Vittoria e prestazione. La speranza di Pasquale Marino alla vigilia dell’inizio della sua avventura sulla panchina della Salernitana era chiara: partire col piede giusto e dare alla squadra poche certezze ma solide sulle quali poggiare le speranze salvezza. La prima finale con il Sudtirol non solo ha permesso alla squadra granata di restare aggrappata alla bagarre salvezza ma anche di ritrovare certezze, superando l’ostacolo con una prestazione più che sufficiente.
Un richiamo al senso di responsabilità, all’orgoglio e al carattere era arrivato nel ritiro prepartita da Danilo Iervolino. Parole che hanno lasciato il segno quelle pronunciate dal patron della Bersagliera. In campo però la squadra ha risposto nel miglior modo possibile. Anche grazie al rendimento della spina dorsale granata che ha sorretto la squadra nel momento di massima difficoltà. A partire da Gianmarco Ferrari, capitano e protagonista di una prestazione sontuosa. Non solo il gol del 2-0 e la traversa colpita dopo lo spavento firmato Pietrangeli. Lo stopper è stato il leader di un pacchetto difensivo che ha retto soprattutto nel finale al ritorno fisico e spigoloso del Sudtirol. E quando nel recupero è arrivato un pericolo verso i pali granata ci ha pensato Oliver Christensen a salvare con i guantoni sulla conclusione di Mallamo.
Importante anche il ritorno in mezzo al campo di Lorenzo Amatucci. Il regista si è ripreso la cabina di comando dopo la squalifica con la Juve Stabia ed è stato determinante soprattutto in fase di non possesso. Senso di posizione e soprattutto lettura tattica hanno permesso di disinnescare più volte i pericoli arrivati dalle corsie degli ospiti. Tre certezze per un finale di stagione da vivere con il cuore in gola: la Salernitana riparte.