“Possiamo farcela”. Poche parole negli spogliatoi. Pasquale Marino ha preferito far parlare il campo nel suo inizio di avventura sulla panchina della Salernitana. Intensità, velocità ma soprattutto la richiesta di un gioco offensivo. La scelta della società di affidarsi al 62enne siciliano parte proprio dalla volontà di tentare il tutto per tutto per la missione salvezza con un gioco più arioso, uno “shock tecnico” rispetto all’era Breda. Idee da confermare sul campo, dopo un primo allenamento vissuto col piede schiacciato forte sull’acceleratore.
In carriera, il 4-3-3 è stato il modulo predefinito per Marino, seppur adattandolo anche al 3-4-2-1 proposto al Bari prima di passare al tridente. Un’idea tattica con la quale la Salernitana aveva impostata la prima parte di stagione prima dell’esonero di Martusciello. Ora si potrebbe ripartire dalla linea a quattro, dettata anche dalla necessità per l’infortunio di Bronn che obbligherà a gestire Ferrari e Lochoshvili, alle prese con la tagliola della diffida. Sulle corsie Corazza e Ghiglione partono avvantaggiati sulla concorrenza.
In mezzo al campo, Amatucci ritornerà nel ruolo di play. Duelli invece per il ruolo di interni, in grado di dover abbinare fisicità e tecnica. Soriano e Zuccon garantiscono qualità ma le gerarchie ora sono completamente cancellate. Discorso che vale soprattutto per il reparto offensivo. Se Tongya e Verde appaiano i due titolari prescelti sulle corsie, ora anche Braaf potrebbe risalire e avere chance. In attacco invece sempre uno fra Cerri e Raimondo, con Simy e Wlodarczyk che rincorrono.