Il 2 giugno 2022 Danilo Iervolino diede il suo primo scossone fortissimo al mondo Salernitana. Con negli occhi ancora la straordinaria impresa salvezza targata Nicola, il massimo dirigente granata decise di separarsi da Walter Sabatini. Un fulmine a ciel sereno, in grado di far passare in secondo piano in città anche la Festa della Repubblica. Una rottura che si consumò con il contratto per il rinnovo già sottoscritto e solo da depositare. Ed invece fu un temporale fortissimo che raffreddò l’entusiasmo intorno ai granata.
Tutta colpa del famoso rinnovo di Lassana Coulibaly e di una somma di intermediazione promessa da Sabatini all’entourage del maliano che fece adirare Iervolino. Si arrivò allo scontro, ad uno scambio di Pec in cui venne comunicato il mancato rinnovo e contestualmente l’esonero, prima del comunicato ufficiale arrivato nel primo pomeriggio del 2 giugno. Un matrimonio finito sul più bello, facendo volare gli stracci anche pubblicamente. Sabatini parlò di “tela del Caravaggio imbrattata”, Iervolino rispose classificando il dirigente come “incapace di far funzionare un computer o mandare una mail”.
Parole fortissime che alimentarono il senso di rabbia e delusione nella piazza per la rottura sul più bello di una storia d’amore che puntava alla parte sinistra della classifica. Dopo le schermaglie, la pace dello scorso dicembre, con la chiamata di Iervolino per un Sabatini-bis, accettata dal dirigente umbro. “Quell’episodio antico è stato sanato in fretta – spigherà Sabatini nella conferenza stampa di presentazione -. Perché comunque sia c’era una stima reciproca seppellita da un evento incontrollabile e sbagliato, soprattutto da parte mia e poi in parte anche dal presidente. Mai più ci siamo tornati sopra”.
Il suo secondo atto però non è stato calcisticamente straordinario come il primo. Tutt’altro. In una condizione personale non facile, Sabatini ha dovuto fronteggiare tanti incidenti personali che lo hanno obbligato a restare lontano dal gruppo squadra. Ha provato ad operare da remoto, insieme al figlio Santiago e lasciando sul posto il fido Pietro Bergamini. Eppure, la scintilla non si è mai accesa. Il mercato di gennaio da lui condotto non senza difficoltà non ha portato in dote calciatori in grado di cambiare il volto di una Salernitana tristemente condannata alla serie B. Peggio ancora è andata con gli allenatori: prima la “sfiducia” ad Inzaghi, poi l’esperimento Liverani fallito su tutta la linea. Ora il lungo addio, con il dg che si appresta a salutare. Questa volta senza rancore ma purtroppo senza salvezza.