Mobilitazione anche da parte delle associazione ambientaliste sulla vicenda dell’edificio religioso trasformato in un resort di lusso a due passi dalla torre di Velia, nel comune di Ascea. Ad esporsi è Italia Nostra con la presidente della sezione Cilento-Lucania, Teresa Rotella: «Manca la cultura del territorio. Manca la cultura dell’ambiente.
Se in un’area che appartiene ad un sito storico-archeologico, interna al Parco archeologico di Velia, nel cuore del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano ed Alburni, ai lati di una torre medioevale e di un antico teatro greco ancora vivo e alle rovine dell’antica Elea, fondata dai greci, si arriva ad immaginare solo questa “forma” di sviluppo, allora manca la cultura e manca la lungimiranza».
Nel mirino sindaci e amministratori locali, perché secondo la presidente, manca la «lungimiranza di comprendere che un territorio sempre più trasformato dal cemento, per inseguire le richieste di private imprese del turismo, creando vani, posti letto, volumi e quant’altro, sarà sempre meno un territorio attraente e richiesto dai circuiti turistici nazionali ed internazionali.Qui la conservazione del territorio, della natura, dell’idea pubblica degli spazi, della spiaggia e degli accessi attorno al sito archeologico era quantomeno obbligatoria».
L’architetto richiama anche la legge del 2005 che perimetrava e “vincolava” quel sito attorno all’antica Elea che aveva per titolo “Costituzione di una zona di riqualificazione paesistica ambientale intorno all’antica città di Velia”.
«Purtroppo la custodia del gregge non poteva essere assicurata dai pastori lupi, e a parere di Italia Nostra la magistratura dovrebbe accertare se tutti i soggetti coinvolti da questa Legge e impegnati a creare il Piano Urbanistico Attuativo abbiano operato nel senso giusto, nel pieno dei loro poteri, ed abbiano garantito l’obiettivo di questa legge stessa. A partire da chi ha inteso dichiarare di “interesse pubblico” la realizzazione di resort e alberghi anche lì, in quel perimetro vincolato, a finire a chi doveva garantire la corretta applicazione delle procedure attuative e di controllo e ha invece dimenticato quell’area colpevolmente» conclude la presidente.