Sedici mesi. Tanto è passato dall'accoglienza da eroe all'Arechi dopo il gol nel derby con il Napoli all'addio con tanto di tensione. Boulaye Dia si appresta a salutare la Salernitana. E lo fa in sordina, senza tappeti rossi e con un mare di rimpianti. Soprattutto per ciò che poteva essere ripensando alla prima stagione da 16 gol, terzo capocannoniere della serie A al debutto, e invece non è stato, al termine di una stagione fatta di mal di pancia, voglia di cambiare aria non assecondata dal mercato prima della rottura con società e ambiente. L'ultima serata ne è la perfetta fotografia: doppietta più gol su rigore con lo Spezia bagnati dai fischi. Copiosi. E con la tensione per un inseguimento di tifosi in scooter per fortuna senza conseguenze.
Gli ultimi dodici mesi balordi di Dia hanno cancellato il ricordo vivido di un centravanti implacabile, una punta moderna che aveva fatto innamorare mezza Europa. Nel mezzo però, dopo la prima stagione da 16 gol con tanto di gemma finale con il colpo di tacco all'Olimpico con la Roma, l'infortunio al ginocchio e l'inizio di una querelle senza fine. Da quell'estate le sirene di mercato hanno cambiato la percezione che Dia ha avuto della Salernitana: non più leader di una squadra ma ostaggio di una società. Tutto testimoniato dai mal di pancia continui. Dal lungo percorso riabilitativo, alla mancata cessione ai Wolves con lo sfogo di De Sanctis in conferenza stampa. La convocazione in nazionale, la sosta familiare in Francia con trattativa per riportare in equilibrio una relazione ormai segnata. Poi la doppia clausola di gennaio, il mancato addio, prima della rottura di Udine e della causa milionaria. La cessione alla Lazio sarà propedeutica anche a chiudere questo discorso senza vincitori né vinti. La Salernitana ha detto sì alla Lazio, sarà prestito oneroso con obbligo di riscatto da 10 milioni di euro. I biancocelesti si assicureranno il bomber. I granata dicono addio tra gol e rimpianti.