Strage bus. "7 anni dopo ricordo ancora quei corpi martoriati"

Il racconto del dottore Maurizio Abbenante: uno dei primi soccorritori sul luogo della catastrofe

strage bus 7 anni dopo ricordo ancora quei corpi martoriati
Monteforte Irpino.  

Ci arrivò in moto sul luogo della strage il dottore del 118, Maurizio Abbenante, uno dei primi medici che arrivò in quell’inferno di lamiere e morte sotto il viadotto di Acqualonga, esattamente sette anni fa, sotto l’A16 che divenne improvvisamente nota alle cronache di mezzo mondo per la strage del Bus. 37 morti sul colpo, altre due persone persero la vita poco dopo, e otto miracolati, la maggior parte bambini.

La guerra in Kosovo, il terremoto dell'ottanta in Irpinia e quelli de L'Aquila e San Giuliano di Puglia. Tutte situazioni di emergenza rossa, tragedie, tutte storie di morte e dolore che Abbenante ha vissuto in prima linea. Eppure negli occhi di Maurizio Abbenante ci sono ancora quelle persone che ha dovuto estrarre, una ad una, dalle lamiere del pullman caduto dal viadotto dell'A16 a Monteforte Irpino. Nella sua mente ci sono ancora i lamenti e le lacrime dei bimbi che cercavano disperati i loro genitori. Oggi come sette anni addietro, il medico del 118 ricorda il suo dolore nel provare a salvare vite in quell’inferno di morte e dolore. Nella sua voce tremante si sente ancora la voce di quella ragazza che era riuscito a salvare e che poi, è morta mentre saliva in ambulanza.  “Mi diceva: "Maurizio ti prego tirami fuori, non ce la faccio più". Ce l'avevamo fatta, l'avevamo estratta dalle lamiere e già sistemata sulla barella. Ma, mentre saliva in ambulanza è andata in arresto cardiocircolatorio ed è morta - racconta Abbenante -“. “E’ stato tremendo  - ricorda - ci implorava di salvarla. Ma le sue ferite erano troppo serie, troppo gravi, Noi sanitari abbiamo provato a salvarla. Inutilmente, Proprio mentre la trasferivamo in ambulanza il suo cuore si è fermato. E’ stato un momento tremendo”.

Dottore Abbenante cosa ricorda di quella sera?

"Io ero a casa, abito proprio a Monteforte. Mio figlio mi avvisò che qualcosa era successo, di molto grave. Subito venni a sapere che l’autostrada era bloccata ed erano tante le persone che si erano riversate in strada. Decisi di prendere la moto e correre. Vivendo in paese, non lontano dal luogo dell’impatto al suolo del bus, e percorrendo la strada “normale” quella via paese, mi sono subito imbattuto nel luogo della strage. Un ricordo che non mi abbandonerà mai più.

Cosa ricorda?

In quel momento, è arrivata la chiamata dalla centrale operativa del Pronto Soccorso per un grave incidente sull'autostrada, e non 'sotto' il viadotto come era in realtà. Ecco perché i primi soccorsi sono arrivati sull'A16.

Quali sono le prime immagini che le vengono in mente?

Nella stradina dove è caduto il pullman c’erano i vigili del fuoco, e due ambulanze di Avella, che hanno portato via i primi tre bambini che siamo riusciti a soccorrere.

I bambini, cosa ricorda di loro?

Incredibile come fossero riusciti ad essere sopravvissuti e ad essersi liberati da quell’inferno di lamiere. Ancora non mi spiego come siano riusciti a salvarsi.

Poi cosa ha fatto?

Mi sono messo subito a lavorare con i caschi rossi. Era una catastrofe senza precedenti. Il pullman era senza il 'tetto' e girato su un fianco. In poco tempo siamo riusciti a rispondere alle richieste di aiuto dei feriti.

Qual è stata l’immagine più dolorosa?

Abbiamo provveduto anche a recuperare i cadaveri e ci siamo resi conto che erano quasi tutti di giovani persone. E’ stato scioccante e dolorosissimo.

Quei corpi martoriati, ammassati, sono una immagine che mi accompagnerà per sempre.