Un esposto alla Procura della Repubblica ed un altro al Prefetto Malfi per la mancanza dei simboli distintivi della città di Salerno alla processione del Santo Patrono. Ma anche per eventuali omissioni sul fronte della sicurezza, leggasi mancanza di transenne divisorie e d’adeguata presenza d’agenti della Municipale. Parte dell’opposizione parte all’attacco dopo lo schiaffo di ieri sera alla città. Roberto Celano e Giuseppe Zitarosa, supportati dal vice coordinatore provinciale Gaetano Amatruda, e il consigliere di Attiva Salerno, Ciro Russomando, preparano gli esposti.
Tutto sulla base del “regolamento per la rappresentanza del Comune con Gonfalone civico”. In particolare per quanto riguarda l’articolo 5 che regola la partecipazione del Gonfalone che “è prevista nelle cerimonie civili, patriottiche e religiose indicate nell’allegato A”. E nell’allegato richiamato dall’articolo al primo posto c’è proprio la festività di San Matteo fra le celebrazioni n cui è autorizzata esposizione o partecipazione del Gonfalone. A seguire la festa dell’Unità nazionale, la commemorazione dei defunti, l’anniversario della Liberazione, la Festa del Lavoro, la fondazione della Repubblica e il Corpus Domini.
«Il Gonfalone non appartiene alla famiglia pro-tempore per cui può decidere del suo utilizzo. – ha affermato Roberto Celano – E’ stata calpestata la dignità dei cittadini salernitani. Hanno comunque vinto i fedeli ieri sera mentre ha perso il gregge di famiglia che si sono inchinati ad altri interessi. Inutile professarsi atei per poi frequentare le Chiese salernitane in campagna elettorale». Ma i salernitani si chiedono se, proprio l’opposizione, poteva evitare lo schiaffo di ieri sera chiedendo di rappresentare l’amministrazione comunale. «Non saremmo stati ascoltati e per il Gonfalone la sorpresa è giunta all’ultimo momento. – riprende Celano – Del resto non avremmo potuto fare altrimenti perché per regolamento è portato o da un impiegato comunale o da un vigile urbano».
«Brutta pagina quella che ha vissuto ieri sera la città. – ha affermato Ciro Russomando – Una vera e propria offesa, la nostra azione legale è anche per evitare eventuali abusi in futuro».
Antonio Roma