di Pietro Ferrante
“Studente-lavoratore”, è questa la realtà. Farina, acqua, sale e lievito le prerogative per il fine settimana. Libri ed esami dal lunedì al venerdì. Ebbene sì, mi ritrovo a dover affrontare una situazione comune: coinvolge un gran numero di giovani. A ripensare alle vecchie abitudini, quelle di un ragazzo del liceo.
Chi avrebbe immaginato di ritrovarsi ad alternare 100 grammi di farina a 100 pagine di Dante? Certo non io.
Per un bambino il mestiere di pizzaiolo è affascinante e non poco. Guardare i bambini, mentre impasto la pizza, con gli occhi curiosi e le facce incantate: quasi fossi Babbo Natale pronto a riempirli dei doni che hanno così tanto atteso.
Cominciai per gioco. Avevo 17 anni e a breve un esame di maturità da affrontare. In trattoria, dai miei, il mio sguardo era spesso rivolto a quel forno che pian piano mi ha ipnotizzato, facendomi suo. Non è mai stato il mio sogno e ancora oggi non lo è. Studio per questo.
Al liceo rimasi affascinato dalle letture dei classici che ancora oggi mi accompagnano nel cammino universitario. Frequento la facoltà di lettere dell'università di Fisciano. Questa sì che è stata una mia scelta. Questo sì che è il mio sogno.
Oggi però mi rendo conto che è assai difficile entrare a far parte di un circuito lavorativo che appaghi al massimo le aspettative di ognuno. Bisogna reinventarsi. Io l'ho fatto, lo sto facendo col mestiere di pizzaiolo, con piacere ma con un'altra speranza nel cuore magari più vicina al mio percorso universitario.
Il pizzaiolo è un hobby per me. Sì. Mi piace considerarlo un hobby e non un vero e proprio lavoro. Fortunatamente coltivo questa mia “passione” in un ambiente familiare dove mi permettono il lusso di vivere comunque la mia vita da giovane. Mi sento quindi relativamente occupato e soltanto il fine settimana.
L'ho già detto: ho iniziato quasi per gioco. Affascinato dall’odore della pasta e delle pizze appena sfornate. Non nascondo in alcun modo la mia soddisfazione a ogni sorriso lanciatomi da un cliente. Una strada questa che ora sto momentaneamente percorrendo e che è piena di cartelli raffiguranti enormi punti interrogativi.
Intanto studio. Affascinato stavolta non dall’odore della pasta ma da quello delle pagine dei libri. Per non dimenticare quelle che sono davvero le mie speranze.
Sono tantissimi i giovani che esercitano la “professione di studente-lavoratore” e alcuni lo fanno davvero per serie necessità. A loro va il mio pieno e personale rispetto.
«Ragazzi - mi sento di dire - sono uno di voi. Siamo un equipaggio di una barca spesso sballottata fra un presente incerto e un futuro da definire, ma ad andare a fondo proprio non ci penso. E spero non lo facciate neanche voi».