Salernitana, Soglia a Granatissimi: "Sarei entrato per dare un'anima in società"

Il figlio dell'indimenticato Peppino: "Basta alibi, la squadra non sa cosa vuol dire questa maglia"

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Salerno.  

Gerardo Soglia è stato ospite a “Granatissimi”, in onda su Ottochannel. L’imprenditore ha ricordato Celeste Bucciarelli nel corso del suo intervento, partendo dal percorso di strada condiviso negli anni in cui l’indimenticato Peppino Soglia era presidente della Salernitana: “Papà ricordava sempre Celeste perché per lui le tifose venivano prima anche dei tifosi uomini. Deve restare la salernitaneità perché l’amore e la passione sono alla base di ogni successo. Mio padre ha sempre vissuto i tifosi in un modo naturale, genuino, spontaneo ed è per questo che ho ricordi della storia recente del tifo della Salernitana”.

Soglia è ritornato poi sulla mancata chiusura di un possibile ingresso in società paventato negli scorsi mesi: “Sono amareggiato perché speravo si chiudesse in un altro modo. Sentivo che mancava qualcosa alla società, ovvero un’anima salernitana che sapesse trasmettere ai calciatori i sentimenti, cosa vuol dire vestire questa maglia e rappresentare questa città. Serve scendere in campo con il sangue agli occhi, ricordare chi ha speso una vita per questa maglia.

Rapporto con l'attuale società? Ho stima per i loro trascorsi e per i loro successi ma nel calcio stanno facendo fatica. Quello che mancava allora manca anche oggi. Avrei potuto dare un apporto non solo finanziario ma soprattutto dare un aiuto sotto il profilo del carattere, della mentalità.

Breda? La squadra è con lui e credo che si sia visto nel secondo tempo perché si ha approcciato con tutt’altro piglio. Ora è il momento di non concedere più alibi ai calciatori e alla squadra”.