"Lasciateci in pace, dopo averci distrutto per anni. E se proprio questa discarica deve essere messa in sicurezza, usate terreno vergine proveniente dalla Stazione Hirpinia che verrà realizzata ad Ariano in località Santa Sofia. Finiamola con queste favole che ci vengono raccontate da anni del terreno miscelato e della livellatura delle vasche." Una proposta questa formulata ieri sera anche dal consigliere comunale Laura Cervinaro e che oggi verrà trasmessa in conferenza dei servizi da parte dell'assessore alla sanità Carmine Grasso insieme al sindaco Enrico Franza e al dirigente dell'area tecnica Giancarlo Corsano.
E' sul piede di guerra il comitato di Difesa Grande, con uno dei sui esponenti simbolo Domenico Gambacorta residente a pochi metri da quel mostro che ha rovinato per sempre l'immagine di un territorio, come se non bastasse negli anni insieme alla sorella di sventura di nome Pustarza.
"Qualora dovesse riaprire la discarica - continua Gambacorta ex dipendente Asl oggi in pensione - non ci tireremo indietro e saremo di nuovo in prima linea. Qui non dovrà arrivare un solo grammo di rifiuti. Lasciatela come sta che forse fate meno danni."
L'argomento è ritornato prepotentemente alla ribalta ieri sera in consiglio comunale dopo l'approvazione di un deliberato dell'area tecnica comunale relativo al progetto e alle modalità per la messa in sicurezza della discarica e alla vigilia della conferenza dei servizi della regione Campania in programma oggi ad Avellino sulla quale si attende ora una nota ufficiale e chiara su questa amara vicenda da parte dell'amministrazione comunale.
Un consiglio comunale quello di ieri logorroico e noioso, interventi lunghissimi, a tratti ostacolato anche da problemi tecnici e scarsamente seguito dalla popolazione che si augura un ritorno immediato in presenza di queste sedute consiliari aperte al pubblico in sicurezza in un ambiente idoneo come ad esempio il palazzetto dello sport o il centro sociale. La tecnologia anche in politica lascia il tempo che trova, rispetto al faccia a faccia e al confronto visivo.
Una storia quella di difesa grande ben nota a tutti ma che spesso viene dimenticata
Una lunga e tormentata storia culminata nel 2004 con la grande lotta di popolo di Ariano e nel 2007, 10 anni fa con la chiusura definitiva della discarica decretata dalla legge, dopo anni di calvario, soprusi, promesse disattese e impegni non mantenuti.
Oggi a Difesa Grande anche gli animali al pascolo hanno ritrovato la loro pace, insieme agli abitanti. Una ferita che resterà sempre aperta fino a quando non verrà effettuata la bonifica.
Correva l’anno 2004, erano i primi giorni di marzo, freddi e interminabili che la città non potrà mai dimenticare quando ebbe inizio la grande mobilitazione.
L’epilogo di una battaglia partita da lontano, dopo impregni disattesi e promesse non mantenute. Giorno e notte in strada, sfidando tutto e tutti, con grande coraggio e determinazione pur di difendere a denti stretti la propria terra oltraggiata da una politica scellerata. Città sigillata in entrata e uscita, blocco di ogni attività, scuole chiuse e trasporti pubblici fermi. La comunità, orfana dell’amministrazione comunale, mostrò da sola i suoi muscoli. Chi non ricorda la grande tenda e la roulotte al bivio di Villanova, tra fuochi accesi e presidi. Movimenti, gente comune, bambini, adulti, anziani, donne temerarie, parroci, una forza umana senza precedenti nella storia arianese, riuscì a rispedire al mittente quei tir maleodoranti carichi di rifiuti, senza l’aiuto di nessun politico. Molti volti di quelle lunghe giornate tumultuose, da Cardito al bivio di Villanova, per uno strano scherzo del destino, non ci sono più tra cui Giovanni Maraia, Anselmo La Manna, Vincenzo Manganiello, che per quella vicenda hanno lottato con tutte le loro forze schierandosi in prima linea tra i manifestanti insieme a Giovanni La Vita, Guglielmo Ventre, Felice Vitillo e tanti altri.
Con la partecipazione straordinaria della Città, nel ruolo di se stessa, la lotta di popolo di Ariano, fece il giro del mondo, grazie al cortometraggio scritto e diretto da Giambattista Assanti, dal titolo, le campane di Sant’Ottone.
Tra la gente, nei luoghi della protesta, i due attori Vanessa Gravina e Giulio Scarpati. Un documentario puntuale e profondo che ancora oggi nel rivederlo suscita forte emozione.
Non verranno mai prese più in considerazione ipotesi di discariche su questo territorio ebbe a dire l’ex commissario all’emergenza rifiuti Corrado Catenacci e l’ex Ministro all’ambiente in visita ad Ariano, il compianto Altero Matteoli. E chi lo vide più.
Come se non bastasse, venne realizzata una seconda discarica gemella in quello stesso territorio, ma della bonifica neppure l’ombra. Una storia infinita quella di Difesa Grande che ne ha viste di amare sorprese nel corso degli anni. Il 19 giugno 2007 un provvedimento scellerato e assurdo, riaccende la tensione ad Ariano Irpino. Napoli è in ginocchio, la Campania di nuovo in sofferenza affogata dai rifiuti, la discarica arianese pur essendo interessata da un inchiesta da parte della magistratura, dovette purtroppo riaprire i cancelli, ma il calvario questa volta durò fortunatamente solo venti giorni dopo la presa di posizione dell'allora sindaco Domenico Gambacorta.
E’ il 9 luglio 2007 alle 19.30 l’ultimo vero giorno di Difesa Grande con la chiusura definitiva di quei cancelli decretata dalla legge.
La beffa, un anno dopo a pochi chilometri, in quello stesso fazzoletto di terra di una vallata già violata. E’ Pustarza, a Savignano Irpino, uno dei territori più belli della Valle del Cervaro a doversi sacrificare ancora una volta per salvare Napoli. Una brutta pagina nera anche qui, con lo stato che agisce contro stesso. Scontri, giornate ad alta tensione, feriti a colpi di manganellate, solo per un soffio la lotta non finisce in tragedia. L’ambientalista Anselmo La Manna venne pestato al casello di Grottaminarda da poliziotti di ritorno da Savignano e diretti a Napoli. Un gesto sul quale non si è fatto mai chiarezza, rimasto impunito, rispetto agli scontri culminati invece con una serie di provvedimenti giudiziari a carico della gente, in un processo svoltosi a Benevento. Come dire al danno anche la beffa per chi ha semplicemente lottato nel difendere un territorio, calpestato e offeso.