Sono deserte le strade di Ariano, dal centro alle periferie. Si esce solo per andare a fare la spese, chi può permetterselo chiaramente, non essendo tutti dotati di mascherine, si esce per andare in farmacia o portare il cane a spasso sotto le proprie abitazioni.
La gente è in casa e mai come in questo momento sta riscoprendo il senso vero di sentirsi famiglia. C'è chi si diletta ai fornelli, chi legge e chi ritrova al telefono amicizie perse nel tempo. Uniti dallo stesso dramma si va avanti, nella speranza di superare insieme e al più presto questo difficilissimo momento.
Si resta incollati alla tv e ai social. Si attende con ansia l'arrivo di un bollettino sanitario da parte dell'Asl, quasi sempre a tarda sera, spesso drammatico ma qualche volta anche rassicurante, come nella serata di ieri, che ha fatto registrare zero contagi.
Ad Ariano non appartengono le scene viste ancora in Campania, di irresponsabili. Non esiste tutto questo. Lo si deve ai controlli ben organizzati ma soprattutto al grande senso di responsabilità, maturato ancora di più dopo quella voce inquietante al megafono di restare tutti a casa. Un orientamento che prima di tutti, anche di un decreto lo avevano già trasmesso i giovani, i titolari di locali pubblici. Sono stati loro ad intuire per primi la gravità del problema e a chiudere dolorosamente bottega.
E' una città ferita, il tricolle che come in altre lotte di popolo si sente oggi unita e determinata. E lo è in questo momento particolare con il cuore, accanto agli ammalati, a chi lotta in un letto d'ospedale fuori dalle proprie mura, alle famiglie di chi non ce l'ha fatta che non hanno più potuto abbracciare o baciare un proprio caro e chi è tornato a casa, tra le lacrime di un marito, di una moglie, di un figlio. Nessuno ha acquistato un virus in una festa o in un bar per regalarlo agli altri. Nessuno avrebbe mai voluto tutto questo. E' un dramma che accomuna tutti e allo stesso modo. Tutti siamo esposti.
La speranza è di uscirne insieme, da questo tunnel coraggiosamente, prendendoci per mano e istituendo ovunque una grande festa che possa coinvolgere tutti: quella dell'abbraccio.