Vertenza Cooper Standard, a rischio un altro storico presidio nella Piana

Stato di agitazione a tempo indeterminato: timori per il trasloco delle produzioni in Serbia

vertenza cooper standard a rischio un altro storico presidio nella piana
Battipaglia.  

Un'assemblea generale convocata in fabbrica per il prossimo 5 luglio, con la contestuale richiesta alla proprietà di fermare "ogni altro trasferimento di attività produttive e di impianti, oltre che a interrompere i licenziamenti. La necessità di nuove produzioni e le richieste dei sindacati saranno sostenute dalla mobilitazione generale dei lavoratori".

Nel Salernitano esplode un'altra vertenza occupazionale, ancora una volta nella Piana del Sele. A rischio il futuro della Cooper Standard Automotive, dove i sindacati hanno indetto lo stato di agitazione. Futuro a rischio per i circa 400 dipendenti dello stabilimento, parte dell'indotto del Gruppo Stellantis.

"Riteniamo che la decisione di licenziare i lavoratori, moltissimi giovani sui quali l’azienda ha investito negli anni per favorire un graduale ricambio generazionale, si inserisce in un contesto di mancata visibilità e di un piano industriale poco chiaro e insoddisfacente rispetto alle necessità del sito - si legge nella nota di Cgil, Cisl e Uil - la crisi della Cooper di Battipaglia, oltre ad essere alimentata dalle non condivisibili scelte strategiche del Gruppo Stellantis, è anche generata della volontà del Gruppo Cooper di ridurre le produzioni in Italia a vantaggio di paesi più concorrenziali dal punto di vista dei costi; infatti, anche nella riunione, l’azienda ha confermato la volontà del gruppo di trasferire la produzione delle “guarnizioni” Ducato in Serbia e conferma la propria politica industriale che tende a ripartire parte delle nuove commesse verso la Serbia. Vista la condizione attuale e le inevitabili conseguenze negative determinanti dal perdurare della politica di impoverimento produttivo portata avanti dal gruppo, dichiariamo lo stato di agitazione a tempo indeterminato dei lavoratori fino alla presentazione di un nuovo piano industriale che possa garantire certezze occupazionali e produttive per i prossimi anni".