La tattica: gioco a memoria nel primo tempo, Rosina ok

Casasola a destra fa fatica, nella ripresa tardivo ingresso di Rossi

Salvitelle.  

Commentare con soddisfazione il pareggio maturato ieri pomeriggio allo stadio Arechi sarebbe quasi utopistico, soprattutto in considerazione della mole di gioco prodotta soprattutto nel primo tempo e che non è sfociata anche per un pizzico di sfortuna in un secco 3-0 all'intervallo che non avrebbe certo fatto scandalizzare nessuno. Quando, però, colpisci un palo, il portiere avversario si trasforma in Superman e ti ritrovi sotto al primo tiro in porta degli avversari, tutto sommato può anche andar bene non aver perso; del resto, nella ripresa, il Cesena ha disputato in piena emergenza una discreta gara e i risultati maturati sugli altri campi permettono alla Salernitana di mantenere invariato il distacco dalla quint'ultima con una partita in meno da giocare. Dal punto di vista tattico è stata una prestazione dai due volti: primo tempo all'arrembaggio, divertente, senza mai dare punti di riferimento all'avversario e con almeno sette limpide palle gol costruite, ripresa con maggiori difficoltà anche a causa dell'atteggiamento difensivo degli ospiti e tanta sofferenza a metà campo come spesso è capitato durante l'arco di questa stagione. L'ha risolta una magia di un singolo, rivitalizzato da Colantuono e gettato con coraggio nella mischia dopo l'ottimo secondo tempo di Bari. Peccato che nel finale, pur con la spinta del pubblico e tanta buona volontà, non ci sia stato un assalto lucido alla porta del Cesena, complice anche la giornata no di un reparto offensivo perfetto nei movimenti, ma poco freddo negli ultimi 16 metri.

La Salernitana è scesa in campo con un 4-3-3 estremamente duttile e camaleontico e che spesso si trasformava alternativamente in un 4-4-2, in un 4-3-2-1 e in un 4-2-4, con Kiyine che partiva dal centro, ma spesso si allargava, Rosina a svariare su tutto il fronte offensivo e Sprocati che agiva indifferentemente a destra o a sinistra per non dare punti di riferimento e liberarsi dalla "gabbia" predisposta da Castori, a sua volta costretto a schierare una squadra tutta difesa e ripartenza a causa delle assenze. Nei primi 10-15 minuti è stato un autentico monologo, con azioni palla a terra in verticale e in orizzontale, traversoni continui dalle fasce, inserimenti senza palla dei centrocampisti e scambi rapidi e a memoria che meritavano maggior fortuna. Nella prima circostanza è stato Sprocati a sparare addosso a Cascione, poi è toccato rispettivamente a Kiyine- palo- Rosina e Bocalon mettere a dura prova i riflessi di Fulignati. CIò che piaceva della Salernitana era la capacità di andare al tiro con disinvoltura, non a caso dopo una settimana di allenamenti basata soprattutto sugli schemi offensivi. Rosina era l'uomo in più e riusciva sempre ad inventare la giocata tra le linee, Bocalon sbagliava tanto sotto porta, ma il suo gioco di sponda favoriva i compagni di reparto e permetteva a Sprocati di liberarsi sull'out opposto in almeno tre circostanze. 

Come detto la beffa arrivava sull'unico tiro in porta del Cesena, in questo caso con un errore collettivo che si ripete da inizio stagione e che Bollini e Colantuono non sono ancora riusciti a correggere: pallone perso in uscita da Sprocati, troppo spazio a disposizione di Donkor lasciato colpevolmente libero da Vitale, cross perfetto per Moncini che partiva da dietro e si inseriva con un movimento perfetto tra Tuia e Casasola spiazzando l'immobile Radunovic. Lì la Salernitana era brava a non abbattersi e a non perdere lucidità, con il gioco corale anteposto alla giocata individuale e tante occasioni per il pareggio: ne sciupava due Bocalon a tu per tu col portiere, in due circostanze Fulignati volava all'incrocio per dire no a Rosina, nel finale Sprocati e Kiyine si imbattevano ancora nei guantoni dell'estremo difensore romagnolo. Lo 0-1, però, non cancellava la performance di una Salernitana ben messa in campo e che dava l'impressione di poterla vincere senza problemi nella ripresa, peccato però per due limiti strutturali che hanno pesato nell'economia del match: a destra Casasola si è proposto tantissimo, ma non è terzino e spesso sbagliava l'ultimo passaggio (non a caso, dopo l'ennesimo errore, il mister gli ha chiesto di preferire la giocata semplice al cross dal fondo), a sinistra Vitale e Sprocati erano meno vivaci del solito e consentivano al Cesena di ripartire e sfruttare la superiorità numerica.

Decisivo l'intervento di Rossi, sul gol dello 0-1 sbagliano Vitale, Tuia e Casasola

Nella ripresa il primo cambio: fuori Sprocati, davvero spento in questo girone di ritorno, dentro Palombi, anche in questo caso con un modulo camaleontico e una sorta di 4-3-1-2 con Rosina alle spalle del golden boy scuola Lazio e Bocalon. Paradossalmente pur con una punta in più in campo la Salernitana produceva di meno, demerito di un Palombi troppo timido, che deve ancora affinare l'intesa con i compagni e che sembra far fatica come punta centrale. Anche il crollo psicofisico del centrocampo incideva sulla manovra a quel punto più lenta e prevedibile dei padroni di casa: basti pensare che Rosina era costretto con frequenza a rincorrere l'avversario a tutto campo per rimediare agli errori dei compagni più giovani e per trasformare l'azione da difensiva ad offensiva. Con poche mosse, invece, Castori riusciva a ridisegnare un Cesena in campo praticamente senza attaccanti negli ultimi 25 minuti, ma che in contropiede creava finanche i presupposti per il raddoppio sfruttando anche le solite disattenzioni granata sulle palle inattive. Un'uscita a vuoto di Radunovic, infatti, per poco non permetteva a Cascione di chiudere la pratica e far calare il sipario sul match. Al 68', invece, l'ennesimo intervento a vuoto di un Casasola generoso, ma in affanno permetteva al neo entrato Di Noia di effettuare un pericolosissimo cross verso l'area piccola, con una prodezza di Monaco che evitava guai peggiori e teneva in vita la Salernitana.

Il calcio, però, sa essere davvero strano e proprio quando la Salernitana sembrava in difficoltà ecco il pareggio, merito non solo del capolavoro balistico di Rosina, ma anche di un Alessandro Rossi entrato in campo con un piglio decisamente diverso rispetto a Palombi e che, per caratteristiche, serviva come il pane dal momento che è il meno statico e il più combattivo degli attaccanti e permetteva a Rosina e Kiyine di diminuire l'intensità del lavoro in fase di non possesso e restare stabilmente nei pressi dell'area di rigore avversaria per provare a pungere con qualità ed imprevedibilità. Trovato l'1-1 la Salernitana rischiava solo in una circostanza, anche in questo caso riproponendo un errore che costò caro col Carpi e che per poco non portava in vantaggio anche la Pro Vercelli: cross arretrato sempre dalla sinistra, quartetto difensivo troppo schiacciato verso l'area piccola a protezione del portiere e tiro dell'indisturbato Dalmonte ben parato da Radunovic. Nel finale, come detto, scarsa lucidità e un po' di stanchezza per cercare la rimonta, un 1-1 non giusto per quanto visto in campo e che lascia tanto amaro in bocca per le chance sprecate in un primo tempo dominato e dal quale bisogna ripartire.

Gaetano Ferraiuolo