"Popolo Santo di Dio, amate i sacerdoti! Pregate per loro, per i giovani in cammino, i seminaristi, le religiose." E' il messaggio del vescovo Sergio Melillo.
"Siamo insieme, pastore e gregge, per far memoria dell’istituzione del sacerdozio ministeriale, dell’Eucarestia.
Siamo in un viaggio che la metafora, l’immagine evangelica del nostro umano, come Abramo, Mosè, Pietro, Giovanni, Paolo, la Chiesa di uomini e di donne, in missione con Gesù, verso Gerusalemme, la Galilea, il mondo.
È un itinerario da percorrere non da solitari, tra le strade sconnesse del tempo, in compagnia, come Chiesa amata di Ariano Irpino-Lacedonia, e sotto lo sguardo provvidente di Dio.
Un viaggio intrapreso negli anni della giovinezza, con la Madre del Signore e Madre nostra che ci attende, come attese il Figlio di ritorno dalla sinagoga. Lui portatore di un annuncio, di una prospettiva di vita inaudita. Ci siamo così incamminati alla sequela di Gesù ascoltando quelle Parole a Nazaret., di un Dio che mai ha smarrito la vicinanza con noi e la gente.
Oggi, noi sacerdoti pur se incoraggiati da incontri che aprono l’animo, siamo anche immersi tra schemi pastorali consunti. Ma di cosa abbiamo bisogno come presbiterio, per metterci in gioco in quest’ora difficile della vita?
Comprendere che è tempo favorevole, di Grazia, di fraternità vera, da alimentare, con la preghiera, che è una dolce amicizia, un colloquio del bambino con il Padre (Curato D’Ars), dall’ascolto e da relazioni autentiche.
Le nuove generazioni, le famiglie, si trovano tra i marosi: tra incertezze e solitudini, tra pandemia e il sangue degli innocenti.
Diamo con coraggio senso a questo dolore, che ci accomuna mostrando loro e tra di noi lo stesso Volto accogliente di Cristo perchè “La misericordia di Dio è come un torrente tracimato. Trascina i cuori al suo passaggio.” (Curato d’Ars)
Una pasqua all'insegna della fiducia e speranza! "Se ci arrovelliamo rischiamo di smarrirci, tra aspettative infrante, ansie e nostalgie. Ma il nostro è il delicato compito di toccare i cuori e guidarli a Dio! Ritorniamo al primo Amore, alla nostra vocazione, ai sogni, come l’amato per l’amata, come Cristo per noi, per la Chiesa, per il villaggio globale del mondo.
Confessiamo la realtà bella del nostro sacerdozio, donato dall’amore del Padre in Gesù Cristo, che ci ha scelti con affetto di predilezioni tra i fratelli mediante l’imposizione delle mani, rendendoci partecipi del suo ministero di salvezza.
Chiediamoci con una lucidità “ossigenata” dalla fede: come vivere? La strada è da percorrere senza fughe o arretramenti, da amici, da testimoni credibili del Vangelo e da poveri.
Chiedo, nella preghiera al Signore, a me stesso e a voi se abbiamo smarrito lungo la via l’attrezzatura per il viaggio, oppure è ormai obsoleta?
Per cadenzare il passo, restituire passione alla vita, essa va amata; amare sta prima di conoscere, perché l’incontro con Dio accade per amore e, in modo singolare, per ciascuno di noi…“Gioire della gioia che si può trovare negli altri, è il segreto della felicità.” ( G. Bernanos)
Gesù ci ha chiamati da storie diverse, si è affiancato come ai delusi discepoli di Emmaus e sempre viene a noi, si fa nostro prossimo. Partiamo, ogni giorno, con Lui come i discepoli, con le loro fragilità, verso l’ alba della Pasqua che illumina e libera dalle notti. È proprio oggi che accade tutto questo! Nell’Eucarestia, nel nostro sacerdozio, tra i fratelli, i consacrati, i laici, i lontani.
Siamo mandati con poche cose nella bisaccia: Vangelo e pane. Inviati per annunciare, per guarire, per liberare, negli anni di grazia che ci attendono.
L’annuncio di Gesù a Nazaret è la chiave di volta dell’evangelizzazione che ci spinge ad andare oltre le mura delle nostre chiese. Dove trovare la forza se non nel silenzio, nella contemplazione, nella Parola di Dio, nel Pane che si fa Eucarestia fra le nostre povere mani?
La liturgia e la vita sono il nostro banco di prova … non due mondi che si ignorano: questa la nostra feriale e comune fatica.
Andiamo insieme, ognuno con il proprio passo, verso il sepolcro vuoto del Risorto che ci precede e affianca per ritornare con gioia.
Il nostro è un mandato che ha fondamento in Dio, si concretizza nel presbiterio e nella comunione con il vescovo. La Chiesa ha il compito di custodire, valorizzare e trasmettere il Vangelo, la fede un Popolo, una storia che è di liberazione, di salvezza, che è fatta anche di lacrime, di perdono, … di Croce, che dà al nostro sguardo la giusta visione delle cose.
Signore Gesù, non abbiamo altro da testimoniare se non la tua opera in noi, ci fai dire Tu stesso ciò che dobbiamo dire di Te: hai piantato nelle nostre vite ciò che metti sulle nostre labbra… Abbiamo bisogno di raccoglimento - conclude Melillo - per ritrovare l’unità del cuore, un sentiero sempre possibile da percorrere verso di Te, imparando a conoscerti, affidando a te le nostre gioie, le nostre fatiche, la nostra vita, la nostra Chiesa