Scafati: "E' contestato il metodo, non l'utilizzo del doping"

Conferenza stampa della società gialloblu dopo il caso flebo per 2 atleti in uno scatto del coach

Scafati.  

"Non si parla di doping. Sia chiaro. Nessun atleta è risultato positivo a sostanze illecite. La contestazione sollevata al coach e al medico sociale, in attesa che vengano notificate quelle ai due giocatori, si riferisce al metodo di somministrazione di farmaci leciti". Nel corso della conferenza stampa, tenuta dallo Scafati Basket, l'avvocato Vittorio D'Alessandro ha chiarito la posizione del club gialloblu sul caso flebo, scoppiata con l'inchiesta della Procura Nazionale Antidoping dopo lo scatto di coach Marco Calvani che immortalava 2 atleti -  Giorgio Sgobba e Gabriele Romeo - alle prese con una flebo. LA PNA ha chiesto 6 mesi di squalifica per il tecnico Calvani, un anno ai due giocatori e ben 4 anni per il medico sociale Andrea Inserra

"In 18 anni di partecipazione ai campionati professionistici, mai questa società ha avuto atleti che sono stati trovati positivi, sebbene ogni anno vengano eseguiti almeno cinque o sei controlli. - ha spiegato l'avvocato D'Alessandro, legale dello Scafati Basket - Quello dell’anno passato riferito a Miles è stato un episodio isolato, verso il quale la società ha preso una posizione chiara e netta, licenziando l’atleta. In quel caso, il ragazzo era risultato positivo alla cannabis e, pertanto, va esclusa ogni ingerenza dei nostri sanitari, che, invece, in questo caso, hanno eseguito semplicemente una terapia per aiutare gli atleti affetti da un virus gastrointestinale. Nessuna prestazione degli atleti è stata mai alterata, ciò che ci viene contestato è il metodo e basta".

Al tavolo, anche l'avvocato Giovanni Allegro: "Chiunque tra i presenti avrà probabilmente assunto nella propria vita medicinali come Spasmex e Plasil, banalissimi rimedi per gastroenteriti, mal di pancia e conati di vomito, di cui soffrivano gli atleti in questione. Non si trattava quindi di sostanze dopanti, ma di prodotti che potevano liberamente essere assunti per quelle determinate patologie. La trasparenza dell’operato sta non solo nell’uso di medicinali per i quali non occorre alcuna prescrizione medica, ma anche nella metodologia usata, visto che, nel caso di specie, sussistevano tutte le relative condizioni di somministrazione. La P. N. A. ha mosso tali richieste solo sulla base di supposizioni, senza alcuna prova. Viene contestata la metodologia della somministrazione, che, secondo la P. N. A., per dei sintomi apparsi la domenica sera, il loro aggravarsi non avrebbe giustificato l’utilizzo dei medicinali suddetti, ritenuti non urgenti, pur senza disporre di alcun dato empirico a sostegno di tale supposizione".

Le parole del dottor Inserra: "Quando ho visitato all’epoca i ragazzi, ho diagnosticato loro una forma di gastroenterite acuta, una malattia tutt’altro che banale, soprattutto per le conseguenze. Sulla base della mia esperienza quarantennale, ho ritenuto opportuno praticare una terapia d’urgenza per bloccare la sintomatologia e accelerare il processo di guarigione. Ho praticato una fiala di Plasil ed una di Spasmex in soluzione fisiologica, perché preferisco farle in infusione endovenosa nella quantità di 50 ml. L’infusione ha rispettato tutti i crismi".

Le dichiarazioni di Raffaele Acampora: "Ci siamo limitati a curare dei pazienti che avevano problemi di vomito e diarrea, per curare i quali siamo stati costretti ad adottare la somministrazione endovenosa del medicinale. In quel momento, i due atleti stavano male e, nel rispetto della normativa antidoping, abbiamo adottato la posologia e la cura ritenuta opportuna. Il nostro operato è stato assolutamente limpido e corretto".

Il commento del gm Gino Guastaferro: "Questa società ha cinquant’anni di storia, di cui almeno diciotto nei campionati maggiori, e la moralità nei confronti dei tesserati è una questione per noi imprescindibile. Abbiamo avuto decine di controlli antidoping e, tranne il caso Miles nel quale la società non aveva alcuna responsabilità ed ha preso una posizione netta nei confronti dell’atleta, mai si sono riscontrati casi di doping. C’è assoluta buon fede di tutti i deferiti e nessuno ha operato se non in buona fede, senza alcun dolo. Nonostante l’effetto lesivo del club in questa questione, la dirigenza tutta si è sempre contraddistinta per la moralità, con cui si è sempre operato nel corso degli anni".

Le parole di coach Calvani: "Tutto nasce da una foto che io ho postato su Facebook. Ho commesso una leggerezza, nonostante i miei 29 anni di professionismo alle spalle, ma c’è assoluta trasparenza e limpidezza in quanto ho fatto, perché non c’era assolutamente nulla da nascondere. Sono molto esigente, chiedo molto ai miei giocatori, ma fuori al campo sono una persona normale e questa mia esternazione era un modo sereno di vivere un momento con goliardia, in maniera molto banale. Mi sono tenuto sempre fuori dalle questioni inerenti il doping, la mia rettitudine e trasparenza non può essere messa in discussione".