Storie di abbracci incredibili, di sciarpe lunghe chilometri, di forza, speranza e solidarietà. Il viaggio continua ogni giorno, di storia in storia, di volto in volto. Sullo sfondo l’abbraccio, che è metafora di condivisione ed accoglienza del disagio e dolore profondo. Questa è la storia di un’odissea, che sempre ogni giorno vivono tante persone che si ammalano di cancro. Le donne e il cancro al seno. E l’unica arma possibile che resta è la prevenzione.
Grazie al dottore Carlo Iannace l’esercito delle donne Amdos e Amos, un fiume rosa sempre più forte, portano le giornate della prevenzione in paesi vicini e lontani, nei luoghi dove tante donne vivono affanni continui di vite in salita e in cui sempre più spesso tralasciano la cura di se stesse. Stiamo parlando di buone e necessarie pratiche di controllo nel più dei casi salva vita. Preso in tempo e curato il cancro al seno molte volte volte non uccide. “Di cancro non si muore” è il motto, l’inno alla vita che sempre più volontarie volenterose e combattive, professano. Un concetto ancora non ben chiaro alle più, ai più che possono grazie alle donne in rosa avere gratis e vicino casa screening completi. Le giornate di prevenzione con screening gratuiti messi incampo da volontari e volontarie che sotto il grande mantello cucito con amore e tenacia dalle donne Amdos e Amos, sono l’unica arma di salvezza. E così chi si cura o vive una sofferenza entra nelle rete e si mette in marcia in moto. Come la dottoressa Annamaria Mongillo, dell'Amdos Grottaminarda. Sannita d’origine, viene da Puglianello, e medico di base a Napoli è una di loro. Segni particolari? Il suo sorriso e i suoi abbracci. Oltre a fare volontariato è un medico che crede e pratica assistenza psicologica per i pazienti. “Sono stata malata, ho perso la mia amica del cuore. Quando ho perso la mia amica di una vita, la mia Amica Geniale, il mondo mi è crollato addosso. Ma di quel dolore ho fatto energia buona e mi sono impegnata per far sì che altre donne riescano sempre prima a capire se c’è quello che noi chiamano “il problema” - spiega -“. Anche lei tesse sciarpe rosa per l’otto marzo e la sfida delle donne Amdos e Amos di riuscire a creare un tessuto prezioso che racconti, con quei pezzi preziosi di lana e cotone fatti a mano di tutte le tinte del rosa, cosa significa stare insieme per vincere il cancro. Saliranno tutte insieme sul treno per arriva a Lioni e raccontare l’eccellenza della cura preventiva del cancro al seno.
Non si ferma mai Mongillo nel lavoro e pure riesce a raccogliere sciarpe in giro da aggiungere alla raccolta nei paesi sanniti e nel napoletano. Anche lei guerriera sorridente è riuscita a fare della sofferenza una buona pratica d’amore e vicinanza.
“Carlo Iannace è il mio Doc, lo chiamo così. E’ un professionista di primo rango. Lo chiamiamo mani d’oro. Le sue mani hanno salvato vite e continuano a farlo. Ma oltre il medico c’è l’uomo, la persona. La sua bravura è nello stabilire un rapporto unico con la paziente. Ti rassicura e ti indica il percorso. Spaventarsi, quando il modo ti crolla addosso, nei fatti, non serve. La prima fase è quella della razionalizzazione. C’è un prima e un dopo. La paura di tutte e tutti è quella di pensare al peggio, ma essere una volontaria aiuta prima di tutto te stessa, non solo a donare conforto e comprensione a chi soffre come te, ma ti da la gioia grande di poter prevenire, in alcuni casi, “il problema”. Ruotano tante cose intorno a questa esperienza. Sentimenti molto forti, che impariamo a gestire nella migliore maniera possibile: energia positiva e contagiosa di cura, assistenza e amicizia sincera. Molte volte scherziamo con il nostro Doc e gli diciamo: sei virale, sei un virus, ci hai contagiate tutte con la forza della rosa, della speranza e dell'impegno!”.