Coronavirus."Ho la febbre sono solo a Codogno contro la paura"

La storia dell'irpino Giacomo: aspetto il test. Ma non si deve scatenare la paura e l'odio

coronavirus ho la febbre sono solo a codogno contro la paura

Il giovane di Lauro:serve una riflessione seria sul senso civico e di solidarietà. Mi stanno chiamando in tanti.Questo mi conforta e mi da speranza e forza. Ho preso medicinali e la febbre è scesa. Due miei alunni sono positivi al test, ma stanno ben

Lauro.  

Qualche linea di febbre, antipiretici assunti tempestivamente, che fortunatamente stanno facendo effetto e l’attesa del tampone, del test a casa. Giacomo Corbisiero, 37 anni di Lauro, fa l’educatore all’Itas «Tosi» di Codogno e da ieri è sottoposto a quarantena nella sua casa lodigiana. La psicosi del Coronavirus cresce. Due suoi studenti sono risultati positivi al Covid-19. Il secondo studente è risultato positivo questa mattina al test. Oggi per Giacomo la comparsa della febbre, tra qualche paura e decine di telefonate dall’Irpinia. Il giovane educatore sta trascorrendo le ore chiuso nel deserto della paura della zona rossa di Codogno.

"Ti svegli e il termometro segna, inesorabilmente, 38.1. Paura, panico e preoccupazione - racconta Giacomo anche sul social network -. Sto vivendo in isolamento domiciliare.Ho chiamato il 112, il numero verde. Ho dovuto far leva su tutta la pazienza, la calma e la saggezza che credo di avere.

Cosa mi porto da questa paradossale esperienza? Una grande prova di maturità. Questa è la più grande prova che stia affrontando. Perché invece di lasciarmi andare ad isterismi e attacchi di panico, cerco di dare sfogo alla razionalità e al buon senso. Passerà. Adda passà 'a nuttata. Cmq la febbre sta scendendo".

Giacomo Corbisiero vive da 14 anni nel basso Lodigiano. Dal suo terrazzo, che si affaccia in via Pascoli, vede solo tetti e camini fumanti. “La sera è davvero spettrale Codogno, vivo in una zona cinturata dalle forze dell’ordine, dove restano aperti solo due supermercati e le farmacie, tra scaffali vuoti e code chilometriche - racconta raggiunto al telefono -. Oggi mi hanno consegnato la spesa, ma la solitudine forzata scorre nel clima spettrale di un paese che si scopre isolato dal mondo, mentre si sprofonda nel terrore”. Giacomo riflette su cosa stia significando lo scorrere delle ore tra la psicosi collettiva.

«Chi entra non esce più: giusto che sia così. Qui ci si è affidati al senso civico delle persone, ma a quanto pare è stato fallimentare. Qualcuno ha deciso di allontanarsi portando la paura anche altrove - spiega -. Ma è anche comprensibile che in queste occasioni la paura prenda il sopravvento. Come sto passando il tempo? Innanzitutto cerco di non accendere la tv, di leggere, sentire musica. Ma ribadisco: la quarantena è una scelta giusta. Di certo avrò tempo per riflettere. Farò il tampone tra questo pomeriggio e domattina. Sarà difficile aspettare il responso del test da solo. Ma invito tutti a riscoprire un minimo di umanità. La paura del Coronavirus mi auguro insegni a tutti a riscoprirsi più civili, solidali, umani”.