Allenatore gentiluomo, innamorato del calcio e con un profondo legame con l’Italia: affetto da un male incurabile, è morto questa mattina all’età di 76 anni Sven-Goran Eriksson. Nato a Sunne, cittadina svedese di 5.000 abitanti, primo Ct straniero nella storia dell’Inghilterra - con un passato da giramondo che lo ha portato anche sulle panchine delle nazionali di Messico, Costa D’Avorio e Filippine - ha conquistato decine di trofei, guadagnandosi la stima e l’affetto dei suoi calciatori e di milioni di tifosi.
Nel corso di una lunghissima carriera, durata più di quarant’anni, ha guidato quattro club italiani (Lazio, Roma, Sampdoria e Fiorentina), vincendo uno scudetto, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa UEFA, due Supercoppe Italiane e due Coppe Italia con la Lazio e altre due Coppe Italia con Roma e Sampdoria.
“La notizia della sua morte – dichiara il presidente della FIGC Gabriele Gravina - è un grande dolore per il calcio italiano. Apprezzato e rispettato per le sue qualità tecniche e umane, Sven-Goran è stato un grande allenatore la cui memoria rimarrà legata per sempre all’Italia. La sua testimonianza di amore per il calcio e per la vita ha commosso tutti e unisce i tifosi, senza alcuna distinzione, in un lungo ed emozionante applauso”.
In sua memoria verrà osservato un minuto di raccoglimento su tutti i campi di Serie A (maschile e femminile) e Serie B prima delle gare in programma oggi e nella prossima giornata di campionato.