Coronavirus, dopo l'emergenza sanitaria l'Irpinia guarda al futuro, alla ripartenza, e sono migliaia i piccoli imprenditori in affanno. La chiusura imposta, necessaria per bloccare il contagio da Covid-19 ha innescato il dramma lavoro, quello di chi è un autonomo, alle prese con costi e tasse da affrontare, nell'emergenza piena di un Paese che pensa a rialzarsi. Sandro Lauri, proprietario del locale Beviamoci Sù di Atripalda dà voce a centinaia di esercenti che hanno deciso di riunirsi in questa fase per chiedere aiuti concreti. "Non chiediamo fondi, ma strategie concrete di ripresa per poter riaprire. Pensiamo alle tasse, i costi, le esigenze delle nostre attività. E' impensabile pensare che prestiti o incentivi minimi possano funzionare. La nostra emergenza è pari a quella sanitaria. La crisi morde. Dopo 50 giorni c'è chi ancora non ha ottenuto il sostegno dei 600 euro. E poi sono tante altre le promesse, i famosi 2000 euro calibrati su fatturati che, carte alla mano, a nulla servono. Chiedo a De Luca e al premier Conte di ascoltarci, come esseri umani. Non siamo numeri, ma persone che vogliono ripartire ma che chiedono di poterlo fare realmente. Da soli non ce la faremo. Non vogliamo doni, ma strumenti che possano servire, davvero, a farci ripartire. Siamo pronti ma questa è una guerra. I proclami non servono, ma urge una strategia economica, strutturata su strumenti legislativi, detassazione e agevolazioni che ci consentano di riaprire le nostre attività".
"Noi commercianti da soli non ce la faremo. Subito aiuti veri"
Lauri: io, piccolo imprenditore alle prese con la crisi. Vogliamo ripartire ma servono soluzioni
Atripalda.