poco prima dell’adunanza, e con queste premesse si andò alle urne il 28 settembre.

Ricordiamo per i meno avvezzi che la norma prescrive per la composizione della giunta camerale l’obbligo di rappresentanza per ciascuno dei quattro settori economici principali (agricoltura, artigianato, industria e commercio), nonché una rappresentanza di genere (che secondo alcuni può esser limitata a un solo membro, mentre secondo altri deve essere di almeno un terzo dei componenti).

All’esito dello scrutinio giunge l’ulteriore colpo di scena: la Verderosa raccoglie una sola preferenza, e poiché i delegati di Confindustria Avellino votanti erano due… beh, fate un po’ voi.

Come accennato, parallelamente Confindustria Avellino, forse in seguito ai rapporti intercorsi col fronte politico sannita, tenta la carta della De Blasio di CNA Benevento, che secondo le succitate indiscrezioni della stampa sannita era, in ragione delle varie liaison, addirittura papabile per la vicepresidenza. Anche in questo caso la manovra finisce a ramengo e la candidata raccoglie solo due voti di preferenza. Alla luce dei fatti, gli alleati di Bruno si sottraggono a tale ipotesi di accordo lasciandolo col cerino in mano anche su quel fronte.

Sembrerebbe dunque che Bruno sia andato per fottere e sia rimasto fottuto (mi si perdoni il detto popolare, ma è difficile trovarne di più calzanti).

Analizzando infatti i voti espressi, Lastella riceve il più alto numero di preferenze, dieci. Considerato che otto voti sarebbero stati ragionevolmente sufficienti per entrare in giunta, convogliarne 10 significa sprecare due voti, che sarebbero invece potuti servire al progetto dell’ “alleato”, Pino Bruno.

Dietro Lastella si piazza Catauro (Unimpresa) con 9 voti e subito dopo giungono le due rappresentanti della cosiddetta minoranza, ovvero Marianna Venuti per Coldiretti e Amalia Della Sala di Confesercenti, ciascuna con 8 preferenze, che sono esatta espressione degli otto consiglieri rimasti fedeli al progetto Mastroberardino (nel frattempo – manco a dirlo – il plotone dei “responsabili” saliti sul carro del vincitore si era ulteriormente rimpolpato).

Con 7 preferenze si colloca Cipriano di Casartigiani. A seguire la De Luca (dello schieramento facente capo a Catauro) con 5 voti e poi la Addesa (dello schieramento di Lastella) con 4 voti.

Tra i non eletti con voti contiamo: Amore della CIA con 3 preferenze; De Blasio di CNA Benevento con 2, Verderosa di Confindustria Avellino e Masuccio di CIA ciascuno con un solo voto.

A questi si aggiungono, a quadratura del conto: due schede bianche (riconducibili a Confindustria Benevento, che aveva annunciato tale posizione prima del voto), un consigliere che non ha votato (D’Ambrosio, che si è astenuto ritenendo che la procedura intera fosse viziata a causa della mancanza della propedeutica approvazione dello Statuto camerale) e un consigliere assente (Mastroberardino; per dovere di cronaca, al di là del mio sentiment rispetto alla ridda di manovre indecorose, la mia assenza – dovuta alla concomitanza con noti eventi ufficiali di altro organismo nazionale che presiedo – è risultata comunque irrilevante per l’esito finale).

Leggere i “flussi elettorali” per chi conosce persone e schieramenti non è difficile. Si è compiuto il classico colpo gobbo dei professionisti della Camera di Commercio, bistrattati da tutti, coi quali Pino Bruno ha stipulato il patto per la presidenza: alla prima occasione utile “colui che divenne presidente senza mai avanzar candidatura” è stata scaricato e i nostri sono volati al traguardo vittoriosi con un cospicuo bottino di consensi. Chapeau.

L’altro pasticciaccio – come accennato – è stato compiuto sulla rappresentanza di genere: prevalsa l’interpretazione della quota rosa di un terzo, ciascun membro dell’alleanza di governo ha provato ad accaparrarsi più seggi di quelli pattuiti, sfruttando nell’urna tale regola, provando a piazzare la propria rappresentante donna ad integrazione della presenza maschile.

Solo alcuni, però, sono riusciti nell’intento: è andata male a Confindustria Avellino per la quale lo stratagemma si è tramutato in un boomerang che la ha posta ai margini dell’organo gestorio dell’ente.

Così l’associazione degli industriali avellinesi esce dalla tenzone con le ossa rotte: ha eletto il proprio presidente fruendo dei voti di soggetti dei quali i suoi esponenti senza mistero hanno sempre espresso giudizi irripetibili; poi quando si è trovata per la prima volta a farci i conti ci ha rimesso le penne.

L’accordo sostenuto da Confindustria Avellino prevedeva infatti, stando alle documentate cronache di corridoio, l’elezione dei seguenti membri di giunta: Lastella (Confcommercio AV), Cipriano (Casartigiani AV), Catauro (Unimpresa BN), Amore (CIA BN), Verderosa (Confindustria AV) e De Blasio (CNA BN), contando poi come terza componente di genere su Marianna Venuti di Coldiretti (unica espressione della minoranza, nella consapevolezza di non poter fare cappotto nell’urna). In quel modo avrebbe accontentato le 4 componenti sue sostenitrici (facendo così emergere il cambio di casacca di CIA in danno di Coldiretti), si sarebbe assicurata una ulteriore posizione per la propria associazione (Verderosa) e avrebbe mostrato gratitudine a Mastella (De Blasio e Amore). Un equilibrio perfetto, da manuale Cencelli.

Mai fare i conti senza l’oste, specie perché l’oste per definizione non si iscrive alle associazioni degli industriali…

Così il diavolo ci ha messo la coda e il voto ha riconsegnato uno scenario drammaticamente diverso: una doppia rappresentanza per Confcommercio AV (Lastella + Addesa), ovvero l’associazione contro la quale si sono rivolti i ricorsi tuttora pendenti in quanto accusata dalla omologa beneventana dell’alterazione dei numeri della propria rappresentanza imprenditoriale; una doppia rappresentanza per Unimpresa BN (Catauro + De Luca); un seggio a Cipriano di Casartigiani AV; un seggio a Venuti (Coldiretti AV) e Della Sala (Confesercenti AV), entrambe espressione della minoranza.

Di fatto, la cordata Lastella-Catauro-Cipriano ha una maggioranza schiacciante in giunta camerale, in barba alla presidenza di Confindustria Avellino. E il Sannio, come anticipato, raccoglie solo due membri di giunta su 8 componenti (7 + il presidente).

Ciò sembrerebbe dimostrare che gli alleati del presidente Bruno non hanno votato né la De Blasio, né la Verderosa, dirottando i propri voti su loro candidati “di seconda linea”, lasciando in braghe di tela Bruno e De Vizia.

Per non parlare della situazione di Confindustria a livello regionale: mi risulta che in seguito ai comportamenti degli irpini, i colleghi beneventani abbiano preso le distanze in modo così netto da interrompere il dialogo, al punto che i vertici di Confindustria Avellino e Benevento, De Vizia e Vigorito, non si concedono neppure più il saluto. Certe dichiarazioni apparse nelle ultimissime ore su questioni sportive paiono confermare tale stato di cose.

2. Passiamo al secondo osservante “rito mastelliano”, che risponde al nome di Giacomo Pucillo, rappresentante della Consulta delle Professioni, di Benevento, “candidato con Mastella alle comunali”, come riferisce il succitato quotidiano sannita.

Qui la vicenda è almeno altrettanto discutibile, ma procediamo con ordine.

Il Pucillo sin dal primo momento venne a farmi visita insieme a numerosi presidenti di ordini professionali beneventani per manifestare il proprio fermo intendimento di sostenere la mia candidatura.

La sua aspettativa, legittima dal proprio punto di vista, era di ottenere un posto in giunta, rivendicando un ruolo per le professioni rappresentate. Gli spiegai cordialmente che di questi aspetti si sarebbe discusso solo dopo, in modo trasparente, come avevo chiarito a tutti gli interlocutori che mi avevano posto la questione.

Si apprende dalla testimonianza di uno dei presidenti della consulta delle professioni che la decisione pro Mastroberardino, chiaramente e formalmente condivisa dai presidenti di tutti gli ordini professionali, venne dallo stesso ribaltata senza interpellare i suoi mandanti nel segreto dell’urna, ove il Pucillo votò senza tentennamenti per Bruno.

La circostanza emerge in modo inoppugnabile da una lettera datata 30 agosto 2022 indirizzatami personalmente dal Presidente del Collegio Provinciale dei Periti Agrari di Benevento, dottor Cristiano Fontanarosa. Il plico è composto da due lettere: la prima è la lettera di accompagnamento della lettera che Fontanarosa scrive a tutti i “presidenti degli ordini e collegi della provincia di Benevento e al professor Piero Mastroberardino”. La seconda è la lettera che lo stesso dottor Fontanarosa ha indirizzato al Pucillo in data 4 agosto 2022, nella quale il mittente gli contesta quanto segue:

“Ing. Giacomo Pucillo (…) Il 19 luglio u.s. verso le 12.30 ho ricevuto una Tua telefonata con la quale mi comunicavi il risultato delle elezioni per la presidenza della Camera di Commercio Irpinia-Sannio; ‘Abbiamo vinto! 18 voti contro quindici’; immaginavo un risultato a favore del Prof. Mastroberardino, che per molti mesi era stato il candidato delle libere professioni; tant’è che nei mesi scorsi c’era stata una visita alla Casa vitivinicola Mastroberardino ad Atripalda da parte di vari presidenti degli ordini e collegi della provincia di Benevento. Su ‘Il Mattino’ di mercoledì 20 luglio 2022, cronaca di Benevento, ho letto dell’elezione di Pino Bruno (18 voti) alla presidenza della Camera di Commercio; ho letto altresì una dichiarazione dell’ing. Pucillo: ‘Entusiasta Giacomo Pucillo, beneventano in quota ordini professionali. Abbiamo vinto. Lavoreremo perché non ci siano campanilismi…’. Negli anni ’70 l’on. Mario Vetrone su ‘Il coltivatore sannita’ pubblicava un articolo dal titolo illuminante ‘Coerenza, rara virtù’. Forse l’Ing. Pucillo avrebbe dovuto o potuto informare i rappresentanti di ordini e collegi del suo cambio di posizione. Sarebbe stato necessario osservare il principio dell’etica del potere; ma così non è stato. Distinti saluti. Il Presidente (Cristiano Fontanarosa)” (l’originale è disponibile in visione a richiesta, per chiunque fosse interessato).

Qui non servono fiumi di parole per sottolineare come comportamenti borderline abbiano contribuito ad alterare le risultanze degli organi collegiali dell’ente. Ancora una volta sono gli stessi quotidiani sanniti a industriarsi per celebrare agli occhi dell’opinione pubblica il legame tra il Pucillo e Mastella, che appunto lo candidò alle comunali, ma non ci spingiamo oltre. Lo spaccato che la vicenda riconsegna all’opinione pubblica irpina e sannita è già sufficiente e si commenta da sé.

3. Terzo capitolo della narrazione mastelliana riguarda Raffaele Amore, presidente regionale della CIA, anche lui beneventano.

Il 18 luglio 2022, il giorno prima del terzo voto per la presidenza, Raffaele Amore, insieme al direttore della CIA Mario Grasso, venne nel mio studio alle ore 13.00 per confermare il pieno sostegno suo e della sua associazione e per avanzare alcune richieste di visibilità per la propria associazione, in particolare la vicepresidenza dell’ente, che doveva in ogni caso spettare a un esponente sannita, ovvero, in mancanza, la presidenza dell’azienda speciale Valisannio.

Risposi, come avevo sempre fatto con tutti i sostenitori, che, pur essendo le loro aspettative legittime in ottica associativa, nessun impegno sarebbe stato assunto sull’attribuzione di ruoli o seggi prima dell’elezione del presidente, per correttezza di condotta, e che tutti gli incarichi sarebbero stati oggetto di valutazione del tavolo delle rappresentanze nella sua interezza, in piena trasparenza.

Evidentemente quel linguaggio non deve esser risultato rassicurante agli interlocutori. A poche ore dal voto, il comportamento di CIA inizia ad apparirmi meno decifrabile.

Qui entra in gioco la vicenda, rimasta sullo sfondo, di un’unica scheda vergata con biro blu nel segreto di un’urna altrimenti popolata di sole biro nere, che ho citato in una precedente ricostruzione dei fatti del 19 luglio.

Qui si dischiude la strada a una ridda di congetture sui vari cambi di casacca, che i fatti oggi corroborano, pur non potendo definitivamente certificarli, poiché solo le coscienze dei protagonisti possono farlo.

Sia come sia, nelle fasi immediatamente successive al voto per la presidenza CIA annuncia l’adesione al progetto di Bruno.

Nel frattempo si è aperta la corsa ai seggi di giunta. Anche qui tuttavia il meccanismo s’inceppa: Bruno prova a sostenere la posizione con gli alleati, aggiungendo ai tre seggi riservati a Lastella (commercio), Catauro (industria), Cipriano (artigianato) un seggio ad Amore di CIA per l’agricoltura, che produrrebbe l’ulteriore effetto di far fuori la concorrente Coldiretti dall’organo gestorio. Ma, come abbiamo più sopra raccontato, i tre alleati decidono di fare le scarpe a Bruno e ad Amore, votando per le proprie “seconde linee” e mandando alle ortiche (sic!) il progetto di spartizione ideato dal presidente.

Alla fine della vicenda, analizzando il voto, Amore raccoglie tre sole preferenze, ma il suo collega della CIA Masuccio ne registra un altro (presumibilmente il suo?), evidenziando che dentro la stessa CIA non vi fosse intesa tra i due, né, evidentemente, accordo sulla candidatura di Amore avanzata da Confindustria Avellino.

Per concludere, la CIA ha abbandonato il progetto Mastroberardino, di cui aveva sottoscritto tutti i documenti programmatici, e ha puntato ad ottenere incarichi di visibilità per la propria organizzazione (obiettivo legittimo in chiave associativa) ma, almeno fin qui, non raccoglie alcunché.

Al termine di questa operazione CIA ha alcune gravissima responsabilità:

a) in primo luogo, considerato che la mia candidatura era espressione del mondo agricolo, ha negato al settore che rappresenta e ai suoi associati la possibilità di esprimere un uomo dell’agricoltura al ruolo di presidente della Camera;

b) in secondo luogo ha determinato un enorme indebolimento della rappresentanza agricola in giunta camerale, dimezzandola, poiché al termine delle operazioni di voto un solo membro di giunta, Marianna Venuti, è espressione del comparto agricolo, mentre nella configurazione della mia presidenza sarebbe necessariamente toccato, a norma di statuto, un ulteriore seggio all’agricoltura in quanto uno dei quattro settori economici prevalenti;

c) infine, è tornata a casa con le pive nel sacco, poiché non è riuscita ad esprimere il proprio rappresentante in giunta, e non può dunque assumere, per vincolo statutario, la vicepresidenza dell’ente né la presidenza dell’azienda speciale Valisannio, ovvero i due obiettivi che aveva a me palesato nell’incontro del 18 luglio.

Per completare il quadro, dopo le ondivaghe condotte di esponenti di Confindustria Avellino, CIA, CNA Benevento, per non parlare di Lastella e dei suoi alleati, ho dovuto registrare anche il cambio tardivo di schieramento in favore di Bruno della rappresentanza di Confcooperative e di un esponente di CISL. Considerata la già rilevante mole di profili discutibili, e la già citata inveterata prassi tutta italica di salire sul carro del vincitore, su questo capitolo ritengo superfluo dilungarmi oltre.

 

In conclusione, il presunto “tradimento” alla cordata Mastroberardino resta tuttora, almeno formalmente, un mistero. Anche se, mettendo insieme gli esiti del voto alla presidenza del 19 luglio e quelli della giunta del 28 settembre, andrebbe forse più opportunamente derubricato a segreto di Pulcinella.

Spero che ora i lettori abbiano un quadro un po’ più chiaro del livello del confronto avvenuto in questi mesi, nel quale mi sono trovato mio malgrado invischiato, avendo dato disponibilità ad un progetto di sviluppo della mia terra dal quale sono lieto, in fin dei conti, di essere uscito perdente. È, alla luce dei fatti, la miglior soluzione che potessi auspicare per me.

Resta una riflessione amara sulla gravissima crisi della rappresentanza e dei corpi intermedi.

Le parole date e non mantenute, le sottoscrizioni pubbliche sconfessate dai comportamenti, i continui voltafaccia registrati nel segreto dell’urna riconsegnano alla cittadinanza irpino-sannita l’immagine di una rappresentanza (non tutta, certo, ma una parte cospicua) che pare affrontare le grandi questioni dello sviluppo territoriale con inadeguatezza, spregiudicatezza, spiccata tendenza al doppiogiochismo.

A proposito del presidente Bruno e del suo sodale De Vizia, che sono i due principali artefici e responsabili di quanto qui sommariamente ricostruito, verrebbe da dire: chi è causa del suo mal pianga sé stesso.

Se scegli di calpestare i valori dell’onestà intellettuale, dell’etica, del rispetto per le persone, nel nome dell’ottenimento della presidenza di un ente, il meno che devi aspettarti è che, per nemesi, resti condannato a convivere con chi ti ha tradito, a condividere con lui la tua sorte.

D’altronde, il tempo – inesorabile – è galantuomo.

Auspico, nel congedarmi, che la Camera di Commercio Irpinia-Sannio trovi alfine la sua strada, nell’interesse degli imprenditori che hanno assistito a questa improvvida messa in scena.

Senza rancore…

Professor Piero Mastroberardino