Quella lettera, Donato Ragosa infermiere del Moscati, l'ha spedita da Avellino, dopo l'ennesimo turno di lavoro affrontato tra mille rischi ai tempi della Pandemia e l'ha indirizzata al Premier Conte e al ministro Speranza, perchè i sanitari non vengano dimenticati, una volta superata l'emergenza sanitaria da coronavirus. Si chiama Donato Ragosa l'infermiere di Montoro, in forze al reparto di rianimazione dell'ospedale San Giuseppe Moscati di Avellino, che sensibilizza pubblica opinione e governo sul tema della stabilizzazione dei precari. "Proprio l'emergenza coronavirus - spiega Ragosa -, ci insegna il valore assoluto della pubblica assistenza. Ad oggi non ho ancora ricevuto risposta, ma voglio condividere il contenuto di questa missiva per far ragionare tutti su quanto accaduto e su cosa fare per il nostro futuro.
Di seguito la missiva:
"Mi chiamo Donato Ragosa e sono un infermiere che lavora in uno di quei reparti considerati di “prima linea”, con precisione nel reparto di Rianimazione Covid dell’ Azienda Ospedaliere Moscati di Avellino.
Quando ho ricevuto la chiamata da parte dell’Azienda Ospedaliera Moscati, ho accettato immediatamente perché, per me come per altri giovani colleghi, è stata come una chiamata alle armi a cui bisognava rispondere “Presente”, siamo professionisti che anche in un periodo così difficile, infaticabili, non ci siamo mai risparmiati per il bene della collettività. Non ci siamo mai lamentati della fatica, non abbiamo dimostrato cedimenti neanche quando lo sconforto ci assaliva.
Abbiamo combattuto e stiamo ancora combattendo una guerra che non abbiamo ancora vinto purtroppo, contro un nemico invisibile, un virus "bastardo" che non risparmia nessuno. Per noi infermieri, chiamati per l’emergenza Covid, è stata un’esperienza nuova e forte, che ricorderemo per tutta la nostra vita: con i medici, i colleghi infermieri “anziani” e gli operatori socio sanitariabbiamo condiviso le paure, le lacrime per ogni decesso che veniva visto come una sconfitta, ma allo stesso modo abbiamo condiviso la gioia per la guarigione di ogni singolo paziente.
Egregio Presidente Conte, il 25 marzo 2020 ha detto “Noi non ci dimenticheremo di voi”, e proprio gli infermieri a cui Lei fa riferimento, hanno combattuto in una situazione di “precariato”. Signor Presidente e Signor Ministro, spero solo che alla fine di questa “guerra” non verremo congedati con una pacca sulla spalla, posso solo dire che, da bravi “soldati”, la nostra STABILIZZAZIONE l’abbiamo conquistata sul campo di battaglia.
Voglio citare la frase di una canzone di Morandi, Tozzi e Ruggeri “Si può dare di più senza essere eroi", Noi l'abbiamo fatto e continueremo a farlo, fatelo anche voi altrimenti abbiamo perso per l'ennesiva volta"