Il cuore di Gennaro Bellizzi pulserà per sempre ad Ariano

Dopo il conferimento della cittadinanza onoraria si lavora per la cointitolazione dell'ospedale

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Le parole toccanti di Teresa Colace moglie del compianto medico Gennaro Bellizzi nel giorno del conferimento della cittadinanza onoraria...

Ariano Irpino.  

Mano nella mano, a formare una catena familiare di amore e dolore. Uniti, nella vita e nella morte. È una immagine che arriva dritta al cuore. Il ritratto di una famiglia legata sempre. È la famiglia di Gennaro Bellizzi confluita nella grande famiglia arianese che ha tributato al noto cardiologo e stimato primario un omaggio postumo, e sincero: la cittadinanza onoraria.

Una cerimonia toccante e particolarmente sentita, a partire dai vari interventi che si sono succeduti, dal sindaco Enrico Franza ai vari consiglieri comunali, assessori, membri dell’osservatorio sulla sanità e familiari, la moglie Teresa e la sorella Annamaria, la cui voce è stata più volte interrotta dalla commozione. Tutti hanno evidenziato la grande umanità, caparbietà, spirito di sacrificio e opera instancabile del medico dalla porta sempre aperta. E' stato il presidente del consiglio comunale Luca Orsogna a prendere subito a cuore la proposta e a concretizzarla in tempi brevi grazie all'apporto e alla condivisione di tutti a partire dal sindaco Enrico Franza.

Una grave perdita per l’Irpinia ed in modo particolare per le aree interne, a lui tanto care. Ed è per questo motivo che l’amministrazione comunale, ha voluto conferire la cittadinanza a Gennaro Bellizzi: “quale riconoscimento - si legge nella pergamena consegnata ai familiari - e gratitudine per il prezioso contributo profuso nello svolgimento della sua attività, per i risultati eccellenti raggiunti, per la passione con cui ha coltivato il proprio talento mettendolo a servizio di coloro che necessitavano del suo aiuto, contribuendo a salvare innumerevoli vite umane e trasmettendo il proprio sapere alle future generazioni, quale riconoscimento e gratitudine per il suo attaccamento  ed appartenenza alla comunità arianese e per la sua grande statura morale ed umana.”

Le parole toccanti di Teresa Colace moglie del compianto medico Gennaro Bellizzi arianese per sempre:

La commozione per un evento così lieto e che ci accarezza in maniera così profonda e toccante, non può esimerci dal fare alcuni ringraziamenti.

Grazie, dal profondo del nostro cuore, al sindaco Enrico Franza e ad ogni singolo membro di questo consiglio comunale per aver insignito di questo onore, la memoria di mio marito che, ne siamo certi, avrebbe gioito insieme a noi e a tutta la comunità arianese di cui si è sentito membro effettivo, nonché figlio adottivo fin dal primo giorno della sua attività in questi luoghi.

Grazie a voi tutti che avete avvertito la necessità di una proposta per la cointitolazione dell’Ospedale di Ariano. Ciò auspica la prospettiva di una visione della sanità irpina che Gennaro aveva posto come monito nella propria vita: quella di un servizio sanitario all’avanguardia che sappia davvero dare risposta, in maniera efficace e disponibile, alle esigenze di ciascuno.

Grazie al presidente Luca Orsogna per averci resi partecipi di questa giornata che, malgrado la malinconia, porteremo nel cuore per perpetuare la testimonianza che mio marito ci ha lasciato in dono e di cui, ogni giorno, percepiamo l’immensa portata.

Grazie a Gianni Vigoroso che, in rappresentanza della classe giornalistica, ha avanzato questa richiesta che oggi ci permette davvero di fare memoria in maniera sentita.

Grazie al dottor Vittorio Melito e all’intero Osservatorio della sanità che si è fatto portavoce del desiderio di tanti e che porta avanti un progetto impegnativo, ma necessario, atto a tutelare i diritti dell’intera popolazione provinciale.

Grazie alla “gente”, ogni singolo componente della comunità arianese che, neanche per un istante, ci ha privato del proprio affetto e della propria impareggiabile vicinanza e che, soprattutto, ha accolto sempre mio marito come proprio concittadino e figlio.

Ricevere la notizia del conferimento della cittadinanza onoraria a mio marito il giorno 27 gennaio, Giornata della Memoria, ha assunto per me e per i miei figli un profondo significato.

Il termine ricordo deriva da re- (di nuovo) cordis (al cuore) e, letteralmente, vuol dire “riportare al cuore”. È lì che, ogni giorno, in una tenera malinconia, io e i miei figli tentiamo di ritrovare Gennaro: in quell’organo palpitante a cui egli stesso ha dedicato la propria esistenza.

Il ricordo richiama nel presente del cuore e del sentimento qualcosa che, solo apparentemente, non c’è più e lo rende vivo, pulsante, concreto.

Ecco, è proprio nel cuore delle cose che Gennaro, quotidianamente, ci ha insegnato a porre le nostre radici che considerava fondanti e fondamentali per costruire un’avvenire migliore per questo territorio a cui ha dedicato ogni singolo sforzo della propria vita. In maniera quanto mai tenace non ha mai celato il proprio fiducioso desiderio di un riscatto per l’Irpinia che sognava come terra feconda e madre amorevole per tutti i suoi figli irpini, ma, soprattutto, come attenta alle necessità di coloro che vivono una realtà di indigenza e difficoltà di qualsivoglia genere.

L’abilità di Gennaro risiedeva, forse e soprattutto, in quella sua singolare capacità di essere, in maniera del tutto spontanea e genuina, padre in ogni ambito: nella nostra famiglia certamente, ma anche nel contesto lavorativo e in quello sociale. Gennaro riusciva a sentirsi padre dei nostri figli, dei giovani parrocchiani che gli chiedevano aiuto, della città in cui è nato e di quella che lo ha adottato, dell’Uoc Cardiologia-Utic, dell’Ospedale di Ariano, di ogni singolo paziente, di chiunque fosse suo prossimo, della sua bella Irpinia… e nel profondo, auspicava che ciascuno potesse sentirsi padre di ognuna di queste realtà.

La caratteristica saliente di chi è padre è quella di riuscire a comprendere le necessità dei propri figli e riuscire a renderle proprie per potersi prendere cura di ciascuna di esse anche a costo di sacrifici personali. Diventare padre delle cose è ciò che rende capaci di uscire dall’egoismo del “circondario” individuale per accostarsi ad un’ottica altruistica e caritatevole, nonché esemplare.

Questo era ciò che faceva davvero la differenza in mio marito: era ostinatamente coerente e caparbiamente visionario, ma lo era perché un padre deve saper essere esempio e punto di riferimento, per quanto possibile, e, soprattutto, perché degli altri egli sapeva e voleva prendersi cura. Quella cura che deriva non solo dal verbo inglese “to cure”, ma soprattutto “to care”: preoccuparsi, avere a cuore.

Gennaro riusciva a scorgere nel verde dei caratteristici paesaggi irpini, non solo la meraviglia pura di un territorio ricco di naturale bellezza, ma anche e soprattutto la speranza di un’avvenire parimenti rigoglioso per ciascun individuo che come lui, nel profondo del proprio cuore, si sente “orgoglioso di essere Irpino”.

Dal primo istante in cui mio marito ha varcato la soglia dell’Ospedale di Ariano Irpino, ha percepito il proprio ingresso non come un semplice evento casuale o come il mero frutto di anni di studio ed approfondimento, ma come l’occasione di regalare la sua competenza alla propria terra, agli altri, chiunque fossero e ovunque si trovassero: l’opportunità di essere padre, ancora e ancora.

Mi è capitato tante volte di raccogliere le sue preoccupazioni, i suoi desideri, le sue amarezze, che venivano puntualmente accantonate di fronte ai bisogni di chiunque.

L’Amore è stato il suo paradigma: sempre di più, sempre meglio, in una sorta di competizione con sé stesso per poter donare qualunque cosa gli fosse richiesta.

Si sentiva profondamente incardinato in questa terra e non sopportava l’idea che potesse essere trascurata o dimenticata. Voleva che occupasse un posto di primo piano: ogni convegno si apriva con un’immagine di questa terra e, con orgoglio, evidenziava i valori che era riuscita a custodire nelle tradizioni semplici e autentiche.

Non cessava mai di credere nelle potenzialità di un territorio di cui si sentiva padre amorevole e, al contempo, figlio devoto, in una singolare reciprocità che gli permetteva di imparare e, dunque, porsi come testimonianza. Non conosceva resa di fronte al dolore umano o dinnanzi alla possibilità di un qualunque pericolo che potesse minacciare la salute o la moralità della sua terra. Rifuggiva in ogni modo convenienze di sorta e osteggiava qualsivoglia ingiustizia, forte di un orgoglio e di una dignità propria di altri tempi e di un amore palpabile per chiunque gli fosse prossimo, soprattutto se in difficoltà.

L’ultima attestazione del suo senso del servizio l’ho ricevuta il giorno della sua prematura dipartita: come ogni mattina, si era svegliato presto per recarsi in ospedale. Reduce da un piccolo intervento alla mano destra e, per tale motivo, impossibilitato nel movimento di quest’ultima non ha esitato un solo istante nel farsi trovare pronto ad affrontare un’altra faticosa giornata in reparto, dicendomi: “Faccio quello che posso con la sinistra!”.

Un proverbio messicano asserisce: “Credevano di seppellirci, ma non sapevano che eravamo seme”. L’assenza di Gennaro pesa come un macigno, ma lui ha seminato e spetta a tutti noi far crescere questo seme, coglierne la bellezza e offrire i frutti a ogni persona così come ha fatto lui. Gli ideali non devono rimanere “a mezz’aria”, ma concretizzarsi nell’impegno di ciascuno.

Oggi condividiamo con voi la nostra sincera gratitudine per l’onore ricevuto attraverso la consegna della cittadinanza onoraria, ma soprattutto consegniamo a voi e a noi stessi l’augurio più sincero di poter essere ciascuno padre amorevole e devoto di questo territorio, proprio come lo è stato Gennaro ogni singolo giorno della sua esistenza, ponendo un pezzo del proprio cuore in quello del Tricolle.

Le parole commosse rotte dalla commozione di Annamaria Bellizzi: "E' una ferita aperta per noi familiari, ma la solidarietà, l'affetto della città di Ariano e non solo, è per noi fonte di consolazione. Abbiamo gradito moltissimo questa iniziativa e penso che sia sinceramente più che meritata. Mio fratello ha fatto di tutto per questo ospedale, pagandone un duro prezzo, fino alla fine. L'idea della cointitolazione dell'ospedale è molto bella. Spero che rappresenti uno stimolo per rilanciare finalmente questa struttura, affinchè possa davvero essere quello che lui ha sognato che fosse."

Gennaro Bellizzi nasce il 29 giugno 1958 ad Avellino, primo di cinque figli. Cresce in una famiglia modesta, ma dedita al sacrificio e che gli permette di maturare un radicato senso del dovere, un’appassionata dedizione verso gli altri ed un viscerale legame con la sua terra, l’Irpinia.

Fin dalla giovane età frequenta la Parrocchia di San Ciro Martire, legato in maniera profonda a colui che, successivamente, diventerà un importante punto di riferimento per la propria vita nonché la sua prima guida spirituale: il parroco don Michele Grella di Sturno, da sempre attento alla crisi morale e religiosa dei giovani.

Si diploma presso il Liceo Ginnasio Statale Pietro Colletta e, animato dalla propria naturale propensione verso il prossimo, intraprende gli studi presso la facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Napoli Federico II. Malgrado gli impedimenti e le difficoltà a cui lo costringono l’obbligata vita da studente pendolare nonché i drammatici eventi del terremoto del 1980, consegue il titolo di laurea in Medicina e Chirurgia nel 1983 e si abilita all’esercizio della professione medico chirurgica immediatamente dopo.

Subito dopo l’abilitazione comincia un’esperienza pionieristica di volontariato, insieme ad alcuni giovani medici, con la Misericordia di Avellino, prestando soccorso gratuito lì dove necessario. Tale esperienza lo segnerà profondamente dal punto di vista professionale, insegnandogli a fronteggiare emergenze di ogni tipologia e fortificherà la sua concezione di “cura” come “servizio totalmente disinteressato verso tutti”.

A novembre del 1983, profondamente colpito dall’evento della malattia della madre (che in seguito agli eventi del terremoto contrae una pericardite) e ispirato dalle figure del dottor Nicola Mottola e di suo figlio Gaetano (che diventerà suo maestro), supera il concorso per la Scuola di Specializzazione in Malattie dell’Apparato Cardiovascolare presso l’Università Federico II di Napoli. Consegue il titolo di Specialista nel 1986 dopo aver effettuato un’intensa attività di tirocinio senza percepire alcuna retribuzione, ma che lo lega indissolubilmente alla Cardiologia per sempre (in un’intervista successiva affermerà: “Lì ho deciso che Cardiologia sarebbe stata la mia vita”).

Dal 1986 al 1990 viene assunto come Assistente Medico con rapporto libero professionale presso la Casa di Cura Privata Cardiologica Montevergine di Mercogliano e, in contemporanea, dal 1987 al 1990 assume incarichi di medicina specialistica ambulatoriale presso strutture dell’ex Usl. Nel frattempo, nel 1988, sposa Teresa, sua compagna di una vita (fin dai tempi del liceo) con la quale avrà sei figli e con cui costituisce una famiglia solida, fondata su valori radicati come il rispetto, l’amore verso il prossimo, l’unità, l’attaccamento alle proprie radici. Insieme a Teresa, inoltre, conduce una vita pastorale intensa attraverso l’evangelizzazione, la pastorale familiare e quella giovanile, la preparazione di giovani coppie al matrimonio, l’assistenza alle famiglie in difficoltà, il supporto morale, ma anche materiale a strutture con impronta francescana che assistono ragazze madre e bambini orfani. In questo intenso cammino spirituale che Gennaro condurrà fino alla morte con la sua famiglia, egli sarà sempre supportato dalla guida della figura spirituale di don Michele Grella, ma anche di monsignor D’Alise (ex vescovo di Ariano e poi di Caserta) e monsignor Forte (ex vescovo di Ariano e poi di Avellino) a cui presterà assistenza medica, ma con cui, soprattutto, instaurerà un grande legame nella fede; nonché don Carmine Santoro (che sarà guida feconda e confessore premuroso nella seconda metà della sua vita e ne celebrerà i funerali) e numerosi altri sacerdoti della provincia irpina. È in questa profonda dimensione di fede che Gennaro Bellizzi innesta la propria professione di medico e decide di diventare Ministro Straordinario per poter elargire l’Eucaristia agli ammalati impossibilitati a recarsi in Chiesa. In tale coerente e sentita professione diventa un “Cristiano Adulto” come meravigliosamente lo definisce don Luciano Gubitosa.

Nel 1987 intraprende il percorso accademico per una seconda specializzazione in Medicina dello Sport presso l’Università Federico II di Napoli, animato da una perenne passione per lo sport e, in particolare, per il basket. Difatti svolge la professione di medico sociale (a titolo totalmente gratuito) della Scandone Avellino accompagnando la squadra (in cui, tra l’altro, gioca il fratello Mimmo) dalla serie D alla serie B di eccellenza.

Il 17 aprile 1990 è assunto, vincitore di concorso, presso l’Ospedale di Ariano Irpino come Assistente Medico della Cardiologia-UTIC, sotto la guida del dottore Domenico Felice Martino a cui lo legherà per sempre un rapporto di reciproca stima. In questo ambito, egli vede, letteralmente, nascere la struttura ospedaliera e matura, in maniera sempre più consapevole ed appassionata, il suo legame con l’Irpinia, ma soprattutto, con la città di Ariano. Difatti, malgrado molto spesso gli vengano proposte soluzioni più “comode” dal punto di vista logistico (come, ad esempio, un eventuale trasferimento ad Avellino, sua città di origine e dove si colloca la sua famiglia), egli preferisce affrontare, ogni giorno, un viaggio di 280 km, per poter raggiungere Ariano in quella struttura che si impegna, fin dal suo primo giorno di lavoro e sino all’ultimo istante della sua vita, a rilanciare, in una sorta di tacita promessa con la sua terra.

Egli assiste e partecipa attivamente alla trasformazione di un semplice reparto di degenza in un’unità operativa complessa all’avanguardia ed in grado di fornire assistenza alla più vasta utenza possibile.

Dal 1994 al 2003 diviene prima Aiuto e poi dirigente di I livello in cardiologia-Utic (dal 1998 con incarico di responsabile subarticolazione Utic). Nel 2003 e nel 2004 è Direttore facente funzione dell’Uoc Cardiologia Utic

Il 1° settembre 2004 diviene dirigente di II livello e direttore dell’Uoc cardiologia Utic a seguito di concorso pubblico con incarico quinquennale continuamente riconfermato con giudizio estremamente positivo, ruolo che rivestirà con impegno, dedizione e spirito di servizio ed abnegazione fino al giorno della sua prematura dipartita.

Gennaro Bellizzi, difatti, non riveste semplicemente il ruolo di primario, ma dedica tutto sé stesso affinché ogni singolo paziente della provincia possa ricevere le migliori cure possibili. Egli auspica che un territorio troppo spesso dimenticato o sottovalutato possa rinascere e divenire punto di riferimento nell’innovazione, cosicché, come spesso asseriva, “la povera gente possa vedere nell’ospedale di Ariano un porto sicuro presso cui approdare”.

Il reparto di cardiologia e terapia Intensiva cardiologica consta di 5 posti letto di terapia intensiva e 10 di subintensiva con 10 dirigenti medici di I livello, 16 infermieri professionali, 3 operatori sociosanitari. A più riprese e fino alla fine Gennaro Bellizzi definirà il reparto come “la sua squadra” a sottolineare il rapporto di completa fiducia, complicità, intesa ed affiatamento che negli anni riuscirà a creare con ogni membro del personale, mirato ad un’ottica di cooperazione al fine di assistere in maniera ottimale e compassionevole ogni singolo paziente. Fin dal primo istante egli gestisce la struttura ponendo particolare attenzione ai rapporti interpersonali, cercando di produrre motivazioni nello staff, soprattutto, in momenti estremamente complessi quali quelli della Pandemia da Covid-19.

Al fine di rendere la propria direzione professionale e coerente con le linee guida nazionali dal 1998 frequenta, quasi annualmente, corsi di gestione manageriale riconosciuti quali “la gestione Manageriale e l’organizzazione delle Asl ” indetto da Stoa’, “Management in sanità” indetto dall’Asl AV 1 e consorzio Arpa, “Management sanitario per dirigenti” indetto dall’Asl Av 1, “Forum di management e gestione delle strutture complesse di cardiologia” organizzato da associazione medici cardiologi ospedalieri e consegue il certificato di formazione manageriale per direttore sanitario e direttore di unità operativa complessa di aziende ed enti del servizio sanitario regionale (corso organizzato dalla Regione Campania).

Durante la sua esperienza di direttore non manca di fornire costantemente innovazione per incentivare l’interesse e la preparazione del personale, nonché per garantire servizi all’avanguardia che preservino e favoriscano il trattamento dei pazienti. Nel 2005, prima in Campania, su propria iniziativa, l’Uoc da lui diretta organizza un sistema di telecardiologia, in collaborazione con l’Aos Giuseppe Moscati di Avellino e con l’Uoc di Emergenza territoriale, con trattamento della sindrome coronarica Stemi sul luogo dell’evento, attraverso trombolisi preospedaliera e trasferimento immediato presso Emodinamica, con rientro del paziente nell’Ospedale di Ariano Irpino, a procedura avvenuta. Tale sistema viene sostanzialmente ripreso su scala regionale 10 anni dopo circa e, solo in tempi recenti, è stato adottato anche in Piemonte. Nel 2006 tale procedura è accolta in forma di progetto finanziato dalla Regione Campania con il nome “Diagnosi, trattamento precoce e trasporto assistito presso struttura specializzata del paziente con patologie cardiovascolari acute ai fini della riduzione della mortalità preospedaliera”. Di tale progetto, Gennaro Bellizzi viene designato responsabile e, grazie ad esso, vengono salvate centinaia di vite in tutto il territorio.

Nel 2010 l’Uoc Cardiologia Utic dell’Ospedale di Ariano Irpino riceverà, dall’Anmco Campania, la targa “Giovanni Maria Cataldi” per la capacità dimostrata nell’organizzazione di un sistema di telecardiologia per la gestione delle cardio-emergenze. Bellizzi promuove, soprattutto all’interno del reparto di cardiologia, un continuo aggiornamento delle pratiche cliniche, attraverso confronti estremamente frequenti ed interattivi. In generale, favorisce la costruzione di protocolli che coinvolgano anche altre strutture secondo i dettami di linee guida internazionali e pratiche di buona medicina e si avvale della consulenza, a titolo assolutamente gratuito, di eventuali pareri di professionisti provenienti da tutta Italia.

Spinto dal desiderio di una cooperazione proficua e di un innalzamento del livello di un organismo che, da sempre, percepisce come componente fondamentale per le persone e per il territorio, fornisce costantemente il proprio supporto a tutta la struttura ospedaliera, in un clima di reciproca cooperazione e stima con ciascun reparto e con gli amministrativi. Offre disponibilità per qualsiasi tipo di consulenza in ogni ambito. Contraddistinto da un innato spirito di collaborazione ed abnegazione, malgrado l’età critica e la possibilità di esimersi in quanto primario, non si tira indietro di fronte allo stato emergenziale e fornisce attività di servizio/guardia in area Covid nel 2020 per 18 ore, ponendo seriamente ed eroicamente a rischio la propria salute e la propria vita, ma non rifiutandosi mai di offrire “servizio” a chiunque ne avesse bisogno. Proprio di fronte alle proteste e allo spavento di una delle sue figlie, in un periodo così delicato quale la prima e la seconda ondata, affermerà: “Ho scelto di fare il medico per tutti, non solo per chi decido io”. Riesce, inoltre, con il garbo, la disponibilità e la galanteria che da sempre lo contraddistinguono, a instaurare rapporti di fiducia e reciproco rispetto e cooperazione con la medicina territoriale e, soprattutto, con i medici di famiglia.

Dal 2001 al 2016 svolge attività di consulente Cardiologo presso diagnostica Medica prima e presso la Casa di Cura Villa Julia a Mirabella Eclano poi, su convenzione con l’Asl di dipendenza. Dal 2009 fino al suo ultimo giorno di lavoro è componente di numerose commissioni e nuclei di valutazione per conto dell’ASL, tra cui l’Unità di Crisi “Fase preparatoria” del Piano di Maxiemergenza del PO di Ariano Irpino, la commissione giudicatrice fornitura sistema teletrasmissione e refutazione Remota Elettrocardiografica a supporto rete emergenze cardiovascolari Regione Campania, Nucleo di valutazione Accreditamento Istituzionale, Gruppo Provinciale Cot Avellino, Comitato Scientifico ECM, Team gestione Rischio Clinico, Nucleo operativo controllo PP.OO della nuova Azienda Sanitaria, commissione paritetica attività libero-professionale intramuraria, commissione prontuario terapeutico Aziendale.

Dal 2010 al 2014 è consigliere regionale Anmco Campania, di cui, dal 2012 al 2014, è vicepresidente regionale, attestazione che evidenzia la generale stima manifestata dalla popolazione medica campana nei suoi riguardi. Dal 2016 al 2020 è, in maniera alternata, presidente e componente di diverse commissioni concorsuali per dirigenti medici ad Avellino, nelle Marche, nel Molise ed in Campania.

Nel 2017 è Responsabile scientifico del Corso di formazione personale Rete Regionale Ima-Provincia Avellino. Svolge anche attività di docente di Cardiologia, dal 2015 al 2021, presso la Facoltà di Infermieristica dell’Università Federico II di Napoli prima e dell’Università Luigi Vanvitelli di Napoli poi. I suoi allievi maturano un profondo senso di stima nei suoi riguardi nonché una sincera gratitudine per la sua disponibilità verso i giovani aspiranti infermieri e, difatti, per molti di loro, egli sarà relatore in seduta di laurea.

Dal 2007 al 2019 è Direttore del corso di formazione Annuale organizzato da Asl-Av e Cardiologia Ariano Irpino, accreditato Ecm ”Nel cuore del Tricolle”, un evento scientifico di alto profilo che vanta l’assidua nonché disponibile partecipazione e le numerose attestazioni di stima ed ammirazione di personalità di spicco dell’ambiente medico-scientifico cardiologico ed emergenziale nazionale quali il prof. Fiorenzo Gaita di Torino, il prof. Gianfranco Sinagra di Trieste, il prof. Massimo Massetti di Roma, per citarne solo pochissimi. Tale evento cresce e si arricchisce, dal punto di vista numerico, organizzativo e divulgativo, di anno in anno con lo scopo di conferire lustro all’ambiente medico, culturale e territoriale arianese ed aggiornare, tramite il reciproco confronto, l’intera classe medica della Regione Campania. Gennaro Bellizzi coglie, tramite questa sua “creatura”, l’ennesima opportunità per rilanciare un territorio di cui, sempre di più, si sente figlio devoto. Nel 2019 è responsabile del progetto Holter ECG territoriale “Prevenzione morte improvvisa” e del Corso di formazione ASL-AV per Incarichi Emergenza Territoriale.

Dal 2018 al 2020 è Direttore facente funzione dell’Uoc Emergenza territoriale con circa 100 medici distribuiti fra le varie postazioni, compito che svolge sempre a titolo gratuito, ma perennemente ed unicamente spinto dal profondo desiderio di promuovere ed incoraggiare un territorio, troppo spesso, maltrattato o sottovalutato. In tale ambito sarà profondamente gratificato dalle parole di profonda stima nei suoi confronti di un personale emergenziale frequentemente provato nella fatica fisica e nei numeri. Nell’ambito dell’Emergenza territoriale si fa promotore del Protocollo Interaziendale per la Gestione dello STIE di Serino (AV), di intesa con la Centrale

Operativa regionale

Per 3 mesi circa nel 2020 dirige la Direzione Sanitaria del PO di Ariano Irpino, ancora e per l’ennesima volta a titolo puramente gratuito e con l’intento di creare un clima di cooperazione interno alla struttura, gestendo con particolare attenzione i rapporti interpersonali. Accetta tale oneroso ruolo, seppur già gravato dai numerosi impegni, con l’incondizionato spirito di servizio che, da sempre, lo contraddistingue e con il proprio disinteressato sostegno ad una struttura a cui dedica, ormai, ogni istante della propria vita, impiegando tutto sé stesso. Tenta di difendere eroicamente e ad ogni costo il presidio e la popolazione tutta in un momento estremamente delicato e critico quale la prima ondata dell’emergenza Covid-19, sacrificando la propria vicinanza fisica ai suoi cari a casa, ponendo spesso a rischio la propria salute fisica e mentale per preservare quella della popolazione arianese, trascorrendo perfino 48 ore consecutive all’interno della struttura.

Apprende e matura, durante la propria esperienza lavorativa, una particolare competenza (dal 1984) nelle tecniche ecocardiografiche e Doppler cardiaco, da quello transtoracico, al transesofageo, a quello da stress e nel campo della terapia intensiva cardiologica, comprendente l’impianto di pacemaker temporanei.

Nel 2020 è medico sociale, a titolo gratuito, della Società “La Pallacanestro Avellino” presso cui è allenatore suo figlio Antonio e in cui gioca suo figlio Matteo. Frequentemente accetta inviti presso trasmissioni televisive di interesse medico su emittenti provinciali e regionali per parlare, soprattutto, di prevenzione e per tentare di diffondere, in maniera quantomai capillare, le principali novità in ambito emergenziale e sanitario allo scopo di informare il più possibile la popolazione.

È relatore ad oltre 150 congressi/convegni Regionali e nazionali tra cui quelli organizzati dall’ANMCO Regionale, quelli organizzati dall’ANMCO Nazionale, i convegni Campus Cuore, solo per citare alcuni dei più importanti.

Nel frattempo, malgrado i numerosi impegni lavorativi in ambito regionale e nazionale, non dimentica la propria naturale propensione al volontariato. Difatti partecipa, insieme all’intero reparto, alle iniziative annuali ANMCO “Cardiologie aperte” allo scopo di accogliere e dare una risposta alle domande del territorio e non e stimolare la popolazione ad un controllo attento e scrupoloso della propria salute.

Inoltre, è socio fondatore, nel 2014, dell’Associazione “Amici del cuore” ad Ariano Irpino per cui profonde un impegno appassionato. Organizza frequentemente giornate di screening cardiologico gratuito, anche in giorni festivi, con il solo scopo di raggiungere ogni periferia nonché ogni singolo paziente dimenticato o spaventato. Difatti non rinuncerà mai al contatto diretto con i pazienti, forte di quella singolare empatia che caratterizza il proprio modo di intendere il mestiere. Partecipa, tra l’altro, ad attività di volontariato a titolo gratuito per l’associazione “Le Mani Sui Cuori”, effettuando visite di qualsivoglia sorta senza porre limiti numerici al quantitativo di pazienti da accogliere, ponendosi, come monito perenne, la frase del Talmud “Chi salva una vita, salva il mondo intero”.

Numerose sono le attestazioni di stima e gratitudine espresse dai pazienti attraverso spontanee donazioni di apparecchiature e presidi sanitari nel corso del tempo, nel tentativo di sostenere e migliorare una struttura che possa essere garante del diritto alla salute per ognuno.

Vicepresidente dell’Associazione “Controvento” ad Avellino, ennesimo espediente per tentare di ridisegnare un futuro per l’Irpinia e, soprattutto per i giovani e le persone in difficoltà, erige il documento “Next generation Irpinia”. In esso espone, in maniera meticolosa, i problemi dell’assistenza sanitaria in Irpinia a cui offre svariate e puntuali soluzioni. Oggi quel documento, come afferma Franco Festa, ha valenza di lascito e testamento per portare avanti un progetto vero e sentito, quello di Gennaro Bellizzi, da sempre e per sempre “orgoglioso di essere Irpino” come egli stesso asserisce continuamente.

Sogna e si impegna fino al giorno della sua scomparsa, in maniera totalmente disinteressata, per poter regalare alla sua Irpinia, alla sua Ariano, un territorio così vasto e le cui esigenze vengono spesso ignorate, i migliori trattamenti possibili. Afferma, senza ombra di dubbio, la necessità per un Dea di I livello quale quello di Ariano Irpino, di un reparto di Emodinamica e della Cardioncologia, realtà che richiede a più riprese, per cui spinge parte del personale alla formazione specifica e che, insieme al suo reparto, “la sua squadra”, è pronto ad affrontare con l’impegno e la dedizione di sempre, nonché con la più completa disponibilità volta a “far rinascere la propria terra” che ritiene meritevole di tale attenzione e a salvare più vite possibili. Custodirà e tenterà di perseguire tale sogno fino all’ultimo giorno della sua esistenza.

Gennaro Bellizzi, soltanto nei cinque anni dal 2015 al 2020 può contare, nella propria attività ospedaliera: 7600 consulenze cardiologiche di reparto, 6300 consulenze cardiologiche di altri reparti (di cui 100 nel 2020 in area Covid), 13000 visite ambulatoriali per esterni, 28000 ECG di base, 2400 ECG da sforzo, 11500 Ecocardiogrammi, 18000 Ecocardiogrammi e color Doppler cardiaco, 259 Ecocardiogrammi e Doppler da stress fisico/farmacologico, 850 Ecocardiogrammi transesofagei, 18000 Holter ECG, 650 Monitoraggi pretori delle 24 ore, 30 impianti di pacemaker temporaneo, 50 rianimazioni cardiopolmonari, 250 cardioversioni elettriche di aritmie ventricolari e sopraventricolari, 950 relazioni e consulenze telematiche richieste da 118 e altre strutture Asl attraverso il sistema di telecardiologia.

Incalcolabili, invece, sono gli episodi in cui, secondo testimonianza di medici, infermieri e persone, dopo intere giornate trascorse in reparto, Gennaro Bellizzi, finalmente pronto a tornare a casa, veniva improvvisamente fermato da qualcuno, posava la valigetta e ripeteva tra sé “Ancora uno” per poi tornare nella sua stanza e riprendere a lavorare.

Illimitato è il numero di volte in cui, a titolo gratuito, in maniera assolutamente disinteressata e spinto da un’innata compassione, ha speso la propria vita come servizio verso il prossimo, chiunque egli fosse ed ovunque si trovasse. Indefinibili sono le occasioni in cui, presso la sua dimora, è giunta una sua telefonata che avvisava la famiglia: “C’è ancora molto da fare, devo restare in ospedale”. Innumerevoli sono le attestazioni di affetto e, soprattutto, di gratitudine postume ricevute dalla famiglia da parte di pazienti, amici, colleghi, cittadini arianesi ed avellinesi.

Immensa è la malinconia che lascia nel cuore del Tricolle. Incessante sarà l’impegno di ciascuno di noi affinché il suo sogno per l’ospedale di Ariano Irpino si realizzi per far sì che la cura competente di ogni singolo individuo divenga priorità per il futuro di questa terra.

Smisurata è la testimonianza che ci regala e che, ogni giorno, sentiamo di dover portare avanti. In questi mesi Gennaro Bellizzi è stato definito con molteplici epiteti: galantuomo, gentile, irreprensibile, innamorato della sua terra, attento agli ultimi, orgoglioso di essere Irpino, disponibile con tutti, socialista con il Vangelo come guida, spirito generoso, padre amorevole, fratello presente, marito devoto, amico sincero, collega leale, medico compassionevole, avellinese appassionato … tutte definizioni giuste, in qualche modo, ma che possono descrivere solo parzialmente l’innata essenza di un uomo che, oggi, siamo fieri di definire, a tutti gli effetti, arianese.