“Il chiarimento offerto dalla ministra Messa in aula dà conto delle ragioni burocratiche e tecniche della distribuzione delle risorse del Prin 2022, in deroga alla clausola di riserva del 40% fissata dal Pnrr, ma non risolve il nodo politico. Il Pnrr non è l’insieme di tante misure finanziarie, è un programma politico che ha nell’allocazione delle risorse lo strumento per raggiungere i suoi obiettivi. Tra questi, il principale che ha ispirato l’Unione europea, cioè la riduzione del divario Sud-Nord attraverso il recupero di standard e livelli di prestazione sacrificati negli ultimi quindici anni da una politica di definanziamento delle infrastrutture materiali e immateriali del Mezzogiorno”. Lo ha dichiarato Federico Conte, deputato di Liberi e uguali, durante il question time alla Camera, illustrando una interrogazione alla ministra dell’Università sul bando relativo ai progetti di ricerca di rilevante interesse nazionale per l'anno 2022, con particolare riferimento alla quota insufficiente di risorse destinata al Mezzogiorno.
“La politica delle quote - continua il deputato -, sia quella del 34%, resa strutturale grazie al lavoro dell’ex ministro Provenzano, sia quella del 40%, inserita nel Recovery Plan, esprimono questo segno politico: invertire la tendenza. Le quote, però, da sole non bastano, esse rappresentano una soglia minima al di sotto della quale non si può andare ma al di sopra della quale si deve andare per il raggiungimento della finalità strategica, cioè la riduzione del divario tra aree del Paese. In questa prospettiva, la formazione e la ricerca sono un asset fondamentale per l’emancipazione del Mezzogiorno, rispetto al quale vanno compiuti sforzi straordinari come ha detto lo stesso presidente del Consiglio, Draghi, nella sua visita ai laboratori del Gran Sasso”, ha concluso Conte.