"La ZetaO è un'utopia sportiva": avamposto sociale e di sport a Sant'Eustachio

Conosciamo l'associazione Zona Orientale Rugby Popolare Salerno, tra sport e sociale

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Salerno.  

Oggi parliamo con l'associazione sportiva dilettantistica della Zona Orientale di rugby, attiva da molto tempo sul territorio e che, alla pratica sportiva, unisce anche delle importanti iniziative di carattere sociale. La Zona Orientale nasce come punto di riferimento per gli abitanti del quartiere di Sant'Eustachio, spesso dimenticato dal dibattito pubblico e politico.

Come definireste la Zona Orientale Rugby, in poche parole?
La ZetaO è un'utopia sportiva, un progetto pluriennale che lavora per garantire il diritto allo sport a tutte e tutti, soprattutto bambine e bambini, senza distinzione di possibilità economiche, genere, provenienza, lingua, cultura, storia personale, e aprire nuovi spazi in città per lo sport di base.

La creazione o mantenimento di spazi relativi ad attività sportive extracalcistiche passa spesso in sordina. È un disinteresse della politica o della cittadinanza?
Salerno soffre una cronica carenza di impianti e strutture sportive, soprattutto nei quartieri di periferia. Basti pensare che il campo “24 maggio 1999” di Sant’Eustachio, dove adesso la Zona Orientale Rugby porta avanti le sue attività, è rimasto chiuso al pubblico dal 2016 al 2019. È innegabile che nei decenni scorsi su questo tema ci sia stato un disinteresse da parte della politica, portata di più a rincorrere facili consensi attraverso il calcio. A soffrirne sono state le altre discipline sportive, erroneamente considerate minori, nonostante la presenza di realtà virtuosissime in città, ad esempio la PDO Handball Salerno e la Rari Nantes Nuoto Salerno. All’attuale Commissione Sport del Comune di Salerno va però dato atto di aver riportato all’attenzione dell’opinione pubblica le precarie condizioni in cui versavano gli impianti sportivi comunali, apportando allo stesso tempo interventi migliorativi, per quanto simbolici. Dalla nostra esperienza abbiamo percepito, da parte della cittadinanza, una forte richiesta di attenzione verso la pratica sportive di base, in special modo per i più piccoli. 

L'associazione è fortemente orientata al sociale, con attività extrasportive. Come avete lavorato sul territorio?
Il progetto nasce sull’onda lunga delle lotte condotte dal Comitato “Giù le mani dal Porticciolo” per difendere il borgo marinaro di Pastena dalla speculazione rappresentata dal progetto (mai realizzato) del porto turistico. A febbraio 2015 iniziarono i primi allenamenti nei parchi pubblici della periferia Est, e il 2 novembre dello stesso anno vide la luce l’associazione sportiva dilettantistica. Il nome è una sorta di dichiarazione di intenti: la squadra nasce nella zona orientale di Salerno, popolosa periferia, con la voglia di vivere i nostri quartieri popolari come spazi di riscatto e innovazione sociale. Tre i pilastri alla base del progetto: antifascismo, antirazzismo e antisessismo, inseriti anche nello statuto. L’autogestione e l’autofinanziamento le pratiche scelte per portarlo avanti. Una squadra che è quindi una presa di coscienza collettiva.
Dopo anni di allenamenti itineranti (Parco Mercatello, Stadio “Vestuti”, addirittura il campo “Massajoli” di Eboli) e pressing sulle istituzioni comunali, a fine 2019 abbiamo finalmente ottenuto, con la preziosa collaborazione della Parrocchia di Sant’Eustachio, la concessione a scopi sociali del campo “24 maggio 1999”, ubicato nel quartiere di Sant’Eustachio, una zona periferica particolarmente complessa dal punto di vista sociale. Da anni in stato di completo abbandono, il campo è stato da noi riqualificato, rigenerato e restituito alla cittadinanza. Oltre alle squadre seniores maschile e femminile, ospita le attività (interamente gratuite) del minirugby, sia sportive che educative, e gli allenamenti dei Seagulls Salerno, squadra di softball amatoriale. In passato ha ospitato anche le compagini di football americano dei Renegades e degli Eagles.
Durante i mesi più duri del lockdown nel 2020, abbiamo risposto con la campagna #alimentiamoilsostegno all’appello lanciato da Don Nello Senatore, parroco della Parrocchia di Sant’Eustachio, che evidenziava la situazione di grave rischio in cui si erano trovate centinaia di famiglie del quartiere a causa della crisi sanitaria, sociale ed economica. Il bilancio di 2 mesi (aprile e maggio 2020) di attività solidale parla di oltre 5.600€ raccolti e 200 pacchi realizzati e consegnati, raggiungendo 232 beneficiari, di cui 83 minori. A ciò si aggiunge il contributo operativo all’attività della Parrocchia, che in quel periodo ha distribuito oltre 1.200 pacchi alimentari nel quartiere.
Tra le numerose iniziative organizzate al “24 maggio 1999”, di recente abbiamo presentato il progetto dell’equipaggio di terra salernitano di ResQ, ONG impegnata nel Mediterraneo nel salvataggio di vite umane, e l’iniziativa “Pride2Play” a sostegno del Salerno Pride. Al momento, in collaborazione con la cooperativa sociale “Insieme” e la Parrocchia, è in corso la terza edizione del centro estivo “Karabà”, che accoglie circa 30 bambine e bambini dai 6 ai 12 anni.

La vostra associazione si divide tra seniores maschile e femminile e juniores. Parlando proprio della sezione femminile, c'è stato un buon riscontro di partecipazione?
Le “barbare” della Zona Orientale, iscrivendosi al campionato di Coppa Italia Seven regionale nel 2017, hanno riportato il rugby femminile a Salerno a 6 anni di distanza dall’ultima competizione disputata dal Salerno Rugby Femminile. Oggi, con 4 stagioni sportive alle spalle, siamo l’unica realtà rugbistica femminile della provincia di Salerno che partecipa alle attività federali. Ciò è dovuto sicuramente al fatto che il rugby, già poco diffuso sul nostro territorio, presenta un retaggio ancora molto maschilista, che sicuramente complica il reclutamento di nuove atlete. Eppure, per le ragazze che, spinte dalla curiosità, decidono di provare, il rugby diventa poi una passione che non vede differenze di genere. Sul movimento femminile in Campania c’è ancora davvero tanto su cui lavorare: la giusta attenzione, spazi adatti, strategie mirate. Il fatto che a Salerno esista ormai da 5 anni una squadra seniores femminile che partecipa attivamente all’attività agonistica federale, fa però ben sperare per il futuro. Inoltre, abbiamo avuto un ottimo riscontro nel primo anno di minirugby appena concluso, dove le bambine e le ragazzine dai 4 ai 13 anni rappresentano quasi la metà dei MiniZeta tesserati!

Stessa domanda per quanto riguarda gli juniores. Cos'è che cercate di trasmettere ai giovanissimi attraverso la pratica sportiva?
Noi crediamo che lo sport sia indispensabile per la crescita psicofisica di ogni individuo, per le relazioni naturali che si creano negli sport di squadra, e per la fiducia che ognuna e ognuno necessariamente debba sviluppare per sé stessi e per gli altri. Da qui parte la ricerca della metodologia degli allenamenti, che pone al centro le necessità di ogni piccolo e piccola atleta, considerando che ognuno e ognuna ha i propri tempi di apprendimento e capacità fisiche. Quello che cerchiamo di trasmettere ai MiniZeta è proprio quello che ricerchiamo negli allenamenti: “ognuno è adatto”, “chiunque può”. Chiaramente il rugby è uno sport che aiuta molto in questo: chi è veloce scappa, chi è pesante sfonda. I nostri gruppi squadra sono composti quasi equamente da ragazzi e ragazze e questa cosa favorisce molto la capacità di relazionarsi con l’altro genere, il dover fare esercizi a stretto contatto con chi troppo spesso nello sport è considerato “dell’altro gruppo”, abbatte barriere che spesso nella vita sono insormontabili. Crediamo in un mondo dove non ci siano differenze di genere, sociali e di razza, ed è questo che attraverso lo sport proviamo a trasmettere alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi.

Quali sono le principali difficoltà che avete incontrato in questi anni per portare avanti le attività dell'associazione?
Sicuramente nei primi anni abbiamo patito la carenza di impianti sportivi adeguati dove poter sviluppare le nostre attività, non solo sportive ma anche sociali, politiche e culturali. Per anni ci siamo allenati al Parco Mercatello e nel prato antistante il Centro Sociale di Pastena. Durante il primo campionato delle seniores, disputato nel 2017, gli allenamenti si tenevano addirittura al Massajoli di Eboli. Aver ottenuto la gestione del “24 maggio 1999” ci ha permesso sicuramente, nonostante lo stop dovuto alla pandemia, di stabilizzarci e radicarci nel quartiere. Bisogna poi scontrarsi con il fatto che il rugby è uno sport ancora poco diffuso sul nostro territorio (e in tutto il Sud in generale), praticamente assente nelle scuole. Questo però rappresenta sicuramente uno stimolo ed una sfida ulteriore che ci siamo posti come squadra e come collettivo: aprire nuovi spazi in città per il rugby, dal basso, partendo proprio dagli istituti scolastici.

Vi sentite di chiedere qualcosa in particolare alle Istituzioni, circa le attività sportive e sociali che portate avanti?
I risultati raggiunti ci dicono che l’esperienza di autogestione portata avanti da 3 anni al campo “24 maggio 1999” rappresenta una buona pratica di condivisione, sperimentazione sociale e cura del territorio. Le istituzioni, a prescindere da chi siede sui banchi del consiglio comunale, dovrebbero legittimare e valorizzare tali pratiche, anche se a prima vista possono sembrare non facilmente inquadrabili dal punto di vista burocratico. Dobbiamo ammettere che tale processo si è già avviato, in vista del rinnovo della concessione del campo “24 maggio 1999” a scopi sociali: la commissione Sport del Comune di Salerno, alla presenza del presidente del Comitato Campano Rugby, ha fatto infatti tappa presso la struttura di Sant’Eustachio, apprezzandone il lavoro da noi svolto in sinergia con la Parrocchia di Sant’Eustachio.

-Cosa vi augurate per il futuro, sia dal punto di vista dello sviluppo della pratica sportiva a Salerno, sia per l'impegno sociale che portate avanti ormai da anni?
Puntiamo a radicarci ulteriormente sul territorio, partendo dalle scuole, per avere nel medio-lungo termine tutte le categorie complete del settore giovanile, dall’U5 all’U19. Restringendo l’orizzonte temporale, un obiettivo realistico, grazie al supporto della Federazione Italiana Rugby e del comitato campano, è la posa dei pali da rugby al campo “24 maggio 1999”. Il grande sogno è iscrivere la squadra femminile al campionato di serie A, come hanno fatto le All Reds Rugby Roma, punto di riferimento del rugby popolare a livello nazionale. Allargando lo sguardo su Salerno, ci auguriamo che venga data priorità alla manutenzione e nuova realizzazione di impianti sportivi di quartiere, alcuni già presenti ma purtroppo in stato di abbandono.