Tra i beni confiscati a Salerno c’è "La casa di Valeria", centro polifunzionale diurno ad Ogliara. Ma a scatenare polemiche è proprio l’intitolazione della struttura, vi si fa riferimento nella relazione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario e riguarda l’intitolazione - avvenuta verosimilmente grazie all’intervento di un amministratore comunale - di un bene confiscato alla camorra a nome della moglie del camorrista destinatario del provvedimento ablativo.
Prima la “Casa di Valeria” era infatti “Villa Valeria”, dal nome della moglie del capoclan Raffaele Viviani. Da quanto si legge nella relazione, “l’intitolazione è avvenuta verosimilmente grazie all’intervento di un amministratore locale”. Il centro polifunzionale diurno è stato inaugurato, a febbraio 2015, alla presenza non solo degli amministratori locali ma anche dell’allora questore oltre che di altre autorità con l’affidamento dello spazio all’associazione "Quartiere Ogliara", attiva dal 1994 ed operante nella frazioni collinari.
Chiunque quindi- tra gli organi competenti - avrebbe potuto suggerire che “probabilmente non era il caso di intitolare lo spazio funzionale con quel nome”. Un “segnale inquietante” per la Procura che ritiene che quel nome sia rimasto intatto, come se si trattasse di un omaggio alla signora.
Sul caso è intervenuto anche il presidente della Commissione consiliare Trasparenza, Antonio Cammarota, che ha deciso di andare a fondo alla questione, riunendo i membri della commissione, mercoledì 1 febbraio alle ore 12, per ascoltare l’assessore alle politiche sociali, Nino Savastano, e ricostruire l’intero iter di assegnazione dell’immobile, affidato ad una cooperativa.
Redazione Salerno