Neonato salvato in extremis al Moscati: Marco Lorenzo torna a casa dopo 2 mesi

Ipertensione polmonare gravissima e il dottore Moschella ha subito stabilizzato il piccolo

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Avellino.  

Due nomi invece di uno. Per la seconda possibilità di vivere che gli è stata donata. Per non dimenticare quel 10 agosto, giorno cominciato con un’alba drammatica e conclusosi con le stelle cadenti dei desideri e della speranza. La madre e il padre di Marco hanno aggiunto Lorenzo al nome del loro primo genito, il bimbo tanto desiderato e che finalmente oggi potranno portare nella loro casa di Caserta, dopo quasi due mesi di angoscia e paure. Marco Lorenzo può essere considerato un sopravvissuto, che deve la sua rinascita a uno straordinario lavoro di squadra tra specialisti di regioni diverse e che rappresenta quella buona sanità che rassicura e conforta.

Marco Lorenzo è nato l’8 agosto scorso in una clinica privata. Le sue condizioni sono apparse subito molto gravi. Di fronte al repentino peggioramento del quadro clinico, due giorni dopo ne è stato disposto il trasferimento nella Terapia Intensiva Neonatale dell’Azienda ospedaliera San Giuseppe Moscati di Avellino, dotata di tutti i dispositivi necessari per trattamenti adeguati dell’ipertensione polmonare. Lo staff del responsabile della Neonatologia, Sabino Moschella, ha immediatamente attivato tutte le procedure del caso, somministrando ossido nitrico e farmaci off-label. «Ci siamo però resi conto - racconta Moschella – che il neonato rispondeva solo temporaneamente ai nostri interventi terapeutici e che non avrebbe retto a lungo perché l’ipertensione polmonare era severissima. L’unica speranza era provare con l’Ecmo. E bisognava fare presto». In Campania non vi sono strutture sanitarie attrezzate per impiantare a pazienti di età pediatrica l’Ecmo (Extra Corporeal Membrane Oxygenation), il macchinario che vicaria le funzioni dei polmoni e del cuore attraverso la circolazione extracorporea; pertanto, i neonatologi dell’Azienda Moscati hanno preso contatti con i colleghi dell’ospedale Bambin Gesù di Roma. È iniziata quindi una corsa contro il tempo: mentre da Roma partiva L’Unità mobile Ecmo pediatrica, ad Avellino si teneva in vita il piccolo Marco Lorenzo e, contemporaneamente, si sistemavano gli spazi per allestire una piccola sala operatoria all’interno della Tin e, grazie alla fattiva collaborazione del Servizio Immunotrasfusionale e della Farmacia ospedaliera, si disponevano gli emoderivati e i farmaci per procedere tempestivamente. L’ambulanza del Bambin Gesù è arrivata la sera del 10 agosto a Contrada Amoretta. A bordo, due cardiochirurghi, due anestesisti, due perfusionisti, un ferrista e due infermieri: l’équipe che al secondo piano della Città ospedaliera ha effettuato l’intervento, durato circa due ore. Subito dopo, il piccolo Marco Lorenzo, attaccato alla macchina che gli consentiva di respirare, è stato trasferito nella Terapia intensiva del Bambin Gesù sempre a bordo dell’ambulanza dell’Unità mobile Ecmo

«Siamo rimasti in costante contatto con Roma – sottolinea il Direttore Generale dell’Azienda Moscati, Renato Pizzuti, che ha seguito il caso in prima persona – e finalmente ci è stato comunicato che oggi Marco Lorenzo sarà dimesso in buone condizioni. La sua storia è un forte esempio di come una rapida ed efficace collaborazione anche di strutture di regioni diverse possa risolvere i casi più complessi e all’apparenza disperati. Con il piccolo Marco le maglie della rete dell’emergenza non hanno conosciuto confini e l’integrazione di competenze tra specialisti gli ha salvato la vita».