Covid-19: primo paziente a casa, dimessa 59enne dal Moscati

Una lieta notizia per Ariano. Il Vescovo: "Restiamo a casa e investiamo nelle relazioni"

covid 19 primo paziente a casa dimessa 59enne dal moscati

Guarita una donna. A distanza di 16 giorni la lieta notizia che restituisce speranza in un momento così triste e doloroso per tutti...

Ariano Irpino.  

E' tornata a casa dopo le cure prestate al Moscati di Avellino la moglie del medico di Ariano Irpino. Si tratta del primo paziente del tricolle che era giunto al pronto soccorso, il pomeriggio di giovedì 5 marzo 

59 anni, la donna accusava febbre e sintomi respiratori. Ad accompagnarla era stato direttamente il marito. Successivamente per motivi di sicurezza il pronto soccorso venne chiuso. Un'infermiera, un'anestesista e un'autista di ritorno da un trasferimento finirono in isolamento fiduciario nelle proprie abitazioni e il resto degli operatori anche loro in quarantena. Un secondo ingresso sempre nel pronto soccorso di un altro paziente giunto in ambulanza determinò poi un lungo blocco protrattosi per giorni, tra disagi e scontri al veleno.

La paziente venne trasferita al Moscati di Avellino da un'ambulanza del 118 con tutti i dispositivi di sicurezza necessari adottati dai sanitari. Dopo qualche giorno il tampone inviato al Cotugno di Napoli risultò positivo. Stessa sorte per il marito sottoposto al test a domicilio. Negativo invece l'esito per il resto dei familiari. 

E oggi a distanza di 16 giorni la lieta notizia che restituisce speranza in un momento così triste e doloroso per tutti, a partire dalla sfortunata famiglia, che sta ricevendo numerose attestazioni di affetto e solidarietà. 

Una notizia che arriva nel primo giorno di primavera. "Una piazza deserta, una città attonita, ma questo silenzio, ci deve spingere ancora di più non solo a rafforzarci in quel necessario e sincero bisogno di sentirsi una comunità ma anche di dare ascolto a tutte le indicazioni che ci vengono trasmesse." Sono le parole del Vescovo Sergio Melillo rivolte agli arianesi e all'intera diocesi. "La situazione è difficile e non ci resta che restare tra le pareti domestiche. Ho visto anche qualche rondine, ed è un segno di speranza. Una preghiera per l'intera comunità arianese e diocesana. Penso agli ammalati e ai tanti lutti tra cui anche quello che ha investito la nostra chiesa con la perdita del carissimo don Antonio Di Stasio. Con la primavera inizia una nuova fioritura, come di ricorda il profeta Geremia. Abbiamo bisogno di investire nelle relazioni e di starci accanto e di ritrovare anche nel chiuso delle nostre case, nella parola e nel dialogo, l'offerta di solidarietà vera."