"Fortissima preoccupazione per le ricadute occupazionali che tale crisi potrebbe apportare nei confronti dei lavoratori". Così, in una nota, le segreterie provinciali dei trasporti di Cgil e Cisl a proposito del rischio licenziamenti per 150 lavoratori dello scalo.
"La crisi della Compagnia portuale (regolamentata dall'art. 17 della legge 84/94) è in realtà la crisi di un mestiere, quello del lavoratore portuale che lentamente si sta cercando di far sparire o comunque fortemente ridurre a seguito di due processi: la tendenza dei terminal ad impiegare organico proprio e l'aumento dell'automazione che rende sempre più superfluo l'uso dei turnisti - spiegano Cgil, Cisl e Uil -. La questione del costo "esoso" della manodopera portuale, a fronte di quello delle imprese operanti nel porto, è solo un alibi dietro il quale si celano verità più profonde ovvero il mancato confronto ad una negoziazione seria che non sia al solo mero ribasso del costo del lavoro che porta di conseguenza al taglio comunque dei salari dei lavoratori e soprattutto la non volontà a chiamare l'art 17 che è dimostrato di fatto con la perdita esponenziale di turni che sta subendo da anni la Culp F. Gioia di Salerno".
Di qui la richiesta avanzata dai sindacati di un confronto "non più rinviabile per contrastare quei fenomeni segnalati peraltro anche dal Sindacato".