Nel percorso 2.0 delle aree interne e dei suoi vini, che come detto mette accanto l'esigenza di una qualità sempre maggiore e di chi quei vini sappia raccontarli a una platea sempre più vasta era fondamentale creare anche un percorso accademico a dare autorevolezza al settore.
L'Università del Vino di Avellino, ovvero il corso di laurea in Viticoltura ed Enologia della Facoltà di Agraria della Federico II di Napoli.
Numero chiuso a 60 studenti, sempre raggiunto e iscritti che non arrivano solo dal territorio, Irpinia e Sannio dunque, ma anche dalla Puglia, dalla Sicilia: insomma un'eccellenza del sud.
Un'eccellenza che ci ha raccontato la docente di enologia, Angelita Gambuti, partendo da un'analisi sul momento attuale del vino nelle aree interne: “Sicuramente c'è una maggiore attenzione per il vino e per le sue declinazioni sul territorio, questo anche all'ottimo lavoro fatto dalle aziende. Varietà che prima erano sottovalutate, mi riferisco ad esempio alla falanghina, oggi invece rappresentano marchi importantissimi e questo grazie al grande sforzo che è stato fatto”.
Ma è una crescita che è solo agli inizi, perché gli spazi ci sono e l'orizzonte è appunto rendere il vino una sorta di baluardo del territorio. Come? Con la qualità e con la formazione: “Oggi – dice la professoressa Gambuti – la formazione è fondamentale per la crescita, prima sul territorio e poi allargando gli orizzonti. Oggi i nostri iscritti vengono da famiglie storicamente legate a questo settore, per la maggior parte, ma l'obiettivo è rafforzare ancora di più il legame con il territorio, formando figure che nobilitino i nostri vini”.
Perché fare della aree interne un'eccellenza del vino, che crei ricchezza non solo con le vendite, ma anche attraendo turisti è una sfida tutt'altro che utopica: “Più si ha l'opportunità di andar fuori e più ci si accorge che Sannio e Irpinia non hanno nulla da invidiare ad altre terre più conosciute: sono stata recentemente nella Rioja, in Spagna, e noi non abbiamo nulla di meno. Certo, c'è da rafforzare la nostra immagine di territorio e qui l'Università gioca un ruolo fondamentale: servono competenze, nelle aziende, di certo, per raccontare, comunicare il vino e il territorio, ma anche nelle istituzioni, che devono rafforzare i servizi per agevolare il settore”.