Nuova legge elettorale in Campania: i sindaci dei piccoli comuni non ci stanno

Pisani: «Una scelta grave e di pochi che penalizza i cittadini»

nuova legge elettorale in campania i sindaci dei piccoli comuni non ci stanno
Pollica.  

Non ci stanno i sindaci dei piccoli comuni, contrari alla proposta di modifica immaginata dalla Regione Campania e che prevede l'obbligo - portato a tre mesi prima del voto e non più a sei - di rassegnare le dimissioni per tutti i sindaci che intendono candidarsi alle Regionali. 

«Mentre la corte costituzionale ha stabilito il limite di 20.000 abitanti per la candidabilità al parlamento, alcuni Consiglieri Regionali della Campania brigano per ottenere l’incadidabilità, anche dei sindaci di paesi con 200 abitanti», tuona Stefano Pisani, sindaco di Pollica e coordinatore Piccoli Comuni ANCI Campania.  

«Una scelta grave e di pochi, che continua nel solco di dimenticare e mortificare i cittadini delle aree marginali della nostra regione che conta ben 350 comuni con meno di 5.000 abitanti,  dove lo spopolamento e la mancanza di una azione poderosa ci porterà a perdere in poco tempo risorse inestimabili e non ricostituibili, ma soprattutto si perpetuerà il mancato ascolto di chi vive e vuole rimanere in questi territori chiedendo Sanità, Mobilità e tutti quei servizi necessari ad una vita dignitosa. In passato abbiamo assisto alla riduzione del numero dei parlamentari, facendo passare un accentramento del potere delle segreterie di partito, come un risparmio di spesa, ma che ha avuto quale unico effetto il quasi totale azzeramento della rappresentanza delle aree meno popolose del nostro paese. 
Oggi, senza alcuna logica, il Consiglio Regionale della Campania, vieta di fatto ai sindaci dei comuni sotto i 5.000 abitanti di candidarsi ad offrire un’adeguata rappresentanza degli interessi di importanti aree della nostra regione, dei cui molti parlano, ma per i quali poco si è fatto! Il tentativo di autocoservazione della specie, da parte di pochi, spesso può portare ad effetti ben peggiori di quelli che si è inteso evitare. Una siffatta norma difficilmente potrà reggere ad una impugnazione e a quel punto ci sarà da chiedersi cosa accadrà anche al terzo mandato del presidente De Luca», conclude Pisani.