Il 19 giugno, a Salerno, non è una data come un'altra. Si festeggia la nascita della Salernitana, che ha fatto innamorare centinaia di migliaia di persone del territorio e appassionato milioni in giro per il mondo. E quest'oggi si festeggia ancora di più sia per gli anni di stop legati alla pandemia da covid-19 sia per l'oggettivo momento di splendore che vive la squadra granata.
Le celebrazioni si sono aperte ufficiosamente questa mattina con il ricordo di due giocatori che hanno fatto la storia della Salerntiana: Carmine Iacovazzo e Matteo Santucci. A loro, sono dedicate le ultime due targhe apposte nella Wall of Fame dello Stadio Vestuti.
Tra futuro e passato: un corteo che unisce tutti
Ad aprire il corteo un grande bandierone granata con scritto "Appartenenza", portato a mano da tantissimi giovanissimi tifosi. I bambini, vestiti di colore granata, hanno ricevuto in dono anche una sciarpa, come oggetto più iconico del tifo. Il corteo è partito alle 19:19 da Piazza della Concordia, proseguendo fino all'altezza delle Poste Centrali per poi salire su per Via dei Principati. Proprio qui Ciccio Rocco, capo ultras degli anni Novanta, ha lanciato il suo storico coro "State tutti attenti che", facendo appassionare i più giovani ed emozionare chi ha vissuto in prima persona quegli anni. Il corteo è così giunto in piazza Casalbore, quindi di fronte allo stadio Vestuti.
Non si può non sottolineare come alla grande festa granata siano presenti persone di tutte le età. Non è un caso che lo striscione principale della giornata sia stato portato da dei giovanissimi, in prima fila (o prima linea) in quello che è il corteo granata più partecipato dell'anno. A seguire, in seconda fila, i gruppi ultras e, in generale, tutto il tifo organizzato locale. Un gesto che mostra quanta importanza si sia data, ancora una volta, alla trasmissione della tradizione.
Tra le persone presenti al corteo (prima) e alla festa (poi), c'è chi ha potuto godere delle gesta della Bersagliera - quando ancora non aveva questo soprannome - per i lunghi anni del Vestuti. Chi, di generazioni più recenti, ha i (primi) ricordi della seconda storica promozione in Serie A, nel 1998. E poi, con le ultime generazioni, che hanno potuto godere più di gioie che dolori. Di padre in figlio, insomma, la passione granata non conosce limiti e si tramanda come un codice culturale decisivo per comprendere la "salernitanità".
Una festa partecipata, con varie tifoserie amiche ed "expat"
Ai tifosi granata si sono aggiunti anche i "fratelli" baresi e reggini, che hanno voluto far festa insieme alla Bersagliera in quello che è un triangolo d'amicizia estremamente saldo e intenso. Come per altri anni, durante l'arco di questa stagione non è mai mancato il supporto reciproco. Proprio nell'ultimo atto della campagna di Serie B, tantissimi tifosi salernitani hanno affollato le tribune del San Nicola di Bari per sostenere i biancorossi nell'impresa - poi fallita - di raggiungere la massima serie.
A questi, si sono aggiunti anche i tifosi della Salernitana che vivono in altre regioni d'Italia e all'estero: molti si sono organizzati per viaggi anche molto lunghi per essere presenti per questo 19 giugno. Perché anche questo è un ottimo pretesto per tornare a casa, rivedere gli affetti cari, tra amici e familiari, riscoprire quella linea che tratteggia la costiera amalfitana all'orizzonte. E poi, rivedere quel colore granata che inonda le strade, tra maglie, sciarpe, striscioni e fumogeni. Perché Salerno è la Salernitana e viceversa: solo per un rapporto così viscerale si può spiegare l'emozione e il calore che nascono da una fede senza tempo.