La ludopatia è un male endemico. Lo sapete bene. E i numeri – purtroppo – non fanno che confermarlo. La dipendenza dal gioco d’azzardo è un problema diffuso, favorito sicuramente dalle innumerevoli aperture di centri scommesse, sale slot o oscure agenzie. Spuntano ovunque.
E’ difficile contare quante agenzie di gioco o sale slot ci siano ad Avellino e provincia. Il giorno dopo ne aprirà un’altra.
«Ma tanto non costa nulla». Questo è quello che mi sono sentito dire da un giocatore professionista.
Non costa nulla, forse, nel momento in cui si gioca sporadicamente. Costa (e come) quando ci si ritrova le tasche vuote e si è costretti a prendersela con il destino baro (ci vuole), e crudele.
Sono stato per un po' in uno dei tanti centri scommesse di Mercogliano. A volte si trovano a 10 metri di distanza. Uno dopo l’altro.
Sabato e domenica? Strapieni di gente.
Vi racconto cosa ho visto. C'è un paradosso: si respira aria di disperazione mista a convinzione.
Chiunque, infatti, è sicuro di poter vincere. Fino a quando perde.
«Questa è la volta buona, gioca».
C’è chi spende 20 o 30 euro in un’infinità di carta che chiama “bollette”.
C’è chi punta tutto (“per l’ultima volta”… forse) sulla partita virtuale: l’incontro tra due squadre casuali giocato direttamente da un computer.
Chi invece punta i suoi due euro ed esce dopo pochi minuti.
Un po’ più appartati, nella penombra, si notano i giocatori di slot. Forse i più assidui. Abbonati anche alla disperazione. Sicuramente i più soli.
«Ma che bello ‘sto rumore di monetine».
Sì, un’immensa cascata di felicità. Saranno in tutto 30 euro ma per oggi va bene. Chissà quanti ne hanno spesi prima di raggiungere questa estasi da monetine. «Che soddisfazione...».
C’è chi riscuote la vincita del giorno prima e non aspetta un attimo: punta subito una parte sui cavalli, sulle partite della sera, su campionati in cui giocano squadre con nomi impronunciabili, che non avevo mai sentito prima.
Ma il problema più grave, quello che ormai è quasi diventato un’abitudine resta uno: la totale indifferenza nei confronti dei tantissimi minorenni che scommettono sostenendo la filosofia del “tanto non costa nulla”. La voglia di vincere è troppa e via con le slot. Bestemmie. Sono in una vera trance agonistica. Si affidano a un pizzico di speranza (quella non manca mai, è il motore delle scommesse).
Non costa davvero nulla prendersi qualche minuto per ragionare. Non costa nulla viversi la vita, possibilmente fuori da un centro scommesse.
E invece. «Finisco gli ultimi 20 euro e me ne vado».
Spesso diventa un’ossessione. Si convive insieme alla convinzione di poter finalmente vincere qualcosa. I danni alla salute (nei casi più gravi anche fisica ma soprattutto mentale) che provoca la malattia per il gioco possono apparire meno evidenti rispetto a quelli provocati dall’alcool o dalle droghe. Ma non meno dannosi. Soprattutto per i giocatori con famiglia. E capirete il perché.
I dati Istat sul gioco d’azzardo nel 2016 parlano chiaro. In Italia sono stati spesi oltre 95 miliardi di euro, circa 3mila euro al secondo.
La cosa più preoccupante è che ci sono più di un milione e 200mila studenti italiani (di età compresa quindi tra i 14 e i 19 anni) che si affidano a scommesse sportive, gratta e vinci e slot machine.
Ma perché si inizia a giocare? Innanzitutto tra i ragazzi, sono la curiosità e la voglia di avere soldi “propri” che spingono ad entrare in un centro scommesse. E a sperare che si vinca qualcosa di grosso magari.
Sicuramente invece, nel caso degli adulti, bisogna considerare almeno tanti fattori. Quello principale – sembra strano ma non lo è - è la crisi economica. E infatti la febbre del gioco è più diffusa nei paesi poveri. Come l'Italia di questi anni.
*Giuseppe Forino
*Studente del Vivaio di Ottoipagine, il corso di giornalismo multimediale organizzato nell'ambito dell'iniziativa scuola/lavoro