Definibile come un giramondo del fúbol, il portoghese Paulo Sousa (Viseu, 30 agosto del 1970, 52 anni compiuti) è un nome noto a molti ma non a tutti. La gran parte di chi ha memoria di Sousa lo ricorderà per le sue stagioni da giocatore in maglia bianconera (54 presenze alla Juve) e con quella nerazzurra (31 presenze). Sousa ha, inoltre, più di 50 gettoni di presenza con la nazionale portoghese. Vanta un record condiviso solo con Desailly ed Eto'o, ovvero quello di riuscire a vincere la Champions League per due anni consecutive con due squadre diverse (nel suo caso, con la Juventus nel 1996 e con il Borussia Dortmund nel 1997). Se nel corso della sua carriera da giocatore ha avuto un percorso di alto rendimento - seppur lastrato dagli infortuni - e di una certa regolarità (non ha cambiato tantissime squadre durante l'attività agonistica), è in quella da allenatore che Sousa ha espresso al massimo la propria creatività e voglia di superarsi.
La carriera da allenatore giramondo di Paulo Sousa
Sousa comincia la sua esperienza da allenatore con le selezioni giovanili del Portogallo, per poi approdare nella realtà britannica della Championship nel 2008, alla corte del Queens Park Rangers. Esonerato poco prima della fine della stagione, Sousa si riscatta l'anno successivo garantendo un ottimo settimo posto allo Swansea (piazzamento mai così alto negli ultimi 27 anni). La parentesi inglese termina in maniera estremamente negativa, però, nella stagione 2010/2011. Chiamato al Leicester per portare le Foxes in Premier, il portoghese raccimola solo una vittoria in 9 partite. L'esonero è scontato. Da quel momento, Sousa comincia il suo viaggio.
Il passaggio in Ungheria, Israele e Svizzera
Sousa ha sempre la valigia pronta (non allena mai un club per più di due anni) e dopo la pessima campagna con il Leicester, riparte dal Videoton, campione d'Ungheria. La firma arriva a maggio 2011. Sousa riuscirà, nella stagione e mezzo a disposizione, ad ottenere un buon secondo posto ma soprattutto a vincere due supercoppe e una coppa di lega. Paulo firma le dimissioni per motivi personali a gennaio 2013 (esperienza, quindi, durata appena un anno e mezzo) e si accasa al blasonato Maccabi Tel Aviv di Israele, con cui vincerà il suo primo campionato. Altra stagione e altro giro di giostra, stavolta al Basilea (da maggio 2014 a giugno 2015). In quel lasso di tempo, porta a casa un campionato e riesce ad ottenere il pass per gli ottavi di finale di Champions League. Inoltre, arriva fino alla finale della coppa domestica, persa contra il Sion. La risoluzione del contratto, come negli altri casi, arriva ancora una volta dallo stesso Sousa. Stavolta la ragione è palese: c'è l'Italia che chiama.
L'esordio da sogno con la Fiorentina e l'ottimo quinto posto finale
La stagione 2015/2016 sembra poter essere quella definitiva per la consacrazione di Sousa: il tecnico portoghese assume la guida tecnica della Fiorentina e vince 6 delle prime 7 partite di campionato, portando la viola in testa alla classifica e facendo registrare il miglior avvio di stagione di sempre della compagine toscana. La Fiorentina riuscirà, alla fine della Serie A, a piazzarsi soltanto un gradino sotto quelli che danno l'accesso alla Champions. Riconfermato, nel 2016/2017 Sousa non va oltre un ottavo posto. Troppo poco, secondo la dirigenza, per una riconferma. Stavolta è il portoghese che viene messo alla porta.
Un periodo in chiaroscuro: dal 2017 ad oggi, Sousa va in Cina, Francia, Polonia (come commissario tecnico) e Brasile
A novembre 2017, senza ancora una squadra, Sousa trova una nuova sistemazione al Tianjin Quanjian, formazione che milita nella massima serie cinese. Un altro continente segnato sul mappamondo da girovago. Anche in questo caso l'esperienza dura relativamente poco: 13 mesi. Il Tianjin naviga a metà classifica e la dirigenza opta per l'esonero, per dare una svolta. Poco dopo, si accasa al Bordeaux (Francia) per metà stagione. Qui, è lui a risolvere unilateralmente il contratto, anche per via della precarietà della società girondina. Dopo la breve parentesi francese, Sousa sperimenta anche l'esperienza da commissario tecnico della Polonia, con risultati più che discreti. In sella per quasi un anno intero (dal 21 gennaio 2021 al 29 dicembre 2021), il tecnico di Viseu riesce ad ottenere 6 vittorie, 5 pareggi e 4 sconfitte in 15 incontri ufficiali. Giunto agli spareggi per il Mondiale, Sousa lascia ancora una volta l'incarico spontaneamente per volare in Brasile, alla corte del Flamengo. E qui, nonostante una più che buona percentuale di vittorie - vicino al 60% per quanto riguarda il campionato -, la società decide di esonerarlo.
Ora, l'occasione di tornare in Italia, la valigia sempre pronta, chissà se per 6 mesi o qualcosa in più. Sousa è a Salerno e scommettiamo che, indipendentemente da quanto ci resterà, lascerà il segno.
Un allenatore capace di reinventarsi
Nella sua lunghissima esperienza, Sousa è sempre stato capace di reinventarsi e adattare il modulo alla rosa che si trova a disposizione. Un ex granata, Bagadur, già allenato da Sousa ai tempi della Fiorentina, ha parlato del tecnico portoghese come un uomo che parla moltissimo con i calciatori e che sa leggere molto bene le situazioni. Anche la stampa italiana, negli anni passati, aveva più volte decantato le lodi di Sousa, specialmente durante la stagione 2015/2016 in cui andò ad un passo dall'accesso alla Champions League con la Fiorentina.