Un prete, un uomo: don Ferdinando Renzulli e il suo lascito di grande attualità

Una messa officiata da Mons. Aiello lo ha ricordato nell'undicesimo anniversario della sua scomparsa

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Avellino.  

La Diocesi di Avellino, nell’undicesimo anniversario della scomparsa di don Ferdinando Renzulli, a suo ricordo, ha celebrato, presso il Polo giovani di via Morelli e Silvati, la santa messa officiata dal vescovo di Avellino Arturo Aiello.

Un sacerdote, ma prima ancora un uomo “amico dei poveri”, don Ferdinando Renzulli è stato artefice e protagonista di eventi ed opere umanitarie che hanno lasciato una traccia indelebile di testimonianze nella chiesa avellinese. 

“Definito da tanti il prete della post-modernità e dell'avanguardia, mi piace pensare che oggi sarebbe stato ancora una volta in prima linea nell’emergenza umanitaria che tocca il popolo ucraino – il commento del direttore della Caritas di Avellino Carlo Mele.

“La sua opera di evangelizzazione ha toccato corde di grande umanità, è stato un buon pastore, capace sempre di accompagnare e sostenere gli ultimi e i più deboli. Da lui abbiamo raccolto un lascito di straordinaria attualità" – ha detto nella sua omelia monsignor Aiello.

Da parroco di Borgo Ferrovia fece realizzare nella chiesa del Rione il “Murale della Pace” che all’epoca fece tanto discutere, un'intuizione che ancora oggi assume una valenza così drammaticamente attuale.

Negli ultimi anni di vita è stato direttore della Caritas e parroco di Cesinali. Tra le innumerevoli iniziative è stato il fondatore del Teatro d’Europa che caparbiamente ha sostenuto con tutte le sue forze, anche sotto il profilo economico.  

Fu tra i primi a credere nel potere della cultura per dare un futuro alle giovani generazioni.