L'allenatore dell'ultima storica promozione in Serie A, Fabrizio Castori, è stato intervistato da Filippo Notari di Ottochannel per fare il punto della situazione e per chiedergli sul libro "La storia di mister promozioni", scritto da Massimo Boccucci e Simone Paolo Ricci e presentato questa sera a Vietri sul Mare. Il soggetto del libro è proprio Fabrizio Castori, che ha accettato di buon grado di tornare nel comune che lo ha ospitato per due anni.
Si torna sempre dove si è stati bene. "Certo, non posso certo dimenticare questa splendida cittadina dove ho passato quasi due anni. Mi sono sentito a casa e mi hanno fatto sentire uno di loro. Si è creato questo legame".
Sul libro e ciò che vuole trasmettere. "Più che il titolo, che enfatizza un po' la mia carriera, la cosa che mi piace sottolineare maggiormente sono gli aspetti morali e poetici, in cui sottolineo la passione per questo sport. Prima era un passatempo e poi è diventato un mestiere. Ero ragioniere e a un certo punto ho deciso, con coraggio, di fare l'allenatore a tempo pieno, cominciando dall'interregionale. Poi mi piace sottolineare la riconoscenza, che è un valore importante. Quando ho attraversato momenti negativi - come durante la mia squalifica a Cesena - la città e la tifoseria mi hanno spinto a continuare. E non potevo tradire tanta fiducia e tanto affetto. La passione, il senso di responsabilità e la riconoscenza sono i tre valori che vuole trasmettere questo libro. Nel corso degli anni, quando mi è capitato di fare anche volontariato, ho sentito che la vita mi chiedeva di restituire quello che ho avuto".
Al di là dei lavori, il recap di una carriera straordinaria, culminata con la cavalcata in A con la Bersagliera. "Io ho tracciato prima di tutto quelli che sono i valori e significati di questo libro, poi però sono passato alla mia carriera: da quando ho preso una squadra in zona retrocessione in seconda categoria, fino a quella cavalcata fantastica con la Salernitana. Era cominciata nello scetticismo generale ma non mi sono fatto condizionare e ho tirato dritto per la mia strada. Ero convinto di quello che si poteva fare e quello scetticismo diventò una risorsa. Come andò a finire fu poi memorabile e mi è stato riconosciuto da questa fantastica tifoseria. Ancora oggi me lo trasmettono, a distanza di anni".
Un saggio consiglio: "Non abbattersi, continuare a lavorare"
E sul momento attuale dei granata, Castori fa la sua analisi. "Intanto, nel calcio bisogna sempre dimostrare. È normale che ci sia dello scetticismo ma questo appartiene a quel grande valore della tifoseria di partecipare alla vita della squadra. Qui è come una religione e se la squadra soffre, soffre anche la tifoseria. Però la sofferenza si può trasformare in gioia se non si abbatte e continua a lavorare, imperterrito, su quello che fa. Non si molla mai e bisogna crederci fino alla fine. Poi se le cose non vanno bisogna aggiustare qualcosa. Questa gente merita di essere ripagata con lo stesso affetto che dà alla squadra".