Salernitana, Radovanovic si confida a DAZN: "Mi sono sentito subito a casa"

Il centrocampista si confida ai microfoni di DAZN e dichiara il suo amore per la città

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Salerno.  

Radovanovic si confida a DAZN nella serie di DAZN Talks in una intervista a 360 gradi. L'esordio è leggero, chiedendogli quando ha fatto l'ultimo bagno a mare. «L'ultimo bagno a mare l'ho fatto con Bradaric». Per Radovanovic è la prima esperienza nel Sud Italia. «È molto diverso rispetto agli altri posti dove sono stati. Questa gente è veramente affettuosa. Quello che ho sentito qui, al di là della salvezza miracolosa, è che la gente è molto più aperta. Ti senti poco dopo a casa, e questa è una grande differenza tra Nord e Sud».

Proprio sulla salvezza miracolosa dell'anno scorso, Ivan afferma che «nelle ultime giornate ci siamo detti di provare fino alla fine, vada come vada». Con la vittoria sulla Lazio «sembrava di aver vinto lo scudetto. L'accoglienza a Salerno è stata da pelle d'oca». Ogni tanto, Radovanovic canticchia «i cori della Salernitana alle proprie figlie». Ancora sul pubblico: «Già per il riscaldamento lo stadio è pieno. È una cosa mai vista». 

Sul nuovo ruolo di Ribery, Rado lo vede «molto partecipe, anche perché conosce molte lingue. La sua presenza è importante ed è un esempio in campo e fuori campo. Ho pianto al suo addio perché mi sono emozionato tanto».

Un futuro da allenatore: «Ognuno mi ha lasciato qualcosa» 

«Quello che mi piacerebbe fare di più dopo aver chiuso con la carriera da calciatore sarebbe fare l'allenatore. Ma spero che sia ancora presto per questo, ho ancora tanta voglia di giocare». Sugli allenatori avuti in carriera, Radovanovic parla dell'importanza di Antonio Conte nella sua formazione. «Dal primo giorno tanto lavoro. Un professionismo estremo», e poi «Maran, per come si gestisce la squadra anche fuori dal campo. Ecco, ho avuto tanti allenatori e ognuno mi ha lasciato qualcosa. Da ognuno di loro, anche oggi, ho preso qualcosa. Prima di dormire scrivo qualcosa sugli allenamenti». 

Proprio su questo punto gli si chiede quale sia stato l'allenamento più folle mai eseguito. «Un allenamento 6vs6 o 7vs7, a tutto campo, e hai 20 secondi a disposizione per andare in porta». Sul quasi-record di presenze di Radovanovic come giocatore serbo con più presenze in campo (sul podio, tra Stankovic e Mihailovic), «io ho fatto una carriera con squadre piccole e medie, loro hanno esperienza con i top club. Già essere in quel podio lì è un orgoglio».

Un futuro in Italia, dove sono nate le sue figlie

Tornando un po' indietro nel tempo e sul suo arrivo in Italia. «A Pisa fecero un programma sulla mia crescita, prima in primavera, poi Serie B e infine Serie A, per tredici anni di seguito». Su ciò che gli è piaciuto di più dell'Italia, Radovanovic parla in maniera sentimentale. «Le mie figlie che sono nate a Verona: abbiamo la casa lì e stiamo ancora pensando di fermarci a vivere lì un giorno». E sulla cosa più strana, riguarda il caffè. «Al mio Paese se non ti fermi almeno per mezz'ora a bere il caffè io mi offendo, qui si va più di corsa. Adesso mi sono abituato ma sto prendendo anche più caffè». E ancora: «Dopo pranzo prendevo il cappuccino e mi prendevano per matto». 

Per tornare a questioni tattiche e sul ritrovato ruolo da libero sotto la gestione di Nicola. «Solo a Genova gli ho dato il suggerimento di mettermi a centrocampo, che si era in emergenza. Andò bene ma poi mi sono fatto male ed è finita lì la mia stagione». Una disposizione al sacrificio. «Bisogna imparare e lavorare tanto qui in Italia. Poi ho tanta passione per il calcio, io guardo tutte le partite. Guardo anche gli altri ruoli, mi appunto gli allenamenti. Magari anche in un ruolo che non è il tuo, con un po' di intelligenza riesci a ricoprirlo».

Radovanovic "anti-social", almeno finché gioca

«Fino a quando gioco non avrò Instagram: non sono molto social e non mi piace stare lì. Sui social puoi anche litigare e mi piace passare di più il tempo a passare tempo con la mia famiglia, anche perché già guardo troppo calcio: magari sulla televisione vedo una partita e sul telefono un'altra».

Su chi abbia maggiori affinità nel gruppo, «non mi sono legato particolarmente a qualcuno. Forse con Bradaric, che è slavo ed è appena arrivato e non parla ancora bene la lingua. Io cerco di avere un bel rapporto con tutti e comunque anche l'anno scorso non saremmo riusciti nell'impresa di salvarci se non ci fosse stato quel gruppo»

Radovanovic sta pensando anche di tatursi la storica salvezza dell'anno scorso. «Ci sto pensando ancora».