Regionali, Vaccaro: tre condizioni per restare nel Pd

Ritiro della candidatura di De Luca, pubblica ammenda, commissariamento del Pd regionale

Scafati.  

Intervista esclusiva dell’Onorevole Guglielmo Vaccaro, che ai microfoni di Ottochannel (canale 696 del digitale terrestre), ha chiarito la sua posizione in merito agli attacchi subiti da Vincenzo De Luca, candidato del Pd alla poltrona di governatore della Campania. Vaccaro ha anche chiarito la sua posizione rispetto ad un’apertura verso Stefano Caldoro, governatore uscente, e sulla nota diramata dalla segreteria del Pd Campania, che ha chiesto le sue dimissioni.

“Le dichiarazioni di De Luca sono da applauso – ha esordito Vaccaro – nel senso che lui fa spesso delle battute. La sua campagna elettorale, oltre a citazioni come queste, lo porteranno di questo passo a diventare un campione di Made in Sud. Di certo quelle che fa, non sono valutazioni politiche. Le critiche che io ho espresso sono legata a fatti. Io mi limito a dire che è un condannato, che non ha nessuna certezza di poter ricoprire quell’incarico, e quindi non deve essere candidato da un partito degno di questo nome. Tutto il resto sono battute, repliche e commenti. E’ un personaggio simpatico, che va bene come ho detto in precedenza a Made in Sud, non sulla scena politica nazionale. Questo poi non è nemmeno tanto scontato, perché che vinca o che perda, non potrà fare né il governatore della Campania né il capo dell’opposizione. Il capo dell’opposizione, poi, già non l’ha fatto quando l’altra volta ha perso le elezioni, perché qui stiamo comunque parlando di una replica. Stiamo discutendo su una persona che da almeno 20 anni sogna questa possibilità, per una rivalità antica che aveva con Bassolino, che è un suo coetaneo e ha finito di fare, grazie a Dio secondo molti, il presidente della Regione già molti anni fa.

De Luca ha voluto tentare la carta già nel 2010 e gli è andata male. Non è rimasto lì a fare il suo dovere, quello per cui aveva chiesto il voto ai cittadini, malgrado avesse precisato in campagna elettorale che sarebbe restato a Napoli anche in caso di sconfitta. In un’intervista in cui si metteva in risalto questa sua contraddizione, leggi “ipocrisia”, lui ha risposto che non poteva dire che era così perché è una persona scaramantica. Ma così si deprime il sentimento di fiducia dei cittadini nei confronti della politica. Se ti chiedo il voto per andare lì a rappresentarti, in maggioranza se vinco, all’opposizione se perdo, resto e custodisco quel consenso, per poi magari la volta successiva ripropormi, rafforzandolo e vincendo. Tutto questo non è successo. Poi è arrivata una sentenza che lo condanna, senza entrare nel merito degli altri processi in corso, perché sono cose che riguardano la magistratura, ma sono lì anche quelli. Perché insistere, perché non aspettare che si chiariscano queste vicende e poi chiedere al partito, anche in ragione di meriti acquisiti, più o meno discutibili, di avere una valorizzazione?

E’ un modo di proporsi che ritengo inappropriato e nel caso della regione Campania dannoso, inutile, perché semmai a causa di quel fortissimo astensionismo che ci sarà, dovesse prevalere di un voto o di mille, all’esterno noi saremo considerati un popolo che vota un condannato, infischiandosene del buon senso e dell’etica che tutti diciamo di avere quando facciamo le scelte pubbliche. Questo è grave, noi stiamo correndo un rischio elevatissimo. Quando viene poi un rappresentante della segreteria nazionale a dire che è lui il candidato perché chi lo ha votato sapeva in che condizioni era, di fatto esprime un giudizio anche nei confronti di chi ha partecipato e selezionato quella proposta. Dispiace che De Luca avendo deciso finalmente di incrociare la mia polemica, la butti in caciara. Così facendo si delegittima”.

 

- Alla luce di quello che ha appena dichiarato è chiara anche la sua posizione, per quel che concerne l’immobilismo del Pd, nella scelta di candidare De Luca, anche se ha vinto le primarie

“L’errore, infatti, è del Pd nazionale non di De Luca, non possiamo dare la colpa a lui, perché sta semplicemente coltivando una sua ambizione. Discutibile per come si presenta all’appuntamento, ovvero con la storia di diserzione dalla responsabilità che il popolo campano gli aveva dato nel 2010, discutibile per la condizione di sospensione a cui va in contro. Che faccia lo sconfitto, che faccia il presidente annunciato, ma non si potrà insediare è uno che va avanti perché vuole questa cosa. Ma diamo la colpa ai campani che lo hanno vota? Tutti sapevano che aveva una condanna, tutti sanno cosa è la legge Severino? Anche se lui poi dice che della Severino se ne sbatte, o che la considera una legge stupida. Ad una cena a casa mia, quando un personaggio politico difendeva questa posizione, definendo la Severino una legge sbagliata, un altro commensale eccepiva e portava alla nostra attenzione un esempio lampante, dicendo che di questo passo siccome ritiene la tassa sul consorzio di bonifica una tassa sbagliata, allora è dispensato dal pagarla. Il mio ospite incalzava dicendo che se i politici considerano una condanna, in base ad una legge che piace o non piace, allora i cittadini sono liberi di interpretare una tassa con lo stesso metro di giudizio.

La colpa, quindi, non è dei cittadini che lo hanno votato, né di quelli che decideranno per appartenenza o fatti culturali di votare il centro sinistro. La colpa è del Partito Democratico, ed è per questo che io mi sono auto sospeso prima e né uscirò il giorno in cui sarà depositato il simbolo al fianco al nome di una persona, che io giudico incandidabile. Dopo ci saranno le elezioni dalle quali io mi terrò alla lontana, aspetterò la festa della Repubblica, che come si consueto si terrà il 2 giugno, e valuterò cosa è accaduto. In tal senso, farò una riunione con i miei amici e capiremo insieme se c’è ancora uno spazio per lavorare ancora con il Pd, non so se dentro il partito, lo escluderei al momento. Che De Luca vinca o perda, resta la responsabilità del Pd nel aver portato fuori strada un intero partito, un’intera popolazione, facendo passare questa proposta e non fermandola per tempo. Quindi è una responsabilità gravissima, solo se vi fosse la doppia condizione di una sconfitta decretata da parte del popolo, e una nota di scuse, io potrei riconsiderare una disponibilità. Siccome io posso ipotizzare una sconfitta, ma non immagino che Renzi con la sua esuberanza, che a volte sconfina nell’arroganza, possa arrivare a questo. Di fatto significa che io in questo partito non ci posso più stare”.

 

- Onorevole, stando alle sue ultime dichiarazioni, c’è questa apertura verso l’attuale governatore della Campania, che potrebbe appoggiare alle prossime elezioni

“L’apertura verso Caldoro? Voglio usare una frase di Gino Nicolais, che in più occasioni quali cerimonie pubbliche o interviste, ha detto di Caldoro che è stato per alcuni settori tra i migliori governatori italiani, insieme e Vendola e a pochi altri. Quando uno scienziato, che ha fatto il ministro, riconosciuto da tutti come una persona dotata di grande equilibrio, ormai fuori dalla mischia perché ultra 70enne, dichiara che Caldoro è stato uno dei migliori governatori italiani, per alcuni settori, in particolari lui si riferisce a quelli che gli sono cari quali ricerca scientifica e innovazione tecnologica, che sono comunque decisivi per l’economia per lo sviluppo e per le giovani generazioni; allora viene introdotta una categoria di merito che va oltre i confini della politica.

Questo, però, non significa che non ci sono delle pecche nella gestione Caldoro. La vicenda trasporti grida vendetta al cielo. Quando mi sono candidato alla Segreteria Regionale del Pd, ho detto che in caso di elezioni avrei chiesto di presentare 100mila firme per il dimissionamento dell’assessore Vetrella. Caldoro ha fatto capire che Vetrella non sarà più in giunta. Quindi fare politica anche opponendosi, criticando, individuando i problemi, aiuta anche chi detiene il potere a guardarsi intorno e a capire chi che magari ha in squadra persone sbagliare. Caldoro, quindi, sta facendo una revisione critica della sua azione di governo. Sicuramente manterrà le cose che hanno funzionato, come è logico, e quindi sarà valutato dall’elettorato. Non sono io in condizione, consapevole dei miei limiti e dei miei mezzi, di cambiare le sorti della vicenda regionale, non può bastare un deputato, tre o cinque. Ci sarà un sentimento popolare. Caldoro se vincerà le elezioni, si tratterà di una rielezione voluto dai cittadini campani. Ci sarà un astensionismo fortissimo, questo io lo prevedo, perché tutti quelli del Pd che hanno un’idea alta di un partito che deve aiutare il Mezzogiorno ad uscire dalle sue difficoltà, molto probabilmente non andranno a votare o voteranno Vozza.

Ci sarà, quindi, una tripartizione, relativa ad una fascia secondo me importante, almeno un 30%, che avrà tre orientamenti distinti: l’astensione in prevalenza, una parte andrà su Vozza, ovvero le persone che hanno una storia di sinistra molto adulta, matura, marcata e una parte andrà verso Caldoro, che ricordiamo è un riformista, un socialista, che molti pensavano potesse essere anche il candidato del Pd fino ad un anno e mezzo fa, visto come amministra, come dialoga e come interpreta la politica. Sarà la gente a decidere, io ovviamente di fronte al risultato elettorale mi inchinerò come è giusto che sia, ma non smetterò fino alla fine di dire che questo Pd e Renzi nella Regione più importante del Sud hanno preso una cantonata pazzesca, che in ogni caso ci porterà un danno. Questo succederà sia che si verifichi l’affermazione o sia che si verifichi la sconfitta. Quindi per me la soluzione, oggi è stare lontano da questa campagna elettorale”.

 

- Come si pone rispetto alle dichiarazioni dell’eurodeputato Massimo Paolucci

“Ho letto la nota di Paolucci, lui è un personaggio simpatico. E’ uscito dal Pd alla vigilia delle primarie, non partecipando alla consultazione del 1 marzo. Io in quel caso mi sospesi dal partito, dicendo: guardate state sbagliando, avete ancora tempo per correggere il tiro. Lui ha dichiarato esco, vado via, faccio altro, mi collego con Cofferati al Parlamento Europeo. Dopo credo circa 20 giorni è tornato sui suoi passi, perché un appello dei colleghi lo ha convinto. Ma si può fare questo? La gente cosa deve pensare. Mica sono Paolucci io? Se vado via dal Pd, posso considerare la possibilità di fare marcia indietro, solo in presenza di eventi importanti. Ma eventi enormi, che molto probabilmente non si possono verificare, perché il danno è grave. Ma l’idea che mi faccio fare una lettera da 100 colleghi che mi dicono: Guglielmo non fare così, ripensaci, il partito è casa nostra, non creare questo strappo, impara ad ingoiare il rospo, magari lui perde. Ma non è un fatto personale è l’assenza di responsabilità del partito, nei confronti della gente del Meridione. Io non sono Paolucci, lui è entrato ed uscito dal Pd, con la stessa disinvoltura con cui si entra e si esce, nella memoria dei bei libri di un tempo che abbiamo letto, da un bordello. Sono fatto in un altro modo. Ritengo l’ingresso e l’uscita da un partito, una cosa molto seria”.

 

- La segreteria del Pd Campania, in una nota, le ha chiesto di chiarire le sue dichiarazioni e di dimettersi dal partito

“Io non ho dubbi che la causa di tutti i mali non sia rappresentata dall’ambizione sfrenata di De Luca, sicuramente eccessiva e dannosa. Nemmeno la latitanza di Renzi, che può dalla sua dire: io faccio il Presidente del Consiglio, ma posso stare dietro ad una realtà così importante come la Campania, come si fa con un bambino piccolo. Ci sono gli organismi regionali. La segreteria regionale è stata la realtà complice di questo desiderio sfrenato di De Luca di proporsi. E’ lì la responsabilità politica. Aggiungo una condizione ulteriore, per dire quanto sia difficile per me valutare altro all’interno del Pd: sconfitta di De Luca, pubblica ammenda, commissariamento del partito regionale. Se ci sono queste tre condizioni, io ripenso al Pd come un luogo civile dove si può costruire una proposta al servizio dei cittadini. Senza queste tre condizioni è inutile stare nel Pd, anzi diventa un silenzio complice, se si sta dentro ci si tura il naso, diventa dannoso se collaborando su più fronti e trascurando i mali che si annidano, in qualche modo si da forza ad una realtà politica che non è all’altezza delle sue responsabilità. Questa è la mia opinione.

Sicuramente ci sarà una speculazione: perché lo ha fatto, cosa ha contrattato con Tizio e con Caio. Ho detto chiaramente che se incontrerò Stefano Caldoro, Salvatore Vozza, che pure mi cerca con insistenza, lo farò registrando, e magari potrei chiedere a voi di farlo, l’incontro. Il tenore della conversazione sarà molto chiaro, rappresenterò le cose che mi stanno a cuore dicendo: ma tu su questo argomento, sul disinquinamento del Golfo di Napoli, che è una situazione che non si sostiene più, che va a danneggiare l’economia delle famiglie che potrebbero andare al mare qui, invece di andare fuori, sul trasporto pubblico, sulla formazione professionale, su tanti fallimenti della storia regionale, cosa pensi, come mi convinci, come convinci i miei amici? Questo sarà l’incontro nel caso ci sarà se si porteranno fino alla telecamera che ci sta registrando. Diversamente c’è una possibilità che è quella di astenersi e che probabilmente sarà la scelta della gran parte dell’elettorato del Pd, ovvero quella di non essere costretti a fare una scelta che è sbagliata, né essere costretti a coltivare un senso di colpa legato, come dire, ad un tradimento di schieramento. Queste sono le condizioni che terranno fuori molti democratici dalle urne.

Se ci saranno novità, ovvero se Caldoro convincerà me, piuttosto che gli amici che si fidano e si affidano a me, con questo tipo di modalità, forse qualcosa andrà in una direzione o in un’altra. Alcune persone mi hanno detto: io sono di sinistra, ma se questa è la tua valutazione, allora a questo punto io voto Vozza. Non c’è da fantasticare e se è possibile evitiamo i pettegolezzi. La situazione è molto più grave di quanto sembra. Amministrare bene la Regione Campania, significa decidere un pezzo del proprio destino per i prossimi anni. I fondi europei, l’ambiente, i trasporti, la sanità. Cosa altro c’è di importante nella nostra vita, insieme alla formazione professionale, che riguarda tutte le famiglie? La salute, la possibilità di muoversi, di stare in un ambiente sicuro, di far crescere e formare meglio i nostri figli, o di riqualificare gli adulti che vanno in difficoltà nel mondo del lavoro. In questi giorni e fino al 31 di maggio, si decide il futuro di tutti noi. Io aiuterò il dibattito pubblico in maniera molto ferma, per elevare il tono dello scontro. Non risponderò mai alle battute di De Luca perché sono uscite che lo qualificano solo come un “battutista”, uno con il quale è bello andare a cena, ma quando poi si fanno le 7 del mattino del giorno dopo, bisogna tenerlo lontano, perché fino alle 7 di sera bisogna dare manforte alla soluzione dei problemi. Questo è il mio pensiero che mi accompagnerà fino al 31 di maggio, spero che possa essere utile per avere un dibattito più puntuale e proficuo per la gente”.

Massimiliano Grimaldi