La Corte Costituzionale, così come fatto un anno fa con De Magistris, rigetta il ricorso del governatore della Campania. Dichiarata infondata la questione sollevata in merito alla Legge Severino. Una pronuncia di appena una pagina, diramata qualche ora fa.
“La Corte Costituzionale ha deciso oggi la questione di legittimità costituzionale riguardanti la disciplina di sospensione dalle cariche di Consigliere regionale, di Presidente della Regione e di Consigliere comunale, in applicazione al decreto legislativo 235 del 2012, c.d. “Severino”. La Corte ha giudicato infondate le questioni, ritenendo in particolare che non vi è stato un eccesso di delega, che il carattere non sanzionatorio della sospensione esclude che sia stato leso il carattere di retroattività, e che la oggettiva diversità di status e di funzioni dei parlamentari rispetto ai consiglieri e agli amministratori degli enti territoriali non consente di configurare una disparità di trattamento”. L’intervento alla Corte Costituzionale era stato richiesto dalla Corte d’Appello di Bari, per la questione riguardante il consigliere regionale dem Fabiano Amati, e il Tribunale di Napoli per il caso del governatore De Luca.
Una sospensione che per l’ex sindaco non è mai scattata, con il presidente della Regione che impugnò il provvedimento al Tribunale civile di Napoli. Quello dove, adesso, dovrebbe ritornare il caso. Nonostante, nell’iter procedurale penale, la condanna ad un anno per abuso d’ufficio per la vicenda del Termovalorizzatore, con la nomina del project manager, sia stata completamente ribaltata in Corte d’Appello nello scorso febbraio e confermata recentemente in Cassazione. Per l’opposizione la non esclusione del carattere di retroattività dovrebbe scatenare una crisi al governo della Regione, rendendo illegittimi tutti gli atti firmati dal governatore. Il tutto nonostante una doppia assoluzione sia in Appello che in Cassazione "perchè il fatto non sussiste".
Redazione